Raggiunto l’obiettivo di tassi di cura superiori al 90% adesso la sfida per le aziende farmaceutiche è di accorciare al massimo la durata delle cure che, lo ricordiamo, nei regimi con interferone sono di solito di 48 settimane.

Un gruppo di pazienti con infezione da epatite C, cirrotici e naive al trattamento hanno raggiunto nell'80% dei casi la risposta virologica sostenuta (Svr) dopo sole 6 settimane di terapia con un regime di farmaci contenente un inibitore della proteasi NS3/4, grazoprevir, un inibitore della polimerasi NS5A, elbasvir, entrambi di Merck & Co. I due farmaci sono stati impiegati in combinazione con il sofosbuvir di Gilead Sciences.

La stessa combinazione dopo otto settimane di trattamento ha consentito il raggiungimento della risposta virologica sostenuta (Svr) nel 94,7% di questi pazienti, particolarmente difficili da trattare.

Questi risultati, relativi allo studio C-SWIFT, sono stati anticipati ieri da Merck and Co. e  sono stati presentati al congresso annuale dell’American Association for the Study of Liver Diseases in corso a Boston fino all'11 novembre.

Grazoprevir (MK-5172/MK-8742) è un inibitore delle proteasi NS3/NS4A, mentre l’elbasvir (MK-5172A) è un inibitore dell’NS5A. Entrambi sono sviluppati da Merck and Co, società che in Italia e altri Paesi è conosciuta come MSD.

Lo studio C-SWIFT comprendeva 102 pazienti naïve con Hcv di genotipo 1. Pazienti non cirrotici sono stati randomizzati a ricevere la combinazione a dose fissa di grazoprevir più elbasvir, in associazione con sofosbuvir, una volta al giorno per otto, sei o quattro settimane. Nel frattempo, i pazienti cirrotici sono stati randomizzati a ricevere la combinazione di sperimentazione per otto o sei settimane. L'endpoint primario dello studio era la percentuale di pazienti che hanno raggiunto risposta virologica sostenuta (Svr) 12 settimane dopo il completamento della terapia.

Oltre ai risultati detti in precedenza che consentono il raggiungimento di Svr molto buone (8 settimane) o discrete (6 settimane), sono stati anche annunciati i risultati dopo somministrazione per 4 settimane che hanno determinato un’efficacia che l’azienda ha definito "sub-ottimale" in quanto hanno consentito il raggiungimento della Svr nel 38,7% dei pazienti. L’azienda ha sottolineato che 19 dei 31 pazienti in questo braccio di studio hanno avuto fallimento virologico.

L’azienda ha annunciato che farà ulteriori test per valutare la bassa percentuale ottenuta nel trattamento di più breve durata e che il loro obiettivo finale è quello di creare una combinazione di una combinazione di farmaci che funzioni in tutti i sei ceppi noti di HCV.

La casa farmaceutica americana ha indicato che inizierà gli studi di fase II per valutare grazoprevir e elbasvir in combinazione con il suo inibitore sperimentale nucleotidico della polimerasi NS5B,  MK-3682. Questo farmaco, che ha lo stesso meccanismo del sofosbuvir, ed è passato a Merck dopo la recente acquisizione da 3,85 miliardi di dollari dalla Index Pharmaceuticals. La fase II coinvolgerà anche la combinazione di grazoprevir, MK-3682 e l’ inibitore NS5A, MK-8408. Tali prove inizieranno con otto settimane di trattamento, con la possibilità di ridurre il ciclo a sole sei settimane.

Gli esperti al momento confrontano questi risultati con quelli ottenuti da sofosbuvir/ledipasvir di Gilead Sciences,  che ha dimostrato risposte virologiche sostenute che vanno dal 94% al 99% dopo 12 settimane di trattamento. Questa combinazione il mese scorso è stata approvata dall’ Fda per il trattamento di adulti affetti da Hcv di genotipo 1 con infezione cronica.

Credit Suisse stima che il mercato per le associazioni interferon free raggiungerà i 15 miliardi dollari entro il 2016.

Emilia Vaccaro