Esreboxetina, un nuovo inibitore selettivo della ricaptazione della noradrenalina, potrebbe essere utile per ridurre il dolore nei pazienti con fibromialgia e attenuare l'impatto della malattia sulla loro vita quotidiana. A suggerirlo è un ampio trial multicentrico, randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, appena pubblicato su Arthritis & Rheumatism.

In questo studio, i pazienti trattati con esreboxetina 4 mg/die per 14 settimane hanno ottenuto una riduzione media del dolore di 0,74 punti (IC al 95% 1,10-0,37; P < 0,001) e quelli trattati con un dosaggio doppio (8 mg/die) una riduzione pari a 0,76 punti (IC al 95% 1,13-0,04, P < 0,001).

Nonostante questi risultati positivi, Pfizer ha interrotto lo sviluppo clinico di esreboxetina "nell’ambito di una revisione complessiva del portafoglio prodotti e non per mancata efficacia o ragioni di sicurezza”, secondo quanto affermano gli autori del lavoro.

"I risultati di questo studio suggeriscono che anche altri inibitori selettivi della ricaptazione della noradrenalina potrebbero essere utili per la gestione della fibromialgia" scrivono nella discussione Lesley M. Arnold, dell’Università di Cincinnati, e gli altri ricercatori.

Il razionale per l'utilizzo come antidolorifici degli inibitori della ricaptazione della noradrenalina (usati di norma come psicostimolanti, antidepressivi e anoressizzanti) deriva dalla convinzione che questo neurotrasmettitore sia in grado di inibire la segnalazione del dolore in un percorso che coinvolge l'analgesia e può anche ridurre la sensibilità al dolore.

Forti del fatto che in uno studio di tipo proof-of-concept, esreboxetina ha mostrato di attenuare il dolore e la fatica nei pazienti fibromialgici, i ricercatori hanno voluto mettere alla prova l’inibitore in uno studio più ampio, arruolando 1.122 pazienti in oltre 130 centri nordamericani e testando tre diversi dosaggi del farmaco: 4 mg, 8 mg oppure 10 mg/die. La maggior parte dei pazienti erano donne bianche di circa 50 anni, alle quali la malattia era stata diagnosticata circa 7 anni prima.

Dopo 14 settimane di trattamento, la riduzione del dolore è stata del 37% nel gruppo 4 mg e 39,4% nel gruppo 8 mg.

Inoltre, si sono ottenute riduzioni significative rispetto al basale dei punteggi del Fibromyalgia Impact Questionnaire con tutti e tre i dosaggi: -7,12 con 4 mg (IC al 95% da -10,47 a -3,76; P <0,001); -6,67 con 8 mg (IC al 95% da -10,02 a -3,33; P < 0,001); -3,88 con 10 mg (IC al 95% da -7,21 a -0,54; P = 0,023).

Sono state osservate variazioni statisticamente significative anche dei punteggi della scala Patient Global Impression of Change e del Global Fatigue Index con 4 e 8 mg, ma non della qualità della vita con misurata con l’SF-36.

La maggior parte degli effetti avversi sono stati di grado lieve-moderato sono stati quelli tipici dei farmaci con effetti noradrenergici, come l'insonnia, la secchezza delle fauci, la stipisi e la nausea. Tuttavia, l’incidenza di questi effetti avversi è stata superiore nel gruppo in trattamento attivo rispetto al gruppo di controllo: 10,7% contro 2,6% per l’insonnia moderata-grave; 7,8% contro 0,4% per la stipsi; 5,6% contro 0,4% per la secchezza delle fauci; 4,8% contro 1,1% per la nausea.

Nel gruppo trattato col farmaco è stata inoltre riportata un’incidenza superiore delle palpitazioni - 4,1% contro 2,5% - nonché un aumento rispetto al basale della pressione sistolica clinostatica, pari a 0,9 mm Hg nel gruppo trattato con 4 mg e 2,4 mm Hg nel gruppo 8 mg, mentre l’aumento della diastolica è stato rispettivamente di 2,8 e 4,3 mm Hg. "La rilevanza clinica di tali aumenti è sconosciuta e richiede ulteriori approfondimenti" scrivono gli autori.

Lo studio ha alcuni limiti, tra cui la breve durata e il fatto che i pazienti dovevano smettere di prendere gli altri farmaci contro la fibromialgia per poter partecipare, il che potrebbe aver portato a escludere i soggetti più gravi, introducendo così un bias di selezione.

Pur con queste limitazioni, gli autori concludono che i loro risultati, nel complesso, dimostrano un effetto clinicamente e statisticamente significativo dell’esreboxetina nella gestione del dolore, dell’affaticamento e dell'impatto globale della fibromialgia.

L. Arnold, et al. Safety and efficacy of esreboxetine in patients with fibromyalgia: a 14-week, randomized, double-blind, placebo-controlled, multicenter clinical trial. Arthritis Rheum 2012;64:2387-2397.
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