Dolore

Collaborazione tra Chirurgo e Anestesista e adeguato supporto farmacologico per il completo recupero del paziente

Il miglioramento delle tecniche chirurgiche e anestesiologiche ha portato, negli ultimi anni, a una riduzione della mortalità, della morbilità e della durata del ricovero ospedaliero a seguito di un intervento. Nonostante ciò, una quota di pazienti chirurgici è ancora soggetta a complicanze che possono essere prevenute e gestite con il supporto di strumenti all'avanguardia e opzioni farmacologiche innovative, disponibili in Italia.

Il miglioramento delle tecniche chirurgiche e anestesiologiche ha portato, negli ultimi anni, a una riduzione della mortalità, della morbilità e della durata del ricovero ospedaliero a seguito di un intervento. Nonostante ciò, una quota di pazienti chirurgici è ancora soggetta a complicanze che possono essere prevenute e gestite con il supporto di strumenti all’avanguardia e opzioni farmacologiche innovative, disponibili in Italia.

Questi i temi cardine dell’ultima edizione del Congresso Networks In Anaesthesiology and Surgery (NIAS), a Roma dal 4 al 5 febbraio, che ha acceso i riflettori sul ruolo fondamentale della collaborazione tra Anestesista e Chirurgo nell’iter perioperatorio/post operatorio e sugli strumenti  innovativi a loro disposizione per la tutela del benessere del paziente.
“L’alleanza tra Anestesista e Chirurgo è necessaria per una gestione più efficace ed efficiente del paziente in tutte le fasi dell'intervento – spiega il Prof. Antonio Corcione, Presidente della Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI) e Direttore Anestesia e Rianimazione all'Ospedale Monaldi di Napoli -   I nuovi strumenti e le nuove opzioni farmacologiche favoriscono questa sinergia perché consentono un più preciso controllo della situazione e permettono a ciascun medico di intervenire tempestivamente in caso di complicanze, attuando uno schema di collaborazione a 360° che risulta basilare per la sicurezza del paziente.”
Tra gli alleati di cui possono avvalersi Chirurghi e Anestesisti, si annovera Sugammadex, antidoto alla curarizzazione disponibile in Italia dal 2009 che, nel dicembre dello scorso anno, ha ottenuto l’approvazione anche da parte della statunitense Food and Drugs Administration, ed è stato indicato tra i 16 farmaci “first in class” del 2015 per il suo meccanismo d’azione innovativo: in pochi minuti, il farmaco agisce rendendo inattivo il rocuronio utilizzato come miorilassante, consentendo così la ripresa completa della funzione muscolare e respiratoria e riducendo il rischio di complicanze.
“Chiunque si sia sottoposto ad anestesia generale ricorda la fase post operatoria gravata da malessere, pesantezza, e in certi casi dalla difficoltà a respirare– dichiara il prof. Carlo Ori, Ordinario di Anestesiologia presso l'Università degli Studi di Padova.  “Un paziente al quale in sala operatoria sia stato somministrato il Sugammadex risentirà meno di queste sensazioni perché nel giro di due, tre minuti potrà riacquistare completamente la funzione muscolare.

Il farmaco è in grado di agire direttamente e selettivamente sulle molecole di una particolare classe di miorilassanti, i curari steroidei (rocuronio) abitualmente usati nelle sale operatorie. Cattura ogni singola molecola, la incapsula e la rende inattiva. Ecco perché dopo un intervento chirurgico possono presentarsi complicanze respiratorie:  perché in circolo ci sono ancora quantità di miorilassanti attivi e in grado di interferire con la respirazione. Una condizione che, nel caso di fragilità e co-morbilità, può aumentare notevolmente il rischio di complicanze”

Associato ai curari steroidei, Sugammadex  rappresenta dunque un’opzione anestesiologica con un buon profilo di sicurezza per diverse popolazioni di pazienti, anche particolarmente fragili e a rischio di sviluppare complicanze respiratorie, come gli anziani e gli obesi.
Proprio queste due particolare categorie di pazienti, per i quali è fondamentale un’attenta valutazione preoperatoria e una adeguata personalizzazione del dosaggio farmacologico, sono state oggetto di approfondimento durante il congresso NIAS
"Diverse situazioni portano l'anziano in sala operatoria. Spesso la chirurgia consente di recuperare l'autonomia perduta e di evitare condizioni ulteriormente invalidanti. Il percorso verso la chirurgia e da lì verso il ritorno a casa  deve essere gestito con approccio multidisciplinare coinvolgendo chirurghi, anestesisti, geriatri, infermieri e, per quanto possibile, lo stesso paziente – precisa la  Dott.ssa Gabriella Bettelli, Specialista in Anestesia e Rianimazione, Specialista in Cardiologia, MSc in Medicina Geriatrica, Past Direttore UOC di Anestesia e Dipartimento Chirurgico, IRCCS INRCA di Ancona - Ottimizzazione delle condizioni preoperatorie, comunicazione adeguata, prevenzione delle complicanze tramite strategie basate su evidenza scientifica e continuità delle cure sono elementi imprescindibili".
“La chirurgia bariatrica riveste ormai un ruolo primario nella terapia dell’obesità- precisa il prof. Carlo Ori -e su questi pazienti, con tutti i loro problemi di comorbilità anche gravi, si deve realizzare l’interazione tra internisti, psicologi, chirurghi ed anestesisti per tutto il periodo che va dalla preparazione all’intervento, al lungo iter postoperatorio.”
“L'approccio Fast Track Surgery nei pazienti obesi ha dato risultati soddisfacenti – conclude Michele Carron, Drigente Medico presso U.O.C. Istituto di Anestesia e Rianimazione dell’ Azienda Ospedaliera di Padova - Prevede l’utilizzo di farmaci caratterizzati da una rapida eliminazione del loro effetto, in grado, quindi, di garantire un pronto recupero del paziente alla fine di un’anestesia generale.

Il sugammadex è un farmaco utilizzato proprio per il prevedibile, completo e rapido recupero degli effetti del blocco neuromuscolare indotto da rocuronio in corso di anestesia generale. Consente, quindi, all’anestesista di poter adattare il grado di miorisoluzione in corso di anestesia generale alle esigenze chirurgiche,  senza correre il pericolo di esporre il paziente -al risveglio- ai rischi di un blocco neuromuscolare residuo, particolarmente temibili nei pazienti obesi.”