Durante il congresso internazionale della Healthcare Infection Society (HIS), svoltosi il 16-18 novembre, a Lione, in Francia, è stato presentato un consensus report, primo nel suo genere, sulle infezioni da Clostridium difficile (CDI) a cui hanno contribuito più di 1.000 esperti di tutta Europa.

Il Consensus report era finalizzato a individuare una serie di punti di vista di diversi esperti nella gestione della CDI, al fine di determinare atteggiamenti nella diagnosi e nel trattamento e gli esiti della CDI e di identificare i bisogni clinici non ancora soddisfatti.

Sulla base dei punteggi di consenso dei 1.047 medici che hanno risposto, sono state proposte le raccomandazioni per sviluppare ulteriormente i servizi legati alle CDI al fine di garantire che opportune strategie di diagnosi e di trattamento vengono applicate in tutte le strutture sanitarie in Europa. Le raccomandazioni concordate includono:
•  Implementazione di algoritmi ben definiti per la selezione, raccolta e controllo del campione di feci
•  Migliore definizione per la pianificazione del trattamento ottimale delle CDI per i pazienti con co-morbilità
•  Migliorata gestione degli antibiotici, anche mediante la formazione di tutti gli operatori sanitari e attraverso politiche nazionali che garantiscono la sorveglianza costante, la prevenzione, la diagnosi e il trattamento delle CDI in tutta Europa.

Il Dr Nicola Petrosillo, IRCCS L. Spallanzani, Roma, ha così commentato: “Il più grande problema che dobbiamo affrontare nel trattamento delle CDI è la recidiva. Le CDI ricorrenti non solo causano un aumento della sofferenza del paziente, ma determinano anche un incremento significativo dei costi sanitari. Uno studio tedesco ha dimostrato che i costi per il trattamento dei pazienti con CDI sono di oltre 7000 € più elevati rispetto a quelli per il trattamento di pazienti senza CDI. Le raccomandazioni formulate grazie a questa indagine potrebbero contribuire a garantire che vengano applicate adeguate strategie di diagnosi e di trattamento sia a livello nazionale che europeo per migliorare i risultati dei pazienti e ridurre l'onere economico di questa malattia potenzialmente fatale”

Un panel di esperti europei ha preparato una serie di 29 affermazioni, che rappresentano i loro punti di vista condivisi sulla diagnosi e la gestione delle CDI in Europa. Si tratta di dichiarazioni di consenso incentrate in particolare sulla diagnosi delle CDI; definizioni di gravità; fallimento del trattamento, recidiva e le sue conseguenze; interventi di prevenzione e controllo delle infezioni; stewardship antimicrobica e formazione; e linee guida cliniche e policy a livello nazionale sulle CDI.

I questionari sono stati completati da 1.047 medici coinvolti nella gestione delle CDI in Germania, Francia, Spagna, Italia, Svezia e Regno Unito. I medici, specializzati in malattie infettive, medicina interna e terapia intensiva, hanno indicato il loro livello di accordo con ciascuna delle affermazioni. Livelli di accordo hanno superato la soglia del 66% di consenso per 27 su 29 dichiarazioni (93,1%), a indicare una forte condivisione da parte della maggioranza. Sono state analizzate le differenze tra i vari paesi e le diverse specializzazioni  evidenziando una forte allineamento con i punteggi generali del consensus.

Altre raccomandazioni derivanti dal consensus comprendono il rafforzamento delle definizioni per indicare la gravità delle CDI, in particolare CDI gravi e non gravi; una maggiore collaborazione tra gli ospedali e i servizi sanitari locali e di assistenza sociale per migliorare la gestione delle CDI; la necessità di risorse adeguate e di una rigida applicazione di interventi di controllo delle infezioni per limitare la trasmissione di CDI.

“I pazienti affetti da CDI sono generalmente già estremamente vulnerabili, come ad esempio i malati di cancro, le persone che hanno ricevuto immunosoppressori o antibiotici, e quelli sottoposti a un intervento chirurgico recente," ha dichiarato il Dottor Simon Goldenberg, Guy and St Thomas 'NHS Foundation Trust, Londra. "Questa indagine è importante perché mette in evidenza il punto di vista degli operatori sanitari che quotidianamente sono attivamente coinvolti nel condurre i test, formulare la diagnosi e definire il trattamento per le CDI, oltre ad essere direttamente responsabili della riduzione dei tassi di trasmissione e di recidiva.”

L’infezione da Clostridium difficile è una delle più comuni cause di diarrea associata agli antibiotici e nei casi gravi può portare a intervento chirurgico intestinale e anche alla morte.

I pazienti ospedalieri con CDI sono fino a tre volte più a rischio di morire in ospedale (o entro un mese dall’infezione) di quelli senza CDI. La recidiva è una grande sfida nel trattamento di CDI, infatti il 25% dei pazienti con CDI incorre in una recidiva entro un mese e i pazienti che hanno già avuto una recidiva hanno un rischio del 40% di un ulteriore episodio di CDI.
Infezione da Clostridium difficile
CDI è una grave malattia, dovuta all’infezione della parete interna del colon, generata dal batterio C. difficile. I batteri producono tossine che causano infiammazione del colon, diarrea e, in alcuni casi, morte.I pazienti generalmente sviluppano CDI dopo l'uso di antibiotici ad ampio spettro che intaccano la normale flora intestinale, permettendo a C.difficile di proliferare. La CDI è la principale causa di diarrea acquisita in ospedale (nosocomiale) nei paesi industrializzati e il rischio di recidiva da CDI è particolarmente elevato nei pazienti di età superiore ai 65 anni. La recidiva di CDI si verifica in circa il 25% dei pazienti entro 30 giorni dal trattamento iniziale con le terapie comunemente utilizzate. L’ESCMID ha identificato la recidiva come il problema più importante nel trattamento di CDI.