L’aggiunta di levobupivocaina al trattamento multimodale di pazienti da sottoporre al taglio cesareo migliora il dolore post-operatorio e diminuisce il consumo di morfina. Questo è quanto riportato in un lavoro pubblicato sulla rivista European Journal of Obstetrics and Gynecology and Reproductive Biology. Gli autori precisano che tale trattamento, in infiltrazione continua, sembra essere utile anche nel migliorare il comfort nei primi giorni dell’allattamento.

Il taglio cesareo è una procedura universalmente in aumento ma è spesso accompagnato da dolore, che può essere anche persistente, e depressione dopo il parto.
La morfina neurassiale è considerata come un “gold standard” per il sollievo dal dolore dopo taglio cesareo, anche se causa diversi effetti avversi come prurito, nausea, vomito, depressione respiratoria etc.

Per tale motivo sono state proposte alternative di analgesia a base di antinfiammatori non steroidei (Fans) che possono così diminuire il consumo di morfina e gli effetti collaterali collegati. Questo tipo di trattamento è adesso raccomandato per le donne che si sottopongono a parto cesareo.

In questo lavoro è stato valutato l’effetto di risparmio della morfina attraverso infiltrazione continua di un anestetico locale, quando aggiunto all’analgesia multimodale sistemica che include Fans (senza morfina nel subaracnoide).

Nello studio, in aperto, randomizzato controllato, sono state incluse 68 donne con cesareo programmato sotto anestesia spinale.
Le pazienti hanno ricevuto anestesia attraverso la somministrazione di bupivocaina spinale.

L’analgesia post-operatoria consisteva per tutte le pazienti in un’analgesia multimodale sistemica con paracetamolo, nefopam, celecoxib e morfina intravenosa per 24 ore con somministrazione controllata dalla paziente.

Il gruppo trattato (34 pazienti) ha anche ricevuto infiltrazione di levobupivocaina subfasciale tramite un catetere multi-forato, alla velocità di 6.25 mg/ora per 48 ore (rispetto al gruppo controllo che non ha ricevuto l’infusione tramite catetere n=34).

L’endpoint primario era il consumo totale di morfina a 24 ore dall’intervento; gli endpoint secondari erano i punteggi sul dolore, gli effetti collaterali, il conforto nell’allattamento al seno, la soddisfazione materna e il carico di lavoro per gli infermieri.

I risultati hanno mostrato che nel gruppo trattato il consumo di morfina è stato inferiore a 6.7 mg  (95%CI 1.3 mg; 12 mg, p=0.02), e c’è stata anche una diminuzione di 0.8 punti sul dolore a riposo sulla scala numerica 0-10  (95%CI 0.3; 1.3, p=0.002).

Il trattamento è stato associato a comfort nell’allattamento al seno significativamente migliore (+1.7 sulla scala numerica 0–10, 95%CI +0; +3.3, p=0.0498).
Sono stati richiesti cambiamenti nella medicazione in una significativa e alta porzione di pazienti del gruppo sottoposto al trattamento (12/34 vs. 1/34, p=0.002).
In conclusione, l’aggiunta di infiltrazioni continue di levobupivocaina all’analgesia multimodale dopo taglio cesareo senza morfina subaracnoidale, diminuisce il consumo di morfina post-operatorio e il dolore, facilitando l’iniziale conforto nell’allattamento e aumentando leggermente il carico di lavoro degli infermieri.

Emilia Vaccaro

Jolly C. et al. Cesarean analgesia using levobupivacaine continuous wound infiltration: a randomized trial. European Journal of Obstetrics and Gynecology and Reproductive Biology
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