Ammonta a oltre 23 milioni di euro lo sforamento della spesa farmaceutica territoriale del 2010 rispetto al tetto del 13,3% fissato dal Fondo sanitario nazionale. Uno sforamento che ora aziende, farmacisti e grossisti dovranno ripianare come stabilito dalla legge del 2007.
E' stata infatti pubblicata in Gazzetta Ufficiale la determinazione dell'Agenzia Italiana del farmaco che stabilisce le modalità del ripiano per ciascuna categoria. La determinazione dell'Aifa stabilisce che "a partire dal 13 febbraio le Aziende titolari di autorizzazioni ad immissioni in commercio (AIC) possano consultare gli importi relativi alla quota di ripiano loro attribuita e alla sua ripartizione regionale". La quota di spettanza per l'azienda farmaceutica rimane fissata al 66,65% (circa 17 milioni di euro), mentre "le quote di spettanza dovute al farmacista e al grossista sono rideterminate rispettivamente nella misura del 29,66% e del 2,93% sul prezzo di vendita al pubblico al netto dell'Iva per la durata di sei mesi a decorrere dalla data di efficacia della Determinazione".
Ferma la presa di posizione di Farmindustria sulla richiesta di pagamento del pay back per lo sfondamento del tetto di spesa farmaceutica territoriale del 2010, che, secondo i conteggi dell'associazione degli industriali, comprende impropriamente anche la quota pagata volontariamente dai cittadini per scegliere il farmaco di marca.
Un ripiano che pesa per 17 milioni di euro sulle imprese e che premia proprio le regioni “non virtuose”.
E' una richiesta sconcertante, dice Farmindustria, perché inviata con oltre un anno di ritardo rispetto alla chiusura dei bilanci aziendali e nonostante la Corte dei Conti avesse comunicato nel Rendiconto Generale dello Stato, a fine giugno 2011, il rispetto del tetto per il 2010. E sulla quale permangono forti incertezze relativamente ai dati che hanno determinato questo risultato. Fattori di conoscenza assolutamente fondamentali per le singole aziende, che devono essere poste in condizione di verificare l’importo di loro competenza.
Questo onere, secondo Farmindustria, è fuori tempo massimo, perché non tiene conto neanche delle scadenze normative previste per la verifica sullo sfondamento della spesa (L. 222/2007). Per queste ragioni Farmindustria richiede il rapido riesame della richiesta dell’Aifa. Le aziende potrebbero altrimenti vedersi costrette a ricorrere in sede giurisdizionale a tutela delle proprie ragioni, a cominciare dall’istanza di accesso agli atti. Soprattutto in un momento in cui in Italia si confrontano con ritardi record nei pagamenti dell’Amministrazione pubblica – cresciuti del 30% negli ultimi due anni e con punte a livello regionale sino a 700 giorni – e con dinamiche di acquisto pubblico dei farmaci spesso distorsive del mercato.
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