Dolore

Sindrome del tunnel carpale, fotografia del problema visto da 34 centri italiani

E' una patologia che riguarda il 3.8% della popolazione (prevalenza) con un'incidenza annuale dello 0.3%. Parliamo della sindrome del tunnel carpale (CTS), patologia che colpisce prevalentemente le donne. Uno studio prospettico osservazionale multicentrico italiano ha scattato una fotografia del problema nel nostro Paese, non tralasciando dettagli riguardo l'origine del problema, la diagnosi e i possibili approcci terapeutici in modo particolare la terapia neurotrofica. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista European Review for Medical and Pharmacological Sciences.

E’ una patologia che riguarda il 3.8% della popolazione (prevalenza) con un’incidenza annuale dello 0.3%. Parliamo della sindrome del tunnel carpale (CTS), patologia che colpisce prevalentemente le donne. Uno studio prospettico osservazionale multicentrico italiano ha scattato una fotografia del problema nel nostro Paese, non tralasciando dettagli riguardo l’origine del problema, la diagnosi e i possibili approcci terapeutici in modo particolare la terapia neurotrofica. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista European Review for Medical and Pharmacological Sciences.
Il 9.2% delle donne prova dolore a causa della sindrome del tunnel carpale. Si tratta di una neuropatia dovuta alla compressione del nervo mediano nel suo passaggio attraverso il canale carpale.
I sintomi includono dolore neuropatico, parestesia, disestesie e disabilità motoria funzionale.
Questo studio osservazionale multicentrico è stato eseguito per valutare la gestione corrente della sindrome del tunnel carpale (CTS) a livello nazionale.
Sono stati coinvolti 34 centri italiani in cui svolgono la loro professione specialisti partecipanti al gruppo di studio “Management of Peripheral Neuropathies Study Group”.
In totale sono stati reclutati 377 pazienti (età, media ± SD 56 ± 14,4 anni, 73,2% femmine) con CTS. 
Sono state registrate, al basale e durante il follow-up di 2 mesi, caratteristiche della malattia e dettagli relativi alla sua gestione in una cartella clinica standardizzata e valutata con test clinici validati.
Tra tutti i pazienti, il 12,4% erano in menopausa e il 2% erano donne in gravidanza.
I pazienti avevano coinvolgimento bilaterale nel 38% dei casi, coinvolgimento destro nel 41% dei casi e sinistro nel 21% dei casi.
Per il 41,3% dei pazienti il tempo fino alla diagnosi iniziale variava da 1 a 12 mesi.
La stragrande maggioranza dei pazienti ha riferito la contestuale presenza di parestesia notturna (a destra 67,9%, sinistra 45,9%) e diurna (a destra 42,2%, a sinistra 28,4%). Allo stesso modo, un gran numero di pazienti ha riferito dolore sia notturno (a destra 57,6%, a sinistra 35,8%) che diurno (a destra 31,8%, a sinistra 23,1%).
Le comorbidità più comuni erano artrosi (24,1%), diabete (18,6%), disturbi della tiroide (9,6%) e artrite reumatoide (4,0%).
Dai dati emerge che la patologia è gestita attraverso un'ampia gamma di interventi, classificati in tre categorie (fisico, farmacologico e terapie neurotrofiche). 
Il 65.5% dei pazienti era stato sottoposto a elettromiografia prima dell'inizio dello studio. Di questi pazienti 87 (35.2%) sono stati classificati come grado lieve-moderato, 83 (33.6%) come grado moderato e 77 (31.2%) come grado severo o estremamente severo.
Prima dell’arruolamento nello studio, il trattamento farmacologico era prescritto per il 43.2% dal medico di medicina generale e nel 35.5% dallo specialista.
I trattamenti prima dell’arruolamento erano terapia fisica, terapia farmacologica e terapia neutrofica.
La terapia fisica era spesso accompagnata da una risposta subottimale.
I tassi di risposta alla terapia farmacologica hanno mostrato un'ampia variabilità, compresa tra il 21,1% con FANS e il 71,4% con oppioidi. 
Sono stati ottenuti soddisfacenti tassi di risposta (65,2%) con combinazioni contenenti ALA, nonché con carnitina (62,1%) o vitamine del complesso B (40,6%). 
All’inizio dello studio sono stati prescritte categorie di farmaci differenti. Per il dolore sono stati prescritti  FANS e paracetamolo (14.6% and 17%, rispettivamente) meno i corticosteroidi  (orali 6.1%; per via infiltrativa 4%). Gli oppioidi sono stati prescritti nel 6.4% dei casi.
Il confronto tra le terapie farmacologiche prescritte prima dell’iscrizione allo studio e dopo l’inizio dello stesso ha mostrato una tendenza alla diminuzione dell’uso dei FANS (dal 32,6% al 14,6%), assieme a un aumento relativo del paracetamolo (dal 12,5% al 17%) e degli oppioidi (dal 3,7% al 6,4%).
Anche, le prescrizione di combinazioni contenenti ALA (acido alfa lipoico) e altri agenti neurotrofici sono aumentate (da 18,3% al 62,1%).
L’intervento chirurgico è stato raccomandato nel 46.9% dei pazienti, soprattutto in quelli con malattia severa.
Al follow-up, dopo 2 mesi dall’inizio dello studio, è stato osservato un miglioramento generale del dolore e della funzione. Il punteggio NRS è migliorato significativamente sia per il dolore notturno (baseline vs. fine del follow-up, media ±SD: destra 6.4±2.8 vs. 3.3±2.8; sinistra 6.1±3 vs. 3.2±2.7) che diurno.
Il punteggio BCTQ (Boston Carpal Tunnel Questionnaire) è migliorato sia dal punto di vista dei sintomi che della funzione soprattutto nei pazienti con malattia severa.
I ricercatori hanno evidenziato l’effetto positivo generato dalla somministrazione di fattori neurotrofici in particolare ALA che tra l’altro è stato recentemente raccomandato come prima scelta nei pazienti con dolore neuropatico.
ALA agisce attraverso tre meccanismi principali: antiossidante, anti-infiammatorio (Inibizione di IL-1, IL-6 e biosintesi TNF-α; ridotta attivazione di NF-kB) e come coenzima nel metabolismo energetico cellulare (aumento della biosintesi dell’ATP).
In uno studio su pazienti con CTS, la combinazione di ALA, GLA, e vitamine del complesso B ha mostrato di essere efficace per quanto riguarda il miglioramento dei punteggi dei sintomi e della funzione con un aumento della velocità di conduzione nervosa.
In conclusione, un approccio adeguato alla sindrome del tunnel carpale implica una gestione multimodale e multidisciplinare, che coinvolge diversi specialisti e utilizza una varietà di interventi conservativi. In questo studio è emerso il ruolo delle terapie neurotrofiche che sono state accompagnate da ottimi risultati e rappresentano una promettente opzione, in quanto agiscono sui meccanismi fisiopatologici principali, che supportano la neuropatia e prevengono la progressiva degenerazione del nervo mediano. E’ importante sottolineare che queste sostanze esercitano effetti sinergici con farmaci analgesici.
Luchetti R. et al. Observational multicentric survey on carpal tunnel syndrome: demographic and clinical data from 34 Italian centers. Eur Rev Med Pharmacol Sci 2017; 21 (3): 460-469
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