Uno studio svedese, presentato nel corso dell’ultimo congresso dell’ACR (American College of Rheumatology), ha mostrato come pazienti affetti da artrite reumatoide (AR) con buona risposta al trattamento con farmaci anti-TNF, valutati a 5 mesi dall’inizio del trattamento, presentino un rischio di sindrome coronarica acuta (ACS) nei due anni successivi non differente da quello osservato nella popolazione generale.

“Pur documentando un eccesso di rischio coronarico nella popolazione con AR esposta al trattamento con farmaci anti-TNF rispetto alla popolazione generale nel corso del primo anno, un’analisi più approfondita dei dati dello studio ha ascritto l’eccesso di rischio limitatamente ai pazienti parzialmente responders o no-responders al trattamento con farmaci biologici – ha dichiarato la dr.ssa Ljiung, autrice principale dello studio. – A tal riguardo – continua la dr.ssa Ljung – credo che tale beneficio osservato sia da attribuire non tanto all’inibizione del TNF in quanto tale, quanto al controllo dell’infiammazione”.

Lo studio presentato al congresso era il risultato di due analisi condotte su dati provenienti dallo Swedish Biologics Register, un registro nazionale che include i dati relativi al 90% dei pazienti in terapia con farmaci biologici per l’AR. Nello specifico, le analisi condotte hanno riguardato 7.704 pazienti con AR e con assenza di storia pregressa di cardiopatia ischemica al momento della loro prima assunzione di farmaci anti-TNF, avvenuta nel decennio 2001-2010. A questo punto, i ricercatori hanno incrociato questi dati con quelli relativi a 23.112 pazienti con AR naive al trattamento con farmaci biologici e con quelli di 38.520 soggetti appartenenti alla popolazione generale (gruppo di controllo) in base all’età, al sesso e al luogo di residenza.

I pazienti con buona risposta al trattamento erano definiti in questo studio sulla base dell’ottemperanza dei criteri di risposta EULAR codificati: un miglioramento >1,2 punti del punteggio DAS28, espressione dell’attività di malattia, rispetto al basale, fino ad un punteggio uguale o inferiore a 3,2 punti a 5 mesi dall’inizio del trattamento.

I risultati della prima analisi hanno mostrato che il tasso di incidenza di ACS, non aggiustato per fattori confondenti, era pari a 5,7 eventi per 1000 persone/anno nei pazienti in terapia con farmaco anti-TNF vs 8,6 eventi per 1000 persone/anno in pazienti con AR naive ai farmaci biologici e vs 3,3 eventi per 1000 persone/anno nella popolazione generale.

L’analisi di regressione multivariata, corretta per le variabili socioeconomiche, la durata dell’AR, la chirurgia articolare e la presenza di malattia aterosclerotica o di altre comorbidità al basale, ha mostrato, invece, che i pazienti in terapia con farmaci anti-TNF presentavano una riduzione del 27%, altamente significativa, del rischio di ACS, rispetto ai pazienti con AR naive ai biologici.

Ciò nonostante, i pazienti in terapia con farmaci anti-TNF presentavano un rischio aggiustato di ACS pari a 1,5 volte, rispetto ai controlli, anche se il rischio era significativamente inferiore a quello osservato nei pazienti con AR naive ai biologici (2,3 volte).

In un’analisi separata, i ricercatori hanno focalizzato l’attenzione su un sottogruppo di 4.931 pazienti in terapia con farmaci anti-TNF, per i quali erano disponibili i dati di risposta al trattamento a 5 mesi secondo i criteri EULAR sopra menzionati.

I risultati di questa seconda analisi hanno mostrato che il 38% di questi pazienti erano buoni responders al trattamento, a fronte del 37% di responders parziali e del 25% di no-responders al trattamento.
Ebbene, nel corso dei 2 anni di follow-up dal tempo di valutazione della risposta EULAR, il tasso di incidenza di ACS, non aggiustato per fattori confondenti, era pari a 6,9 casi per 1000 persone/anno in tutti i pazienti con AR esposti ai farmaci biologici vs 3,4 casi per 1000 persone/anno nella popolazione generale.

Nell’analisi di regressione multivariata, corretta per fattori confondenti, il rischio di ACS era 1,94 volte più elevato nei responders parziali alla terapia con farmaci anti-TNF rispetto alla popolazione generale e 2,53 volte più elevato nei non responders alla terapia biologica, anche se la differenza tra buon responders e controlli non era significativa.

Inoltre, i pazienti con valori di VES< 20mm/ora al momento della valutazione della risposta in base ai criteri EULAR mostravano, successivamente, un rischio di ACS ad un anno ridotto del 66% rispetto a quelli con VES elevata, mentre i pazienti con remissione di malattia a 5 mesi – documentata da un punteggio DAS28<2,6 – presentavano un rischio di ACS inferiore del 79% rispetto a quello osservato nei soggetti con DAS28 uguale o superiore a 2,6.

Ljung L et al. Abstract 804: Tumour Necrosis Factor Inhibitors and The Risk Of Acute Coronary Syndrome In Rheumatoid Arthritis—a National Cohort Study. Presented at: the 2013 American College of Rheumatology Annual Meeting; Oct. 26-30, San Diego.