L’efficacia del trattamento con rosuvastatina è indipendente dagli effetti di un’integrazione con zinco, non ha un impatto significativo sullo stato del minerale né sull’espressione dei geni MT1F e MT2A (regolatori dell’assorbimento e dell’eliminazione dell’elemento) nei pazienti con aterosclerosi. È la conclusione di uno studio condotto in Brasile e apparso online sul Journal of Trace Elements in Medicine and Biology.

«Le statine hanno molteplici effetti antiaterosclerotici, ma possono ridurre le concentrazioni plasmatiche di minerali, tra i quali lo zinco» ricordano gli autori, coordinati da Paula Cristina Silveira Dias, dell’Università Federale del Rio Grande del Nord, a Natal. «Dato che lo zinco possiede effetti antinfiammatori e antiossidanti, un basso stato di zinco può favorire lesioni o un’inadeguata riparazione tissutale nelle cellule endoteliali».

«L’espressione delle metallotioneine (MT) potrebbe modulare le risposte indotte dalle statine in pazienti con aterosclerosi» proseguono. «Le MT regolano l’assorbimento di zinco intracellulare e l’escrezione. L’MT si lega allo zinco in diverse condizioni fisiopatologiche. L’espressione delle MT aumenta in risposta allo stress ossidativo e agli agenti infiammatori, dando luogo a un accresciuto uptake di zinco cellulare e a un aumento della sua rimozione dal plasma».

Pertanto – sottolineano Dias e colleghi – le concentrazioni di zinco possono essere ridotte in pazienti con malattie cardiovascolari a causa di queste alterazioni metaboliche e per aumentate necessità nutrizionali. D’altro canto – continuano gli autori – ridotte concentrazioni plasmatiche di minerali in pazienti aterosclerotici sono state attribuite ai farmaci, e in particolare alle statine. «Un’elevata espressione di MT» aggiungono gli autori «può aumentare nei pazienti aterosclerotici la risposta agli effetti pleiotropici delle statine (antinfiammatori, antiossidativi, migliorativi della funzione endoteliale) in quanto lo zinco regola l’espressione del gene indotto dalle statine nelle cellule endoteliali vascolari».

Non sono però disponibili informazioni riguardanti la possibilità che un trattamento concomitante con rosuvastatina e integratori di zinco migliorino la capacità antiossidante o modifichino i biomarcatori dello zinco – fanno notare Dias e collaboratori. «Questo è un aspetto importante» affermano «in quanto spesso ai pazienti si raccomanda di assumere dosi supplementari e non tossiche di zinco per mantenerne adeguati i livelli».

Pertanto, allo scopo di aiutare l’associazione tra lo stato dello zinco e l’effetto delle statine e per indirizzare le strategie di supplementazione nei pazienti aterosclerotici, i ricercatori iberici hanno realizzato un trial clinico randomizzato in doppio cieco in 54 partecipanti trattati con 10 mg di rosuvastatina per 4 mesi con o senza supplementazione di zinco (30 mg/die).

In questi soggetti sono stati valutati, prima e dopo l’intervento, gli effetti dell’integrazione con zinco sullo stato del minerale, i livelli di proteina C-reattiva ad alta sensibilità (hs-CRP), il profilo lipidico, l’attività della superossidodismutasi (SOD) e l’espressione del gene MT (MT1F e MT2A) in pazienti aterosclerotici trattati con rosuvastatina.

«La terapia con rosuvastatina» affermano gli autori «è risultata efficace nel ridurre i livelli di lipoproteine a bassa e non-alta densità, colesterolo totale, trigliceridi e hs-CRP, in modo indipendente dalla integrazione in zinco. Per di più il trattamento con zinco non ha mostrato effetti sull’attività della SOD (P=0,201), sulla concentrazione plasmatica ed eritrocitaria dello zinco (nell’ordine: P=0,201 e P>0,123), così come sul pattern di espressione dei geni MT1F e MT2A (rispettivamente, P=0,088 e P=0,229).

«Questi risultati suggeriscono che le statine agiscono in condizioni fisiopatologiche distinte rispetto all’attività antiossidante dello zinco» commentano gli autori. «Sono dati sorprendenti, dato che le risposte antinfiammatorie e antiossidanti possono essere modulate dall’attività di regolatori dello zinco quali le MT».

«La supplementazione in zinco non ha esercitato alcun impatto sui biomarcatori dello zinco, come indicato dai patterns immodificati dell’espressione dei geni MT1F e MT2A» sottolineano ancora. «È possibile che, nonostante un maggiore fabbisogno dell’elemento, i trasportatori intestinali di zinco mantengano uno stretto controllo omeostatico di questo minerale. In effetti, è stato riportato che l’ingestione di zinco in dosi >20 mg può saturare specifici pools del minerale, portando a una cinetica non lineare dell’elemento che potrebbe essere responsabile dei patterns osservati nei soggetti studiati».

Infine, si fa notare, possono entrare in gioco anche aspetti demografici: la supplementazione di zinco, infatti, sembra essere più efficace nei pazienti anziani che mostrano un’iniziale carenza del minerale.

Arturo Zenorini

Dias PC, Sena-Evangelista KC, Paiva MS, et al. The beneficial effects of rosuvastatin are independent of zinc supplementation in patients with atherosclerosis.  J Trace Elem Med Biol, 2014 Jan 29. [Epub ahead of print]
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