Bristol-Myers Squibb ha programmato di testare i suoi farmaci anti epatite C in associazione al sofosbuvir di Gilead. L’obiettivo è poter curare i pazienti in sole 4 settimane anzichè nelle 12 previste con sofosbuvir. Lo ha reso noto Eric Hughes, leader del programma epatiti di  Bristol-Myers Squibb parlando al canale televisivo CNBC.

Il primo studio  sarà condotto su 30 pazienti con infezione da genotipo I, di cui 15 trattati per 4 settimane e 15 per 6 settimane. Partirà entro fine luglio e poi, se i risultati daranno tassi di cura superiori al 90% si faranno altri studi su  popolazioni più ampie. I dati dello studio saranno pubblicati la prossima settimana sul sito clinicaltrials.gov

Già nel 2012 la Bristol aveva cercato di convincere Gilead a sviluppare il sofosbuvir in combinazione con il daclatasvir. Era anche stato condotto uno studio con risultati brillanti, perchè i tassi di cura erano stati del 100%. Poi Gilead ha deciso di proseguire per suo conto e ha sviluppato la combinazione sofosbuvir/ledispavir e non aveva più voluto collaborare con Bristol.

Adesso sofosbuvir è in commercio e quindi la Bristol lo può testare liberamente in combinazione con i propri farmaci. Se lo studio avesse successo, il costo di sofosbuvir per 4 settimane sarebbe di “soli” $28mila il che aprirebbe spazio per concedere i farmaci di Bristol a un prezzo competitivo.

Gilead, a sua volta, sta testando la combinazione sofosbuvir e ledispavir per terapia di 8 e 12 settimane a seconda della tipologia di pazienti e vi sono studi in corso di sole 6 settimane di terapia.

Il mercato potenziale per la cura dell’epatite è enorme, basti penare che in soli 3 mesi Gilead ha generato ricavi per 2,3 miliardi. La fortissima competizione che vede impegnate Gilead, AbbVie, Bristol e Merck non potrà che migliorare le già buone prospettive per i malati e (forse) consentire un accesso più economico a queste terapie.