Oncologia ed Ematologia

Ca renale, aggiunta di lenvantinib a everolimus frena la progressione

I pazienti con un carcinoma a cellule renali in cui la malattia ha progredito dopo un precedente trattamento con un anti-VEGF hanno mostrato un ritardo della progressione della malattia quando sono stati trattati con l'anti-VEGF lenvatinib come agente singolo o con la combinazione di lenvatinib pił l'inibitore di mTOR everolimus rispetto al solo everolimus. Lo evidenziano i risultati di uno studio di fase II da poco uscito su The Lancet Oncology.

I pazienti con un carcinoma a cellule renali in cui la malattia ha progredito dopo un precedente trattamento con un anti-VEGF hanno mostrato un ritardo della progressione della malattia quando sono stati trattati con l’anti-VEGF lenvatinib come agente singolo o con la combinazione di lenvatinib più l’inibitore di mTOR everolimus rispetto al solo everolimus. Lo evidenziano i risultati di uno studio di fase II da poco uscito su The Lancet Oncology.

"Anche se in entrambi i gruppi trattati con lenvatinib si è osservato un prolungamento della sopravvivenza libera da progressione rispetto al gruppo trattato con il solo everolimus, l’entità del beneficio e la durata relativamente lunga della risposta obiettiva suggeriscono che l'efficacia è maggiore con la combinazione" scrivono i ricercatori, guidati da Robert J. Motzer, del Memorial Sloan Kettering Cancer Center.

Le attuali linee guida del National Comprehensive Cancer Network raccomandano come trattamento di seconda linea del carcinoma renale con l’anti-VEGF axitinib o everolimus. Tuttavia, negli studi preclinici sul modello murino lenvatinib, che colpisce i recettori VEGFR1, VEGFR2 e VEGFR3, combinato con everolimus, ha ridotto in modo significativo il volume del tumore rispetto ai due agenti somministrati singolarmente.

In questo studio di fase II, gli autori hanno arruolato 153 pazienti e li hanno assegnati in rapporto 1:1:1 al trattamento con la combinazione di lenvatinib più everolimus o con il solo lenvatinib o con il solo everolimus.

Nei bracci trattati con un agente singolo c'era una maggiore percentuale di pazienti con tre o più metastasi rispetto al braccio trattato con la combinazione; secondo gli autori, tuttavia, è improbabile che questa differenza abbia influenzato il risultato dello studio perché il numero di metastasi non rappresenta un fattore prognostico per i pazienti con carcinoma renale metastatico sia secondo i criteri del Memorial Sloan Kettering Cancer Center (MSKCC) sia secondo i criteri di rischio di Heng.

La sopravvivenza libera da progressione mediana è stata di 14,6 mesi nel braccio trattato con la combinazione, 5,5 mesi in quello trattato on il solo everolimus e 7,4 mesi in quello trattato con il solo lenvatinib.

Il trattamento con lenvatinib più everolimus ha portato a un miglioramento significativo della sopravvivenza libera da progressione rispetto al solo everolimus (HR 0,40; IC al 95% 0,24-0,68; P = 0,0005), così come quello con il solo lenvatinib (HR 0,61; IC al 95% 0,38-0,98) mentre la differenza tra i due bracci contenenti lenvatinib non è risultata statisticamente significativa (HR 0,66; IC al 95% 0,30-1,10; P =0,12).

La percentuale di risposta obiettiva è stata del 43% nel gruppo trattato con la combinazione dei due agenti, del 6% in quello trattato con il solo everolimus (P < 0,0001) e del 27% in quello trattato con il solo lenvatinib (P = 0,10). Inoltre, la durata mediana del trattamento con la combinazione di lenvatinib più everolimus è stata di 13 mesi contro 7,5 mesi con il solo lenvatinib e 8,5 mesi con il solo everolimus.

Il profilo di sicurezza di ciascuno dei due farmaci è risultato in linea con quello osservato negli studi precedenti. Il trattamento con everolimus ha comportato una minore incidenza di eventi avversi di grado 3 o 4 (50%) rispetto al solo lenvatinib (79%) o alla combinazione lenvatinib più everolimus (71%).

Gli eventi avversi più comuni di grado 3 o 4 correlati al trattamento sono stati diarrea (con un’incidenza del 20%) nel gruppo trattato con la combinazione; proteinuria (con un’incidenza del 19%) nel gruppo trattato con il solo lenvatinib e anemia (con un’incidenza del 12%) nel gruppo trattato con il solo everolimus. Inoltre, si due decessi correlati al trattamento si sono verificati, un emorragia cerebrale nel gruppo trattato con lenvatinib più everolimus e un infarto del miocardio in quello trattato con lenvatinib in monoterapia.

Sulla base di questi risultati, Motzer i colleghi concludono che vale la pena di fare ulteriori studi su lenvatinib nei pazienti con carcinoma a cellule renali metastatico e che un'ulteriore valutazione della combinazione lenvatinib più everolimus dovrebbe comprendere anche un’attenta analisi dal rapporto rischio-beneficio.

R.J Motzer, et al. Lenvatinib, everolimus, and the combination in patients with metastatic renal cell carcinoma: a randomised, phase 2, open-label, multicentre trial. Lancet Oncol. 2015; 16(15):1473-82; DOI: http://dx.doi.org/10.1016/S1470-2045(15)00290-9.
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