Cardiologia

Nei più anziani in polifarmacia interrompere le statine aumenta i rischi di malattie cardiovascolari e mortalità per tutte le cause

Secondo un nuovo studio osservazionale, pubblicato online su "JAMA Network Open", i pazienti più anziani che assumono una serie di farmaci per molteplici condizioni che smettono di assumere le loro statine sono a più alto rischio di eventi cardiovascolari (CV) avversi e di morte per tutte le cause rispetto ai pazienti che mantengono le statine nel loro regime multifarmaco.

Secondo un nuovo studio osservazionale, pubblicato online su “JAMA Network Open”, i pazienti più anziani che assumono una serie di farmaci per molteplici condizioni che smettono di assumere le loro statine sono a più alto rischio di eventi cardiovascolari (CV) avversi e di morte per tutte le cause rispetto ai pazienti che mantengono le statine nel loro regime multifarmaco.

I rischi derivanti dall’interruzione delle statine non erano banali – scrivono gli autori, guidati da Federico Rea, farmacoepidemiologo dell’Università di Milano-Bicocca – facendo notare che tale sospensione era associata a un rischio relativo superiore del 12% di ricoveri ospedalieri per tutte le cause e a un rischio superiore del 24% di insufficienza cardiaca (HF).

«D'altra parte, la semplificazione del carico di polifarmacia in questi pazienti non ha generato una significativa riduzione dell'accesso al pronto soccorso per cause neurologiche, considerato un segnale per l'insorgenza di episodi di delirio» aggiungono.

Il nuovo studio affronta uno degli aspetti più pressanti dell'assistenza clinica: come prendersi cura dei pazienti anziani trattati con più terapie mediche dirette dalle linee guida per varie condizioni.

Sia l'esposizione a varie malattie croniche sia l'estesa polifarmacia possono avere conseguenze cliniche negative, tra cui la possibilità di deficit cognitivo e interazioni avverse tra farmaci, secondo i ricercatori. Le statine, d'altra parte, svolgono un ruolo fondamentale nella prevenzione primaria e secondaria delle malattie cardiovascolari (CVD).

Studio svolto grazie al database di uso di risorse sanitarie in Lombardia
Il presente studio aveva appunto lo scopo di affrontare le implicazioni cliniche dell'arresto della terapia statinica in individui con comorbilità multiple che ricevono polifarmacia.
Lo studio ha incluso 29.047 pazienti (età media 76,5 anni; 62,9% uomini) che assumono statine, antipertensivi, farmaci per il diabete e agenti antipiastrinici che facevano parte del database di utilizzo di risorse sanitarie in Lombardia.

Di questi, il 20% aveva una storia di malattia cardiaca ischemica, il 7,9% aveva precedenti malattie cerebrovascolari, il 7,9% aveva una precente HF e l'8,1% aveva malattie respiratorie. Sulla base di un punteggio di ‘multisource comorbidity’ di 4 o 5, che include condizioni CV e non CV, l'11,7% è stato considerato avere un profilo clinico "grave".
Dopo circa 2,4 anni di follow-up per paziente, 9.204 pazienti (31,7%) hanno interrotto l’uso di statine, di cui 5.819 prima di interrompere altre terapie farmacologiche.

Concentrandosi sui pazienti che hanno interrotto le statine ma hanno proseguito le altre classi di farmaci, i ricercatori hanno abbinato 4.010 pazienti che hanno fermato la sola statina con 4.010 pazienti che hanno mantenuto l'aderenza a tutte e quattro le classi di farmaci.

Dopo 10 mesi significative differenze rispetto a chi era rimasto aderente alla terapia
Dopo un follow-up mediano di 10 mesi, coloro che avevano smesso di assumere la terapia statinica hanno avuto un rischio significativamente più elevato di ospedalizzazione per qualsiasi esito CV (HR 1,14; IC al 95% 1,03-1,26), ricovero in ospedale per HF (HR 1,24; IC al 95% 1,07-1,43), morte per tutte le cause (HR 1,15; IC al 95% 1,02-1,30) e ricoveri di emergenza per qualsiasi causa (HR 1,12; IC al 95% 1,05-1,19).

I ricercatori riconoscono che ci sono limitazioni all'analisi, rilevando che non è noto perché i pazienti hanno smesso di prendere le statine. I medici avrebbero potuto optare per la deprescrizione, ma se questo fosse vero, coloro che hanno interrotto la terapia statinica avrebbero probabilmente un profilo di rischio inferiore al basale e un rischio complessivo inferiore di CVD e mortalità, che non è stato osservato, secondo i ricercatori.

È anche possibile che i farmaci siano stati sospesi a causa dell'insorgenza di effetti avversi, ma è improbabile che l'alto tasso di interruzione sia spiegato completamente dagli effetti collaterali. Inoltre, i ricercatori vengono sottolineano che i pazienti che hanno continuato la terapia con statine potrebbero avere avuto maggiori probabilità di impegnarsi in un comportamento più sano, il "cosiddetto effetto utente più sano".

In ogni caso, «in questo studio su pazienti che ricevono polifarmacia, l'interruzione delle statine pur mantenendo altre terapie farmacologiche è stata associata a un aumento del rischio a lungo termine di esiti CV fatali e non fatali» concludono Rea e colleghi.

Rea F, Biffi A, Ronco R, et al. Cardiovascular Outcomes and Mortality Associated With Discontinuing Statins in Older Patients Receiving Polypharmacy. JAMA Netw Open. 2021;4(6):e2113186. doi: 10.1001/jamanetworkopen.2021.13186.
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