Il comitato di esperti europei chiamato principalmente a valutare l’efficacia e la sicurezza dei nuovi farmaci (Chmp) ha dato parere positivo all’approvazione di pasireotide, un nuovo analogo della somatostatina, come trattamento di seconda linea per la malattia di Cushingin pazienti non eligibili al trattamento chirurgico o nei quali il trattamento stesso non abbuia dato effetto.
La malattia è una condizione potenzialmente fatale, caratterizzata da una sovrapproduzione di cortisolo da parte delle ghiandole surrenali, provocata da un tumore benigno ipofisario.
La raccomandazione del Chmp si basa sui dati di studi clinici, tra cui lo studio PASPORT-CUSHINGS, che hanno evidenziato una significativa riduzione dei livelli di cortisolo libero nelle urine (UFC) che andava dal 41% con la dose da 900μg al 34% con la dose da 600μg.
Complessivamente, il profilo di tollerabilità di pasireotide è risultato simile a quello di altri analoghi della somatostatina, tranne che per la maggiore incidenza dell'iperglicemia, che però appare gestibile se diagnosticata precocemente e trattata in modo appropriato come da linee guida.
Il farmaco va iniettato due volte al giorno. E’ in corso uno studio di fase III che sta valutando una versione del farmaco a più lunga durata di azione, che andrà somministrato una volta al mese.
Pasireotide permette di agire direttamente sulle cause della malattia, controllando l'ipersecrezione del cortisolo e le sue complicanze invalidanti. La molecola ha come bersaglio quattro dei sottotipi recettoriali della somatostatina (SSR1, SSR2, SSR3 e SSR5), ormone che regola il funzionamento dell'ipofisi, con affinità elevata per i due sottotipi 2 e 5. L'affinità maggiore si ha nei confronti di SSR5, un sottotipo espresso frequentemente dai tumori ipofisari associati alla malattia di Cushing, mentre gli analoghi della somatostatina attualmente approvati si legano preferenzialmente al sottotipo SSR2 e non sono efficaci contro questa patologia.
La sindrome di Cushing è la condizione clinica caratterizzata dall'eccesso di ormoni glucocorticoidi nel circolo ematico. Fu descritta nel 1932 dal chirurgo americano Harvey Williams Cushing considerato il padre della neurochirurgia. Si tratta di una malattia ormonale rara, ma grave e invalidante, che colpisce circa 10-15 pazienti su un milione all'anno, più comune tra i 20 e i 50 anni e con una prevalenza tre volte maggiore nel sesso femminile. A oggi sono ancora ignote le cause alla base dello sviluppo dei tumori ipofisari responsabili della malattia, che può portare a gravi complicanze di tipo metabolico e cardiovascolare, nonché al decesso. L'approccio terapeutico più utilizzato è la rimozione chirurgica del tumore, ma fino al 50% dei pazienti così trattati può mostrare comunque una persistenza della malattia o una ricaduta dopo l'intervento.
Comunicato Ema
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