La multinazionale farmaceutica AstraZeneca ha reso noto che a livello mondiale intende ridurre il personale di 7.300 unità. Scopo del piano di riorganizzazione, che sarà attuato entro il 2014, è di arrivare a un risparmio annuo di costi pari a 1,6 miliardi di dollari. A partire dal 2007, l’azienda britannica ha già ridotto il proprio personale di 21.600 unità.

In particolare, verranno sacrificati 2.200 posti di lavoro nella ricerca e sviluppo, 3.750 nell’area delle vendite e 1.350 posizioni nell’area del supporto alle operazioni commerciali, cioè personale di staff, in quanto si farà maggiore ricorso all’outsourcing. Si tratta del 12% della propria forza lavoro che conta attualmente circa 60mila persone. Il piano prevede anche la chiusura di due centri di ricerca specializzati nelle neuroscienze, quello svedese di at Södertälje in Sweden e quello di Montreal, in Canada.

La ristrutturazione, che costerà all’azienda circa 2,1 miliardi di dollari legati agli incentivi agli esodi del personale, è la risposta dell’azienda alla imminente scadenza dei brevetti di alcuni farmaci chiave per la società, alla pressione dei prezzi dei farmaci e a una pipeline debole che ha recentemente subito diverse battute di arresto, ultima delle quali la bocciatura dell’antidiabetico dapagliflozin da parte dell’Fda. 

Anche i nuovi farmaci stentano a trovare uno spazio di mercato: nell’ultimo trimestre ticagrelor ha registrato vendite globali per soli 5 milioni di dollari. L’approvazione in 64 Paesi, in 37 dei quali già in commercio, e la recente inclusione nelle linee guida per la sindrome coronarica acuta dovrebbero consentire al farmaco di trovare uno spazio di mercato adeguato al suo valore.

Alcuni dei farmaci chiave dell’azienda come Seroquel e Nexium, nel giro di un paio di anni perderanno il brevetto, mentre negli Usa Crestor perderà il brevetto nel 201. Secondo quanto afferma la società britannica, nell’ultimo trimestre, la concorrenza dei generici è costata 450 milioni di dollari.

E’ però la ricerca il tallone di Achille dell’azienda che non sembra riuscire a portare a termine lo sviluppo di nuovi farmaci. E’ di poche settimane fa la decisione di cessare lo sviluppo dell’anticancro olaparib (un PARP-inibitore), dopo il fallimento di due studi nel carcinoma all’ovaio, e dell’antidepressivo TC-5214.
Nel corso degli ultimi due anni, AstraZeneca ha ristrutturato profondamente questo settore, sostituendo circa il 60% dei propri manager impiegati a dirigere la ricerca e sviluppo, Adesso Astra ha 86 farmaci sperimentale, di cui 79 già entrati in varie fasi cliniche di sviluppo.

Secondo quanto ha dichiarato l’amministratore delegato David Brennan, per migliorare la propria pipeline l’azienda sta cercando prodotti o piccole società da acquisire. Non sono previste mega acquisizioni, come quella del 2007 quando con una spesa di 14,7 miliardi di dollari Astra comprò MedImmune, peraltro ottenendone un ritorno minimo.

L’anno appena concluso non è andato male e il severo piano di riduzione dei costi ha reso possibili utili consistenti. A fronte di un calo delle vendite del 2%, pari a $33,591 miliardi, il gruppo AstraZeneca ha registrato un aumento del 23% dell'utile netto, pari a 9,98 miliardi di dollari, ottenuto però anche grazie a proventi straordinari legati alla dismissione di Astra Tech, divisione dell’azienda specializzata nei prodotti per uso odontoiatrico. Nell’ultimo trimestre, la casa farmaceutica ha registrato un fatturato di 8,7 miliardi di dollari, registrando utili pari a 1,5 miliardi di dollari, in leggero calo rispetto a1,6 miliardi dell’anno precedente.

AstraZeneca ha affermato che entro il 2014 il lancio di nuovi prodotti dovrebbe portare di 2-4 miliardi di dollari aggiuntivi di fatturato, al di sotto delle stime precedenti di 3-5 miliardi di dollari. Nel 2012 l’azienda prevede un fatturato in calo di oltre il 10% e ha dichiarato che intende riacquistare proprie azioni per un importo di 4,5 miliardi di dollari.