Oggi l’Fda ha approvato l’impiego di gefitinib quale terapia di prima linea  per i pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule in fase metastatico il cui tumore esprima mutazioni del gene EGFR, verificate attraverso un test specifico.

Le mutazioni del gene EGFR (epidermal growth factor receptor) sensibili a gefitinib sono le delezioni “in-frame” che eliminano i cinque aminoacidi ELREA nell’esone 19 e la sostituzione L858R nell’esone 21.

L’approvazione Usa deriva dai dati dello studio IFUM, un trial di di Fase IV, in aperto, multicentrico, monobraccio, condotto in 13 Paesi europei, Italia compresa, per confermare ulteriormente efficacia, sicurezza e tollerabilità di gefitinib

in pazienti occidentali affetti da tumore polmonare non a piccole cellule (NSCLC) localmente avanzato o metastatico, positivo alla mutazione del Recettore per il Fattore di Crescita Epidermico (EGFR). L’endpoint primario è stato la valutazione della risposta tumorale obiettiva globale (ORR; risposta completa (CR) o risposta parziale (PR) confermata) a Gefitinib, utilizzando i criteri di valutazione “Response Evaluation Criteria in Solid Tumours” (RECIST).

I risultati dello studio di fase IV IFUM dimostrano che la terapia di prima linea con gefitinib comporta un tasso di regressione della malattia (ORR) del 70% nei pazienti occidentali affetti da NSCLC positivo alla mutazione EGFR, risultato sovrapponibile a quello ottenuto nella popolazione asiatica.

In media si è registrato un tasso di controllo della malattia (DCR; risposta completa/parziale o malattia stabile maggiore o uguale a 6 settimane) del 91%, mentre la sopravvivenza libera da progressione (PFS) è stata di 9,7 mesi (basata su 61 eventi) e la sopravvivenza globale (OS)  di 19 mesi (29 eventi).

Gefitinib, somministrato per via orale come un’unica compressa giornaliera, è un inibitore tirosin-chinasico del recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR-TKI), una proteina che regola i percorsi di segnalazione intracellulare coinvolti nella proliferazione e sopravvivenza delle cellule tumorali. L‘attività del fattore di crescita è stata individuata come un punto chiave della crescita e diffusione tumorale in un’ampia tipologia di carcinomi. Gli studi hanno dimostrato che l’NSCLC positivo a mutazioni EGFR in stadio avanzato è particolarmente sensibile a Gefitinib.

L’approvazione Usa deriva dai dati dello studio IFUM, un trial di di Fase IV, in aperto, multicentrico, monobraccio, condotto in 13 Paesi europei, Italia compresa, per confermare ulteriormente efficacia, sicurezza e tollerabilità di gefitinib in pazienti occidentali affetti da tumore polmonare non a piccole cellule (NSCLC) localmente avanzato o metastatico, positivo alla mutazione del Recettore per il Fattore di Crescita Epidermico (EGFR). L’endpoint primario è stato la valutazione della risposta tumorale obiettiva globale (ORR; risposta completa (CR) o risposta parziale (PR) confermata) a Gefitinib, utilizzando i criteri di valutazione “Response Evaluation Criteria in Solid Tumours” (RECIST).

Gli studi hanno dimostrato che l’NSCLC positivo a mutazioni EGFR in stadio avanzato è particolarmente sensibile a gefitinib. La presenza di varie mutazioni somatiche nel gene EGFR di pazienti con NSCLC è stata dimostrata da numerosi studi.

Più recentemente alcune di queste mutazioni sono state associate all’efficacia degli inibitori della tirosina-chinasi, mentre altre sono state correlate con la resistenza agli stessi farmaci.

Le mutazioni farmaco-sensibili più comuni sono le delezioni “in-frame” che eliminano i cinque aminoacidi ELREA nell’esone 19 e la sostituzione L858R nell’esone 21. Queste alterazioni, insieme, rappresentano l’85-90% di tutte le mutazioni di EGFR nel NSCLC. La sostituzione T790M, invece, è la mutazione più frequente tra quelle che inducono la resistenza ai TKI.

Comunicato Fda