Un gruppo di ricerca ha recentemente pubblicato un lavoro scientifico che mostra un dato molto interessante riguardo lo spironolattone, ossia la sua capacità di ridurre la necessità di nuove rivascolarizzazioni miocardiche in pazienti sottoposti ad angioplastica coronarica (PCI) per infarto miocardico (IM). Questo lavoro, basato sui dati di un registro clinico, sono stati pubblicati sull’American Heart Journal.

Scopo dello studio era valutare quale fosse l’impatto dello spironolattone somministrato a pazienti recentemenet sottoposti a PCI per IM sull’outcome ad un anno.

I dati analizzati erano riferiti zai pazienti del registro nazionale degli IM in Corea. In totale sono stati arruolati 10309 pazienti tra il novembre 2005 e l’aprile 2008. I pazienti sono stati divisi in due gruppi a seconda che assumessero spironolattone (n = 720; 7.0%) oppure no alla dimissione dopo l’evento indice. L’endpoint primario era l’incidenza di eventi avversi maggiori cardiovascolari (MACE) ad un anno, definiti come morte per tutte le cause, recidiva di infarto o necessità di una nuova rivascolarizzazione.

I pazienti che assumevano spironolattone avevano maggiori comorbidità rispetto a chi non lo assumeva. Lo studio ha mostrato un trend che non raggiungeva la significatività statistica verso un minor numero di MACE nei pazienti che assumevano spironolattone (adjusted hazard ratio [HR] 0.95, 95% confidence interval 0.72-1.24, P = .69) nella popolazione globale. Il rischio di morte per tutte le cause, di morte cardiaca e di recidiva di infarto era simile nei due gruppi. Tuttavia, i pazienti che assumevano spironolattone avevano un minor rischio di necessità di nuove rivascolarizzazioni miocardiche (adjusted HR 0.58, 95% CI 0.39-0.86, P = .007).

Rispetto ai pazienti che avrebbero dovuto assumere lo spironolattone secondo le indicazioni delle linee guida internazionali (n = 821/10,309; 8.0%), solamente  il 20.7% (n = 170) lo assumevano. Limitando l’analisi solamente ai pazienti con l’indicazione allo spirololattone, si assisteva ad un trend verso una minor incidenza di MACE nei pazienti trattati con spironolattone (14.3% vs 13.7%, adjusted HR 0.63, 95% CI 0.37-1.10, P = .10).

Questo studio mette in luce due aspetti interessanti. Sicuramente risalta il dato sottolineato dagli autori di una riduzione delle rivascolarizzazioni, ma soprattutto colpisce il numero ridotto di pazienti a cui viene prescritto lo spironolattone rispetto a quelli che avrebbero indicazione secondo le linee guida. Lo spironolattone, un bloccante del recettore dell’aldosterone, andrebbe prescritto precocemente dopo l’infarto in pazienti con sintomi-segni di scompenso cardiaco o con una frazione di eiezione ventricolare sinistra sotto il 40%.

Tuttavia spesso si attende a prescriverlo in attesa di vedere l’evoluzione dell’infarto nel temmpo. Date le proprietà antirimodellamento e di riduzione dei MACE sia nel post-infarto con scompenso che nello scompenso solamente, oltre al dato proposto da questo studio sulle rivascolarizzazioni, sarebbe auspicabile invece una maggior prescrizione dello spironolattone anche in fase acuta.


Dott. Alessandro Durante
U.O. Cardiologia
Ospedale Valduce, Como
durante.alessandro@gmail.com


Song PS, Kim DK, Seo GW, Kim KH, Seol SH, Yang JH, Hahn JY, Choi SH, Choi JH, Gwon HC, Ahn Y, Jeong MH, Song YB, Kim DI; Other Korea Acute Myocardial Infarction Registry Investigators. Spironolactone lowers the rate of repeat revascularization in acute myocardial infarction patients treated with percutaneous coronary intervention. Am Heart J. 2014 Sep;168(3):346-353.
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