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Sclerosi multipla, arriva in Italia ocrelizumab, primo trattamento efficace nelle forme recidivanti e in quelle primariamente progressive

È disponibile anche in Italia una nuova terapia per il trattamento della sclerosi multipla. Si tratta dell'anticorpo monoclonale ocrelizumab, primo e unico trattamento per le forme primariamente progressive, che fino a oggi non avevano trovato risposte terapeutiche. Il farmaco è indicato anche nelle forme recidivanti remittenti di malattia che poi sono quelle di gran lunga più frequenti.

È disponibile anche in Italia una nuova terapia per il trattamento della sclerosi multipla. Si tratta dell’anticorpo monoclonale ocrelizumab, primo e unico trattamento per le forme primariamente progressive, che fino a oggi non avevano trovato risposte terapeutiche. Il farmaco è indicato anche nelle forme recidivanti remittenti di malattia che poi sono quelle di gran lunga più frequenti.

La forma primariamente progressiva, la meno frequente e con un esordio subdolo, interessa il 15% dei casi di sclerosi multipla, malattia che colpisce i giovani tra i 20 e i 40 anni e in Italia interessa 110 mila persone, con una frequenza due volte superiore nelle donne.

A soli nove mesi dall’approvazione europea avvenuta nel gennaio scorso, il farmaco ha ricevuto l’approvazione di AIFA per la rimborsabilità in fascia H ed è erogabile solo in ambito ospedaliero.



Come funziona il farmaco
Ocrelizumab è un anticorpo monoclonale umanizzato in grado di attaccare le cellule B CD20+, considerate tra le principali responsabili del danno alla mielina e all’assone, il prolungamento del corpo cellulare di una cellula nervosa.

La sua azione è selettiva: sulla base di studi preclinici, ocrelizumab si lega alle proteine della superficie cellulare CD20+, espresse su alcune cellule B, ma non sulle cellule staminali o sulle plasmacellule, consentendo così di preservare importanti funzioni del sistema immunitario.

«Si tratta di una vera rivoluzione copernicana» spiega Giancarlo Comi, Direttore del Dipartimento di Neurologia e dell’Istituto di Neurologia Sperimentale (INSPE), Università “Vita-Salute San Raffaele” IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano. «Ocrelizumab ha la peculiarità unica di attaccare un tipo specifico di linfociti B, ovvero quelli che esprimono il recettore CD20. È noto che queste cellule svolgono un ruolo chiave nell’aggressione che il sistema immunitario scatena contro le cellule nervose e la guaina mielinica che le ricopre, causa dei sintomi che si associano alla sclerosi multipla. I dati ottenuti nell’ambito degli studi registrativi hanno dimostrato l’elevata potenza del farmaco, la cui efficacia è risultata superiore a quella dell’interferone β-1a ad alte dosi, il trattamento più frequente per le forme di malattia in ricaduta e remissione, nel ridurre l’attività clinica e sub-clinica di malattia».

Caratteristiche innovative
Oltre ai dati di dimostrata efficacia, anche lo schema posologico costituisce una importante innovazione. Dopo la dose di attacco che prevede due infusioni a distanza di 15 giorni, il farmaco possiede il vantaggio di poter essere somministrato ogni sei mesi con una singola infusione endovenosa da 600 mg. La somministrazione semestrale influisce molto positivamente sulla psiche del paziente e sulla sua qualità di vita, permettendo di “non sentirsi malato”.

La diagnosi precoce è anche in questa patologia, cruciale. L’orientamento clinico attuale considera ottimale una terapia somministrata nelle fasi iniziali della malattia, anche quando non sono presenti sintomi. La presenza di anche minime lesioni midollari, rilevata attraverso la RMN, inoltre deve essere interpretata come un segnale di aggressività della malattia e richiede una terapia mirata.

Ocrelizumab può essere impiegato fin dalle fasi precoci della patologia. Da un’analisi condotta sul periodo di estensione in aperto degli studi, inoltre, è emerso che quattro anni di trattamento continuo con ocrelizumab hanno comportato nella SM recidivante una riduzione sostenuta dell’attività di malattia sottostante, osservata anche nei pazienti che sono stati trattati con ocrelizumab per due anni, a seguito di un precedente trattamento di due anni con interferone.

Gli studi clinici
Il farmaco è stato confrontato con l’interferone-1a, rispetto al quale ha mostrato di consentire una riduzione degli attacchi del 50% e della disabilità pari al 40%: il numero delle lesione attive, a 24 mesi, nei pazienti trattati è diminuito del 92 %.

Ocrelizumab è stato testato attraverso tre studi di fase III: OPERA I e OPERA II condotti in pazienti adulti con sclerosi multipla recidivante (SMR), e lo studio ORATORIO, che ha reclutato pazienti adulti affetti dalla forma primariamente progressiva (SMPP). Gli studi OPERA I e OPERA II, della durata di 2 anni, hanno dimostrato l’efficacia di ocrelizumab, rispetto a interferone β-1a, nel ridurre in maniera significativa il tasso annualizzato di recidive (ARR, annualised relapse rate) e il rischio di progressione di disabilità (CDP, confirmed disability progression).

Nello studio ORATORIO, della durata di 120 settimane, i pazienti trattati con ocrelizumab hanno mostrato una riduzione della progressione della disabilità confermata a 12 e 24 settimane (CDP) pari al 24% e al 25%, rispetto al gruppo placebo.

Lo stesso studio ha dimostrato, rispetto al placebo, una variazione media del 29% del tempo impiegato dai pazienti per percorrere una distanza di 25 piedi (test T25- FW, dato a 120 settimane). Le analisi dei nuovi dati di fase III dimostrano che nei pazienti affetti dalla forma primariamente progressiva il trattamento con ocrelizumab può ritardare di sette anni la necessità di impiego della sedia a rotelle, definita dal raggiungimento di un punteggio alla scala EDSS (Expanded Disability Status Scale) superiore o uguale a sette.

Entro il 2019 saranno avviati due nuovi studi globali di fase IIIb, mirati a migliorare la comprensione clinica della progressione della SM e preservare la funzionalità degli arti superiori nelle persone con SM progressiva.

Lo studio ORATORIO-HAND valuterà la sicurezza e l’efficacia a lungo termine di ocrelizumab nelle persone con SMPP più avanzata (punteggio EDSS compreso tra 3 e 8).

Un secondo studio, denominato CONSONANCE, misurerà l’efficacia a lungo termine di ocrelizumab nella SM progressiva (sclerosi multipla primariamente progressiva - SMPP, e sclerosi multipla secondariamente progressiva - SMSP) impiegando nuovi endpoint compositi di disabilità, tra cui l’assenza di evidenza di progressione e l’assenza di evidenza progressione o di attività di malattia, una serie di outcome considerati rilevanti per i pazienti e i parametri avanzati di risonanza magnetica.

La voce dei pazienti
Durante la presentazione alla stampa scientifica c’è stata anche la testimonianza di Alice, una paziente, 38 anni, che due anni fa ha ricevuto una diagnosi di sclerosi multipla, manifestatasi con disturbi della visione.

«Ho avuto la fortuna di poter essere trattata subito con questo farmaco, senza aver sperimentato altre terapie prima. Non ho sintomi e non mai avuto nessun effetto collaterale, né dopo la prima somministrazione né a seguito delle successive. Sto bene e ho potuto continuare tutte le mie attività lavorative e sportive, grazie anche alla somministrazione ogni sei mesi che mi fa quasi dimenticare della malattia».