L’ipovitaminosi D è legata alla lombalgia, alla sua gravità e alla difficoltà di svolgimento delle comuni attività quotidiane. Lo dimostra uno studio osservazionale pubblicato sulla rivista BMC Musculoskeletal Disorders, condotto da una equipe di ricercatori brasiliani su donne in post-menopausa con ridotta massa ossea.

La lombalgia rappresenta un problema di salute pubblica di non poco conto in molti paesi. “Molti studi presenti in letteratura documentano la frequenza elevata di questa condizione a livello globale ed esistono stime che documentano come il 70-80% della popolazione mondiale abbia sofferto almeno una volta di lombalgia nel corso della vita – si legge nell’introduzione dello studio. - Più comune nel sesso femminile che non in quello maschile (70,3/1.000 vs 68,7/1.000), rappresenta una delle principali cause di disabilità nelle donne in post-menopausa.”

Molte ragioni sono state invocate per spiegare la maggior prevalenza della lombalgia nelle donne in post-menopausa: tra queste vi sono la caduta estrogenica, tipica di questa fase, che porta a perdita di massa ossea, predisponendo all’insorgenza di fratture osteoporotiche.

In molti paesi del mondo è stata documentata anche una prevalenza elevata delle condizioni di insufficienza o di deficit conclamato di vitamina D nelle donne in post-menopausa, con particolare riferimento a quelle affette da osteoporosi (OP).
“E’ noto – continuano gli autori nell’introduzione - come bassi livelli plasmatici di vitamina D (25-OH)D riducano l’assorbimento di calcio, con conseguente riduzione di massa ossea e insorgenza di dolore osseo. Inoltre, il dolore potrebbe essere secondario o risultante da astenia dei muscoli legati alla postura e il deficit vitaminico è una causa nota di sarcopenia.”

Obiettivo primario di questo studio, pertanto, è stato quello di verificare se la lombalgia fosse collegata alla condizione di ipovitaminosi D in donne in post-menopausa con ridotta massa ossea.

Lo studio, pertanto, ha passato in rassegna i dati iniziali relativi ad un trial clinico multicentrico di fase III, condotto in donne in post-menopausa e ridotta massa ossea, includendo, per la valutazione, i dati demografici, la misurazione dei livelli plasmatici di 25(OH)D, le risposte ad un questionario validato sulla lombalgia, e le indagini radiografiche responsive di frattura vertebrale.

Dei 9.305 partecipanti effettivi allo studio, aventi un’età mediana di 67 anni (60-85 anni) e un’età mediana alla menopausa pari a 49 (18-72 anni), il 22,5% del campione presentava la condizione di ipovitaminosi D. Tra questi ultimi, il 15,3% presentava fratture vertebrali documentate radiograficamente, il 67,5% era affetto da dolore lombare e il 14,8% era stato costretto a ridurre lo svolgimento delle comuni attività quotidiane  nei 6 mesi precedenti. Più soggetti con ipovitaminosi D, rispetto a quelli di controllo, erano affetti da lombalgia (69,5% vs 66,9%; p=0,022), dolore lombare di entità severa (8,5% vs 6,8%; p=0,004), limitazione delle attività quotidiane (17,2% vs 16%; p=0,001) e incidenza di fratture (17,4% vs 14,6%; p=0,002).

Gli autori, nelle conclusioni del lavoro, hanno rimarcato la natura osservazionale dello studio. Di qui l’invito (una volta determinata, con il loro lavoro, la correlazione esistente tra ipovitaminosi D con la lombalgia, la sua frequenza, l’intensità e la limitazione delle attività quotidiane), a condurre nuovi studi, questa volta prospettici e di intervento, per determinare la relazione causale tra deficit vitaminico e lombalgia nonché il ruolo della vitamina D in ciascuno dei meccanismi responsabili del dolore lombare.

de Souza e Silva AV et al. Association of back pain with hypovitaminosis D in postmenopausal women with low bone mass. BMC Musculoskeletal Disorders 2013, 14:184
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