Si inizia a capire perché una sovraegolazione dei recettori ormonali - recettori degli estrogeni (ER) e recettori del progesterone (PR) - permette un migliore controllo tumorale nelle donne colpite da un cancro al seno.

Autore della scoperta è un team internazionale guidato da Jason S. Carroll (del Cancer Research UK Cambridge Institute dell’Università di Cambridge), che ha pubblicato i risultati della sua ricerca su Nature.

È noto da tempo che le pazienti con entrambi i recettori ormonali positivi hanno outcome migliori rispetto a quelle con recettori negativi. Queste donne, infatti, tendono a rispondere meglio alle cure e hanno un minor rischio di ricaduta, anche se trattate con la stessa terapia ormonale a cui sono sottoposte le donne ER-positive, ma PR-negative.

I risultati suggeriscono che per il trattamento dei casi PR-positivi ed ER-positivi, che rappresentano circa la metà di tutti i tumori al seno diagnosticati, si potrebbe utilizzare una terapia ormonale con progesterone.

Utilizzando linee cellulari di xenotrapianti ER-positivi e PR-positivi, e cellule di tumori al seno ER-positivi prelevate dalle pazienti e coltivate in vitro, Carroll e gli altri ricercatori hanno osservato che i recettori degli estrogeni e del progesterone interagiscono fisicamente all'interno della cellula. Inoltre, hanno scoperto che il profilo di espressione genica globale di queste cellule era diverso quando le cellule erano state esposte ai soli estrogeni oppure agli estrogeni più progesterone e, in presenza di entrambi gli ormoni si avevano outcome migliori.

Aggiungendo il progesterone al tamoxifene, i ricercatori hanno visto che il recettore degli estrogeni veniva reindirizzato verso trascrizionali target diversi e la sua attività veniva bloccata.

Inoltre, la combinazione di progesterone e tamoxifene ha rallentato la crescita tumorale rispetto a ciascuno dei due trattamenti singoli sia nelle cellule tumorali coltivate in laboratorio sia nei tumori della mammella impiantati nei topi.

"Questo studio chiarisce in modo elegante una funzione precedentemente sconosciuta del recettore del progesterone nel modulare il comportamento del recettore degli estrogeni nel tumore al seno" ha commentato Jacqueline F. Bromberg, del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, non coinvolta nel lavoro.

Tuttavia, ha sottolineato l’oncologa, questo studio preclinico, sebbene importante, non può ancora essere tradotto direttamente in trial clinici. Tutti gli esperimenti nei modelli murini e umani hanno richiesto l'aggiunta di estrogeni, così come di tamoxifene e progesterone, che non è clinicamente rilevante. Inoltre, ha aggiunto l’esperta, il tipo di progesterone utilizzato nello studio non è quello usato nella pratica clinica.

H. Mohammed, et al. Progesterone receptor modulates ERα action in breast cancer. Nature 2015;  523: 313-7; doi:10.1038/nature14583.
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