Appropriatezza terapeutica
Espressione, secondo la definizione AIFA (v. voce), dell'adeguatezza delle misure messe in pratica per trattare una malattia. Tiene conto di diversi aspetti: alcuni relativi alla salute del malato e altri concernenti un corretto impiego delle risorse.
E' parte del concetto più ampio di “appropriatezza”, intesa, secondo la definizione del glossario a cura del Ministero della Salute, come un intervento sanitario (preventivo, diagnostico, terapeutico, riabilitativo) correlato al bisogno del paziente (o della collettività), fornito nei modi e nei tempi adeguati, sulla base di standard riconosciuti, con un bilancio positivo tra benefici, rischi e costi.
Perchè dunque risulti appropriato, un intervento diagnostico o terapeutico deve, in base alla definizione di cui sopra, ottemperare a criteri di efficacia, sicurezza ed efficienza.
L'appropriatezza terapeutica, pertanto, non può prescindere dall'appropriatezza prescrittiva del medico curante.
Tra gli elementi prescrittivi che influenzano l'appropriatezza d'uso di un farmaco vi sono:
- la correttezza della diagnosi, ovvero l’individuazione corretta del problema clinico nel quale l’efficacia è stata dimostrata e che rappresenta l’indicazione del farmaco;
- l’indicazione, che deve essere quella per cui è stata dimostrata l’efficacia clinica del farmaco;
- la dose;
- la via di somministrazione;
- la durata della terapia e la programmazione di una revisione periodica del trattamento;
- l’impiego in pazienti con controindicazioni;
- l’impiego in pazienti che fanno già uso di farmaci che presentano possibili interazioni col nuovo farmaco