Nei pazienti con diabete di tipo 2, iniziare il trattamento con un inibitore si SGLT-2 risulta in una riduzione del rischio di decesso, ospedalizzazione per insufficienza cardiaca, infarto del miocardio e ictus, rispetto ad altri farmaci antidiabetici. E' quanto emerso da uno studio pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology e presentato al 67° American College of Cardiology Scientific Sessions di Orlando in Florida.
Diabete, inibitori di SGLT-2 associati a minor rischio cardiovascolare
Nei pazienti con diabete di tipo 2, iniziare il trattamento con un inibitore si SGLT-2 risulta in una riduzione del rischio di decesso, ospedalizzazione per insufficienza cardiaca, infarto del miocardio e ictus, rispetto ad altri farmaci antidiabetici. E’ quanto emerso da uno studio pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology e presentato al 67° American College of Cardiology Scientific Sessions di Orlando in Florida.
Lo studio multicentrico, di vita reale, CVD-REAL 2, ha incluso i dati di 470.128 pazienti trattati con inibitori di SGLT-2 o altri farmaci antidiabetici. I centri dati erano basati in Australia, Canada, Israele, Giappone, Singapore e Corea del Sud.
I ricercatori hanno analizzato l’uso di inibitori di SGLT-2. Il 75% dei pazienti arruolati era trattato con dapagliflozin, il 9% con empagliflozin, l’8% con ipragliflozin, il 4% con canagliflozin, il 3% con tofogliflozin e l’1% con luseogliflozin.
I risultati dello studio hanno mostrato che l’uso di questi farmaci, rispetto agli altri antidiabetici, era associato a un HR di 0,51 per tutte le cause di decesso, di 0,64 per l’ospedalizzazione per insufficienza cardiaca, di 0,81 per infarto del miocardio e 0,68 per ictus (p<0,001).
Inoltre, l’HR per la combinazione di decesso per tutte le cause e ospedalizzazione per insufficienza cardiaca era pari a 0,60 con gli inibitori di SGLT-2 (p<0,001).
La direzionalità di queste associazioni era generalmente coerente tra i paesi", spiegano gli esperti. "I risultati sono stati stabili in più analisi di sensibilità e tra sottogruppi di pazienti".
L’analisi per sottogruppi ha mostrato un tasso di eventi inferiore con gli inibitori di SGLT-2 rispetto agli altri farmaci antidiabetici: decesso per tutte le cause (0,70 vs 1,98), insufficienza cardiaca (0,60 vs 3,73), infarto del miocardio (0,30 vs 1,15), ictus (0,74 vs 3,37) e la combinazione di decesso per tutte le cause e ospedalizzazione per insufficienza cardiaca (1,23 vs 5,31).
Lo studio presenta alcuni limiti, in particolare non sono stati esaminati i dati sulla sicurezza e non sono stati valutati alcuni fattori di confondimento.
Mentre i dati sulla mortalità erano disponibili solo per alcune strutture ospedaliere in Giappone e Singapore, "la maggior parte degli eventi fatali in questi paesi si verificano in ospedale". "L'esperienza di utilizzo di inibitori di SGLT-2 nel mondo reale è ancora relativamente breve", spiegano gli esperti, " sarà necessario un follow-up a più lungo termine per esaminare se questi effetti sono sostenuti nel tempo".
Mikhail Kosiborod et al., Lower Cardiovascular Risk Associated with SGLT-2i in >400,000 Patients: The CVD-REAL 2 Study, Journal of the American College of Cardiology
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