I corticosteroidi, utilizzati per trattare pazienti con tardiva manifestazione di malattia infiammatoria intestinale, aumentano il rischio di contrarre gravi infezioni. Questo risultato deriva da una meta analisi pubblicata sulla rivista The American Journal of Gastroenterology.

L'incidenza di malattia infiammatoria intestinale (IBD) è in aumento negli anziani e i corticosteroidi sistemici sono tra i trattamenti anti-infiammatori più comuni in questi pazienti.

L’uso di steroidi e l'età avanzata predispongono, ciascuno indipendentemente, alle infezioni che a loro volta aumentano la mortalità nei pazienti anziani ospedalizzati con IBD.

Pertanto, l’obiettivo di questo lavoro è stato quello di esaminare il rischio di gravi infezioni negli anziani con IBD trattati con corticosteroidi per via orale e di esplorare come i tempi di esposizione possano influenzare le stime di rischio.

I ricercatori hanno identificato 3.522 pazienti anziani con inizio IBD tardivo, tra cui sono stati identificati 564 casi di infezioni gravi nel corso di una media 4.4 anni di follow-up (tasso di incidenza 3.7 per 100 all'anno) e abbinati a 2.646 controlli.

I pazienti avevano età pari o superiore ai 66 anni e con diagnosi di IBD, tra il gennaio 1996 e il dicembre 2009. Ogni paziente è stato abbinato con un massimo di cinque controlli per età, sesso e anno di entrata coorte. I controlli (n = 2.646) non hanno mostrato infezioni identificabili in 2,86 anni di follow-up per entrambi i gruppi.

I pazienti con IBD presentavano un numero significativamente maggiore di ricoveri ospedalieri, interventi chirurgici gastrici e addominali e visite mediche entro 1 anno dall’ index date. Anche le comorbidità erano più frequenti tra i pazienti con diabete, malattie respiratorie croniche, malattie renali croniche e cancro.

Il tasso di infezioni gravi è stato significativamente più alto nei pazienti esposti a corticosteroidi orali in qualsiasi momento durante il precedente periodo di 6 mesi rispetto a quelli non esposti (RR aggiustato (aRR) 2.3, IC 95% 1.8-2.9).
L'uso corrente di corticosteroidi entro 45 giorni inoltre è stata associata ad un maggior rischio di infezioni gravi (aRR 2.8, IC 95% 2.1-3.7). L'effetto residuo dei corticosteroidi per via orale rimaneva marginale ma non statisticamente significativo fino al termine di 90 giorni prima dell’ index date (aRR 1.7, IC 95% 1.0-2.7) e non sono state osservate differenze di rischio tra i pazienti con colite ulcerosa o malattia di Crohn.

Le infezioni gravi più comuni sono state broncopolmonite o polmonite (34%), infezioni intestinali (25.6%), Clostridium difficile (12.1%) e fistolizzazione e formazioni di ascessi (8%).

I ricercatori hanno concluso il lavoro sottolineando che i medici dovrebbero prendere in considerazione una terapia corticosteroidea a breve termine per i pazienti anziani con IBD: «Nel complesso, i nostri risultati suggeriscono un aumento del rischio di gravi infezioni negli anziani con tardiva insorgenza di IBD in terapia con corticosteroidi per via orale. Una attenta valutazione del rapporto rischio/beneficio sull’ impiego di corticosteroidi in questo particolare gruppo di pazienti è importante per condurre nel miglior modo il processo decisionale clinico.»

Brassard P. et al. Oral Corticosteroids and the Risk of Serious Infections in Patients With Elderly-Onset Inflammatory Bowel Diseases. The American Journal of Gastroenterology , (30 September 2014) | doi:10.1038/ajg.2014.313
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Emilia Vaccaro