I pazienti con cancro pancreatico avanzato che ricevono cure palliative sono sottoposti a trattamenti nello stadio terminale meno aggressivi, richiedono meno ospedalizzazioni e hanno un sopravvivenza più lunga rispetto a soggetti con la stessa problematica ma che non ricevono questa tipologia di trattamento. Questi dati derivano da uno studio pubblicato sulla rivista Journal of the National Cancer Institute

La sopravvivenza in pazienti con cancro al pancreas è in genere molto bassa. Questo è dovuto spesso a una diagnosi tardiva, in stadio già avanzato; solo il 20% dei pazienti sono eleggibili per la chirurgia. Tra questi pazienti, la sopravvivenza a 5 anni è intorno al 20% da quanto riportato in altri studi.

Di conseguenza, la qualità della vita e la cura di questi individui diventa di primaria importanza per i pazienti con malattia in stadio avanzato. Ricerche precedenti hanno mostrato che trattamenti aggressivi sono associati a peggioramento della qualità della vita.

Il dr. Raymond W. Jang, della divisione di ematologia oncologica ed ematologia del Princess Margaret Cancer Center in Toronto e i suoi colleghi hanno condotto uno studio retrospettivo, basato sulla popolazione per valutare l’effetto delle cure palliative sull’aggressività dei trattamenti nel periodo vicino al decesso in pazienti con cancro del pancreas in stadio avanzato.

I ricercatori hanno valutato l’impatto delle CP su 4 metriche di cura: ricevere la chemioterapia nei 14 giorni prima del decesso, ripetute visite ai dipartimenti di emergenza, ammissione alle unità di cura intensive e ospedalizzazione multipla nei 30 giorni prima del decesso.

I ricercatori hanno anche valutato l’effetto dell’intensità delle CP, con le stesse misure della cura aggressive.
L’intensità è stata definita come il numero totale di visite alle CP prima del raggiungimento del risultato e una percentuale delle visite mensili.
Lo studio ha incluso 5,381 pazienti con diagnosi di cancro pancreatico avanzato in Ontario, Canada, tra il 2005 e il 2010.   Tutti i pazienti sono deceduti prima del follow-up finale di marzo 2011.

I pazienti di età pari o superiore agli 80 anni erano il 29.1% della popolazione.
C’era un numero equo di uomini e donne.
I risultati hanno mostrato che poco più della metà dei pazienti (52.3%) nella coorte hanno avuto un consulto in cure palliative; il 9.5% aveva effettuato una visita e il 32.5% tre o più visite.

I pazienti che avevano ricevuto CP avevano una minore tendenza a essere sottoposti alla chemioterapia nei 14 giorni prima del decesso (2.6% vs. 5.6%; OR=0.34; 95% CI, 0.25-0.46).

Era anche meno probabile che questi soggetti fossero ammessi ai dipartimenti di cure intensive (ICU) (1.1% vs. 7.8%; OR=0.12; 95% CI, 0.08-0.18) o che richiedessero multiple ospedalizzazioni (3.8% vs. 12.8%; OR=0.24; 95% CI, 0.19-0.31) nei 30 giorni prima del decesso.

I pazienti che avevano ricevuto CP avevano una probabilità 4 volte inferiore di visite ai dipartimenti di emergenza nei 30 giorni prima del decesso, rispetto ai soggetti che non avevano avuto accesso a queste cure (7.4% vs. 28.5%; OR=0.19; 95% CI, 0.16-0.23).
I pazienti che avevano ricevuto CP dimostravano anche una sopravvivenza media più lunga (100 giorni vs. 51 giorni) di chi non aveva ricevuto questi trattamenti.

I ricercatori hanno dichiarato: “ Il nostro lavoro fornisce un’analisi efficace delle cure palliative nella pratica clinica di routine che gli studi clinici non possono fornire. Data l’evidenza che le terapie  aggressive sono associate a un peggioramento della qualità della vita per i pazienti e le loro famiglie, speriamo che il nostro studio aggiunga un importante pezzo alla crescente letteratura sui benefici apportati dalle cure palliative e spinga sempre di più alla disponibilità di queste cure a livello mondiale.

Emilia Vaccaro
Jang R. W. et al. Palliative Care and the Aggressiveness of End-of-Life Care in Patients With Advanced Pancreatic Cancer. J Natl Cancer Inst. 2015 Jan 20;107(3). pii: dju424. doi: 10.1093/jnci/dju424.
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