Dopo oltre 10 anni di intensa e fruttuosa collaborazione è finita la partnership in diabetologia fra Amylin Pharmaceuticals ed Eli Lilly. Quest'ultima riceverà da Amylin la bella cifra di 250 milioni di dollari  per la restituzione di tutti i diritti sul farmaco exenatide, sia l’attuale formazione, sia i successori (exenatide once a week e once a month).

Inoltre, Amylin pagherà a Lilly le royalties pari al 15% delle vendite del farmaco fino a un massimo di 1,2 miliardi di dollari. Tale percentuale scenderà all’8% se Bydureon (exenatide on a week) non verrà approvato entro il 30 giugno del 2014. Non basta. Se  andrà in porto la registrazione della formulazione mensile di exenatide (adesso in fase II) Lilly riceverà ulteriori 150 milioni di dollari.

Finisce così con un divorzio quella che era stata giudicata una delle migliori collaborazioni fra una grande società farmaceutica e una piccola biotech. La causa? Come in molti litigi matrimoniali bisogna cercare il terzo incomodo, che in questo caso è Boehringer Ingleheim, con cui Lilly ha stretto un’alleanza su ben quattro nuovi farmaci antidiabetici, tra cui linagliptin già lanciato in alcuni Pesi.

Quando, sei mesi fa, si è diffusa la notizia dell’accordo, Amylin non ha per niente gradito, perché l’ha visto come una defocalizzazione da exenatide da parte di Lilly, e lo scorso maggio ha trascinato quest’ultima in tribunale. Amylin ha fatto causa alla multinazionale di Indianapolis chiedendole di  non usare la stessa rete di informatori medici per promuovere exenetide e linagliptin, visto che a quest’ultimo veniva dedicato i due terzi del tempo dell’informatore.

Inoltre, lo scorso mese di marzo erano stati resi noti i dato dello studio DURATION-6 in cui exenatide once a week era risultato inferiore, seppur di poco, rispetto a liraglutide (farmaco della stessa classe) nel ridurre la glicemia in pazienti con diabete di tipo 2. Questa formulazione, già approvata in Europa, non ha ancora ricevuto il via libera dell’Fda, con un forte ritardo sulla tabella di marcia preventivata dalle due aziende.

Insomma, i motivi di insoddisfazione da parte di entrambe le società erano forti e ella fine si è arrivati alla risoluzione consensuale.

In Usa il rapporto fra Lilly e Amylin cesserà quasi subito ed Amylin entrerà in possesso del farmaco entro la fine di novembre. Saranno ben 650 gli informatori di Amyln a promuovere il prodotto ai medici americani. In Europa e anche in Italia, è previsto che il passaggio del testimone accada tra il 2012 e il 2013. Amylin nel frattempo cercherà un partner valido cui affidare la commercializzazione dei due farmaci base di exenatide (Bydureon e Byetta) . E’ infatti molto improbabile che si assuma i costi di creare proprie filiali e reti di vendita dedicate al prodotto

Per Amylin diventa a questo punto cruciale ottenere la registrazione in Usa di exenatide once a week, che, qualora approvata, verrà commercializzata con il marchio Bydureon. Lo scorso anno l’Fda non ha approvato questo farmaco, forse per timore del rischio di pancreatite, e prenderà la decisione finale entro il prossimo 28 gennaio.

Lo scorso anno, exenatide ha generato ricavi per $559 milioni per quanto concerne la quota di Amylin, rappresentando l’85% dei ricavi aziendali, mentre la parte di Lilly è stata di soli $151 milioni.

Da quanto si è quotata in borsa, nel 1992, Amylin non ha mai registrato dei profitti. Adesso la prospettiva di chiudere dei bilanci in positivo si allontana, tanto è vero che alla diffusione della notizia, l’azione della società biotech ha perso l’8 per cento.