Bayer e Johnson & Johnson (partner per il mercato americano) hanno reso noto di aver depositato  alle autorità regolatorie europee e americane la richiesta di autorizzazione per l'impiego di rivaroxaban per la prevenzione dello stroke in pazienti con fibrillazione atriale (FA).

Inoltre, Bayer ha depositato all'Ema  anche la richiesta di autorizzazione per l'impiego del nuovo farmaco anticoagulante  per il trattamento della trombosi venosa profonda, per la prevenzione della trombosi venosa profonda ricorrente e per la prevenzione dell'embolismo polmonare. Attualmente, in Europa il farmaco è autorizzato per la prevenzione del tromboembolismo venoso (TEV) nei pazienti adulti sottoposti a interventi di sostituzione elettiva di anca o di ginocchio.

La richiesta di autorizzazione per la prevenzione dello stroke si basa sui dati dello studio ROCKET AF, che nell'analisi intention to treat hanno indicato la superiorità di rivaroxaban rispetto a farfari nel ridurre il rischio di ictus e di embolia sistemica nei pazienti con fibrillazione atriale. L'incidenza sanguinamenti è stata simile a quello osservato con la somministrazione di warfarin, ma quelli in organi critici che causano più frequentemente la morte, come l'emorragia intracranica, erano meno numerosi nei pazienti trattati con rivaroxaban.

La richiesta di indicazione nel trattamento della trombosi venosa profonda, nella prevenzione della trombosi venosa profonda ricorrente e nella prevenzione dell'embolismo polmonare si basa sui dati dello studio EINSTEIN-DVT che ha dimostrato per rivaroxaban un'efficacia comparabile con enoxaparina più farfari.

Johnson & Johnson ha anche depositato all'Fda la documentazione in risposta alla complete response letter del maggio del 2009  con la quale l'agenzia americana aveva rifiutato l'approvazione nella prevenzione del tromboembolismo venoso e dell'embolismo polmonare nei pazienti sottoposti a chirurgia sostitutiva dell'anca o del ginocchio. Questa indicazione, invece, è stata già autorizzata dalle autorità europee ed è attualmente la sola approvata.

Studio ROCKET AF
In occasione del congresso americano di cardiologia (American Heart Association) sono stati presentati i risultati finali di ROCKET AF, uno studio pivotal di fase III, condotto in doppio cieco,  per studiare rivaroxaban vs warfarin in pazienti con fibrillazione atriale (FA). Si tratta del più ampio studio clinico in doppio cieco finora condotto per la prevenzione dell'ictus in pazienti con fibrillazione atriale.

Lo studio "Rivaroxaban Once daily oral direct Factor Xa inhibition Compared with  vitamin K antagonism for prevention of stroke and Embolism Trial in Atrial Fibrillation" è un trial clinico prospettico, randomizzato, in doppio cieco, 'doubledummy' a gruppi paralleli, di fase 3 che ha confrontato rivaroxaban (in unica somministrazione giornaliera alla dose orale di 20 mg, o 15 mg nei pazienti con insufficienza renale moderata) rispetto a warfarin (con aggiustamento della dose per INR = 2,0 - 3,0), che rappresenta il gold standard della terapia anticoagulante.

Lo studio è stato condotto in 14.264 pazienti (1.100 centri in 45 Paesi) con fibrillazione atriale, non valvolare, a rischio di embolia sistemica, eccetto nel sistema nervoso centrale (SNC).  Lo studio era 'event-driven', cioè è terminato nel momento in cui è stato raggiunto il numero pre-specificato di eventi.

Obiettivo primario dello studio era dimostrare l'efficacia di rivaroxaban, espressa come non-inferiorità rispetto a warfarin, nella prevenzione dell'ictus e dell'embolia sistemica, non a carico del SNC. Il principale obiettivo di sicurezza dello studio ROCKET AF era l'endpoint composito di sanguinamenti maggiori e non maggiori clinicamente rilevanti. I pazienti arruolati erano rappresentativi di quelli trattati con terapia anticoagulante allo scopo di ridurre il rischio di ictus.

Nel trial, rivaroxaban, è risultato superiore a warfarin, mostrando nell'analisi "per protocol" una riduzione del 21% del rischio relativo di ictus e di embolismo sistemico non al SNC (1,71% verso 2,16%, rispettivamente, p=0,015). L'analisi "per protocol" si basa sui dati relativi ai pazienti che sono stati effettivamente trattati secondo quanto previsto dal protocollo e hanno completato lo studio.

I pazienti trattati con rivaroxaban hanno presentato inoltre un numero inferiore di episodi di infarto del miocardio e una riduzione della mortalità per tutte le cause, rispetto a quelli che hanno ricevuto wafarin (0,9% verso 1,1%, p=0,121e 1,9% verso 2,2%, p=0,073). Questi risultati non erano però significativamente differenti.