Abbiamo intervistato il Prof. Margonato, cardiologo al San Raffaele di Milano.

La Food and Drug Administration americana ha approvato rosuvastatina per la riduzione del rischio di ictus, infarto miocardico e procedure di rivascolarizzazione in persone che non presentano evidenze cliniche di malattie coronariche in atto ma con un aumentato rischio di malattie cardiovascolari dovuto all'età avanzata (uomini ≥50 anni e donne ≥60 anni), un livello di proteina c reattiva ad alta sensibilità (hsCRP) ≥ 2 mg/L e la presenza di un altro fattore di rischio cardiovascolare aggiuntivo, quale, ad esempio, ipertensione, bassi livelli di colesterolo HDL, fumo o una storia famigliare di coronaropatia prematura.

L'approvazione della nuova indicazione si basa sui dati dello studio JUPITER (Justification for the Use of statins in Primary prevention: an Intervention Trial Evaluating Rosuvastatin) che ha dimostrato una riduzione del 44% (p<0.001), significativa rispetto al placebo, dell'incidenza degli eventi cardiovascolari maggiori (rischio combinato di infarto, ictus, rivascolarizzazione arteriosa, ricovero ospedaliero per angina instabile o morte per cause cardiovascolari), in uomini e donne con livelli elevati di proteina C reattiva (PCRhs), ma livelli di colesterolo normali.

In confronto con placebo, rosuvastatina ha dimostrato una significativa riduzione del 54% del rischio di infarto (p<0.001), del 48% di ictus (p=0.002) e di rivascolarizzazione arteriosa del 46% (p<0.001).

Nello studio Jupiter sono stati arruolati 17.802 soggetti in apparente stato di buona salute e sono stati randomizzati con un criterio di 1:1 all'assunzione di rosuvastatina 20 mg/die o all'assunzione di placebo e il periodo di follow up medio è stato di 1,9 anni (massimo 5 anni). Tali soggetti avevano un valore di colesterolo LDL inferiore a 130 mg/dL e un valore di CRP = 2.0 mg/L.

Nel gruppo in rosuvastatina si sono registrati 142 eventi cardiovascolari maggiori, mentre nel gruppo in placebo il numero di eventi è stato di 251.La percentuale di riduzione, o per essere più precisi il "relative hazard reduction" è risultato simile per le donne (46%) e per gli uomini (42%).

La Proteina C-reattiva, indicata frequentemente con l'acronimo PCR, oppure CRP (dall'inglese C-reactive Protein), è una particolare proteina rilevabile nel sangue prodotta dal fegato. La sua concentrazione aumenta notevolmente in caso di uno stato infiammatorio, di conseguenza la sua misurazione, insieme alla misurazione della VES, può rivelarsi molto utile in caso di sospetto di alcune malattie infiammatorie.
Livelli elevati di proteina C-reattiva sono associati ad aumentato rischio di cardiopatia ischemica e di malattia cerebrovascolare ischemica.

Abbiamo parlato delle implicazioni cliniche di questa nuova indicazione dell'Fda con il Prof. Alberto Margonato, Direttore del Dipartimento di Cardiologia dell'Ospedale San Raffaele di Milano.

Quali prospettive apre questa decisione dell'Fda?
Di enorme importanza clinica. Fino ad oggi abbiamo utilizzato le statine per la prevenzione secondaria e per quella primaria in presenza di livelli elevati di colesterolo. Le nuove teorie sull'origine infiammatoria dell'aterosclerosi hanno gettato le basi alla valutazione di rosuvastatina in pazienti con livelli di proteina C reattiva elevati e il farmaco ha dato risultati molto convincenti tanto da indurre l'Fda a concedere questa nuova indicazione.

Quali esattamente?
In pazienti che presentavano un solo fattore di rischio cardiovascolare ma che avevano livelli di proteina C reattiva superiori a 2 g/litro il farmaco ha ridotto la mortalità del 49% anche in presenza di "normali" livelli di colesterolo "cattivo". Questo significa poterlo utilizzare per la prevenzione di ictus, infarti e stroke. Quando sarà approvato anche nel nostro paese, ovviamente.

La misurazione della proteina C reattiva è un esame di agevole effettuazione?
Direi di si, oramai la maggior parte dei laboratori  si è attrezzata in questo senso. Bisogna sottolineare che la valutazione deve essere effettuata con la tecnica ad alta sensibilità.

Come si può spiegare l'efficacia del farmaco?
Probabilmente con effetti che vanno al di là dell'azione su colesterolo. Il meccanismo protettivo sarebbe dovuto ai cosiddetti effetti "pleiotropici" delle statine, che includono attività anti-infiammatoria e anti-trombotica, di modulazione della funzione endoteliale, di riduzione della pressione arteriosa e altri effetti ancora.

Unico neo di questo nuovo impiego della statina sono i maggiori costi. Cosa ne pensa?
Qualora questa indicazione venga riconosciuta anche dall'Emea e approvata anche nel nostro paese, può indubbiamente portare a un aumento dei consumi del farmaco, ampliandosi la fascia di pazienti che ne potrebbero beneficiare. Però come abbiamo visto nello studio Jupiter si potrebbero ridurre considerevolmente le ospedalizzazioni per eventi cardiovascolari, gli interventi di by pass e così via.
Anche se per dare una risposta certa occorrerebbero studio di farmacoeconomia parametrati sulla realtà italiana, è  molto probabile che alla fine il bilancio possa essere positivo anche per le casse dello Stato.

FAQ dell'Fda sulla nuova indicazione di rosuvastatina