Il metadone e la buprenorfina sono entrambi analgesici validi per i pazienti con dolore cronico che contemporaneamente hanno sviluppato una dipendenza da oppioidi, ma buprenorfina ha una marcia in più sul fronte della sicurezza. È questa la conclusione degli autori di uno studio randomizzato presentato al 43° congresso annuale dell’American Society of Addiction Medicine (ASAM) da Anne Neumann della State University of New York di Buffalo.

La buprenorfina è un oppioide semisintetico impiegato in dosi diverse sia per trattare la dipendenza da oppiacei sia per controllare il dolore acuto o cronico. Tuttavia, ha detto l’autrice durante la sua presentazione, sono necessari ulteriori dati sulla sua efficacia rispetto a quella del metadone nei pazienti con dolore cronico a cui vengono prescritti gli oppioidi per il trattamento di questo dolore e che, successivamente, sviluppano una dipendenza da tali farmaci.

Per saperne di più, la Neumann e il suo gruppo hanno eseguito un trial clinico randomizzato in cui hanno messo a confronto buprenorfina con metadone somministrati per 6 mesi a pazienti con dolore cronico e una dipendenza da oppioidi.

In totale gli autori hanno coinvolto 54 pazienti con dipendenza da oppiacei e dolore cronico e li hanno trattati con metadone o buprenorfina/naloxone. Tra i criteri di inclusione vi era anche l’aver fatto in precedenza un trattamento per raggiungere l’astinenza rivelatosi infruttuoso.

Il gruppo buprenorfina/naloxone è stato trattato con un dosaggio medio giornaliero di 14,93 mg di buprenorfina e 3,73 mg di naloxone, mentre il gruppo di metadone con una dose media giornaliera di 29,09 mg.

I pazienti che hanno completato i 6 mesi di trattamento e sono stati analizzati sono stati in totale 26 (13 in ciascun gruppo.

Sia il trattamento con metadone sia quello con buprenorfina hanno comportato una riduzione del dolore del 12,75% dopo 6 mesi di trattamento rispetto al livello basale e i due farmaci sono risultati paragonabili sia per quanto riguarda l’entità dell’analgesia sia in termini di funzionalità dei pazienti.

Il trattamento con buprenorfina si è tradotto in un maggiore uso di oppiacei rispetto a quello con metadone (5 pazienti contro 0, rispettivamente), tuttavia la buprenorfina ha un profilo di sicurezza superiore rispetto al metadone per via della minore probabilità di morte per overdose e depressione respiratoria.

In un’intervista, la Neumann ha detto che buprenorfina e metadone a basso dosaggio sono opzioni terapeutiche che possono essere utilizzate anche dai medici di base per il trattamento del dolore cronico e la dipendenza da oppioidi a breve durata d'azione”.

L’autrice ha anche sottolineato che la dose media di metadone utilizzata nel loro studio è risultata molto bassa (29 mg/giorno), ma nonostante questo il loro campione ha ottenuto un’analgesia significativa, senza necessità di un ricorso aggiuntivo agli oppiodi a 6 mesi.

Molti pazienti dello studio hanno segnalato anche un miglioramento della funzionalità nell’arco dei 6 mesi di trattamento, che però non ha trovato conferma nei risultati numerici, presumibilmente perché la scala utilizzata (da 0 a 10 punti) non era abbastanza sensibile Pertanto, non è chiaro se questi farmaci possano effettivamente migliorare la funzionalità dei pazienti e l’autrice ha detto che il suo gruppo sta attualmente eseguendo uno studio di follow-up per rispondere a questa domanda.

Inoltre, ha aggiunto la Neumann, devono essere indagati i meccanismi neuropsicologici di azione di questi farmaci, così come i loro effetti a lungo termine (dopo 3-5 anni di trattamento).

A. Neumann. A Randomized Controlled Trial Comparing the Long-term Analgesic Effectiveness of 6-months Buprenorphine and Methadone Treatment in Patients with Chronic Non-malignant Pain and Opioid Addiction. ASAM 2012. Abstract P7.