Si apre oggi a Milano il 14° Congresso Mondiale sul Dolore, il più importante appuntamento internazionale sul tema della ricerca e della terapia del dolore, organizzato ogni due anni dall’International Association for the Study of Pain (IASP). Sono oltre 7 mila gli esperti che, provenienti da più di 110 Paesi di tutto il mondo, si confrontano fino a venerdì 31 agosto al MiCo - Milano Congressi per favorire il progresso scientifico e contrastare il dolore: un’emergenza sociale che nel mondo colpisce molti milioni di persone. Numerosi studi su larga scala rivelano che 1 adulto su 5 soffre di dolore da moderato a severo. Mal di schiena ed emicrania sono i dolori più diffusi: si stima che 1 persona su 2 soffra di mal di testa almeno una volta all’anno, mentre ogni adulto ha sofferto di un episodio di dolore muscoloscheletrico almeno una volta nella propria vita.

“Dopo Montreal nel 2010, l’International Association for the Study of Pain ha scelto di tornare dopo 37 anni in Italia, che nel 1975 ha ospitato a Firenze il primo Congresso Mondiale sul Dolore. Si confrontano a Milano i maggiori esperti internazionali di terapia del dolore tra ricercatori di base, medici, dentisti, psicologi, infermieri, fisioterapisti, farmacisti e altri professionisti della salute per aggiornarsi sui nuovi sviluppi nel campo della ricerca e della terapia. Oggi il dolore non può più essere sottovalutato: è molto più complesso di quanto si pensasse in passato. Abbiamo bisogno di un approccio multidisciplinare per capire al meglio i meccanismi legati al dolore e per migliorare l’efficacia degli interventi terapeutici”, ha esordito la professoressa Eija Kalso, Presidente di IASP, Università di Helsinki.

Il dolore è nella testa. Nell’anno mondiale contro l’emicrania (che termina a ottobre) gli esperti sottolineano come il dolore sia proprio nella testa e come l’analisi del cervello con le moderne tecniche di brain imaging apra nuove prospettive per la terapia e la gestione dei pazienti. “Il brain imaging - ha spiegato Irene Tracey, Presidente del Comitato Scientifico del 14° Congresso Mondiale sul Dolore, Università di Oxford - ci consente di ‘vedere’ all’interno del sistema nervoso centrale umano (encefalo e midollo spinale) e di misurare il suo funzionamento. Possiamo ‘osservare’ il cervello mentre elabora i segnali provenienti dalle aree danneggiate dell’organismo, generando l’esperienza conscia del dolore. Così possiamo identificare le aree più importanti da cui nasce il dolore e studiare come altre aree, una volta divenute attive, lo peggiorino notevolmente, generando ansia, depressione, aspettative negative eccetera.  Sono state fatte nuove scoperte e apprese nuove informazioni sul cervello e sulla centralità del suo ruolo: speriamo che da qui possano svilupparsi nuove terapie e nuove strategie per la gestione dei pazienti”.

Paese che vai, dolore che trovi. La Norvegia è la nazione europea con la più alta incidenza di dolore: quasi 1 norvegese su 3 (il 30% della popolazione) soffre, infatti, di dolore cronico. Nel Vecchio Continente seguono per “dolorosità” Polonia (27%) e Italia (26%), mentre si soffre di meno in Spagna (12%), Irlanda e Gran Bretagna (13%)[4]. Inoltre, secondo statistiche recenti, il 26% degli adulti americani (circa 100 milioni) soffre di dolore cronico. Il paziente tipo, indipendentemente dal Paese di provenienza, è donna (56%) e ha un’età media tra i 40 e i 50 anni. In 1 caso su 5 il dolore cronico porta alla perdita del proprio lavoro o a un ridimensionamento del proprio percorso professionale. Inoltre, nel 21% dei casi, influisce sullo stato emotivo, portando alla depressione. 

Infine, gli esperti identificano una relazione inversamente proporzionale tra il grado di istruzione e il grado e la persistenza del dolore. “Il 30% dei cittadini con un livello di istruzione medio-basso - spiega il professor Paolo Marchettini, Presidente del Comitato Organizzativo Locale del 14° Congresso Mondiale sul Dolore, Responsabile dei Centri di Medicina del Dolore del Centro Diagnostico Italiano di Milano e dell’Ospedale San Raffaele - hanno esperienza di dolore severo, mentre l’incidenza scende al 17-18% nella popolazione con un titolo di studio elevato. Questo fenomeno si spiega con la presumibile migliore capacità di comunicare con il medico di una persona più istruita”.

Dal brain imaging agli interventi psicosociali. Gli esperti internazionali si confrontano, dunque, sugli argomenti più attuali legati al mondo della ricerca e della terapia del dolore. Ogni giorno sono previste conferenze plenarie e workshop tematici su aree di particolare interesse e attualità: gli oppioidi e il dolore, il dolore oncologico, la cefalea e l’emicrania, la genetica del dolore (che comprende un tema di strettissima attualità come l’epigenetica), le lesioni nervose e il dolore muscolo scheletrico, il dolore viscerale e le sue relazioni con lo stress, le differenze di genere, le tecniche di brain imaging, i nuovi bersagli farmacologici, le più recenti teorie sugli interventi psicosociali nella gestione del dolore.