In uno studio pubblicato di recente su JAMA Oncology, le donne con un carcinoma ovarico con mutazioni dei geni ADAMTS si sono dimostrate significativamente più sensibili alla chemioterapia rispetto alle donne con tumori con i geni ADAMTS wild-type.

Inoltre, le mutazioni di questo gene sono risultate predittive di una sopravvivenza globale (OS) e una sopravvivenza libera da progressione (PFS) superiori, a prescindere dalla presenza o meno di mutazioni dei geni BRCA1/2, dallo stadio, dalla presenza o meno di tumore residuo e dall'età.

"L'identificazione precoce delle pazienti che stanno beneficiando o meno di una terapia a base di platino è fondamentale per la gestione del carcinoma ovarico avanzato e rappresenta un passo importante verso il traguardo di un trattamento personalizzato" scrivono gli autori, guidati da Yuexin Liu, del Dipartimento di Patologia dell’MD Anderson Cancer Center di Houston.

I ricercatori aggiungono, inoltre, che questi risultati hanno "importanti implicazioni a fini predittivi e della progettazione dei trial “e  che “potrebbero essere un’utile aggiunta alla ricerca delle mutazioni di BRCA per le pazienti con un tumore ovarico”.

Le mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2 sono presenti in circa il 20% delle pazienti con tumore ovarico del Cancer Genome Atlas (un progetto avviato nel 2006 dal National Cancer Institute e dal National Human Genome Research Institute, finalizzato a creare un catalogo delle mutazioni genetiche responsabili dei tumori), ma le percentuali di chemiosensibilità alle terapie a base di platino sono circa del 70%, il che significa che la risposta alla chemioterapia può dipendere anche da qualcosa di diverso dalle mutazioni di BRCA.

Liu e i colleghi hanno quindi effettuato uno studio osservazionale al fine di identificare nuove mutazioni genetiche che potrebbero essere associate alla chemiosensibilità utilizzando dati genomici e clinici ottenuti da 512 donne con un tumore ovarico e dati di sequenziamento dell’intero esoma disponibili nel Cancer Genome Atlas tra il 2009 e il 2014.

Le analisi hanno evidenziato un tasso di mutazione complessivo di circa il 10,4% per otto membri della famiglia dei geni ADAMTS. Queste mutazioni sono risultate associate a una sensibilità alla chemioterapia significativamente più alta rispetto ai geni wild type (100% contro 64%; P < 0,001) e un intervallo libero da platino superiore (durata mediana di 21,7 mesi contro 10,1; P = 0,001).

Inoltre, le analisi hanno evidenziato nelle pazienti con mutazioni dei geni ADAMTS un’OS significativamente superiore (58 mesi contro 41,3; HR 0,54; IC al 95% 0,42-0,89; P = 0,01), così come una PFS significativamente più lunga (31,8 mesi contro 15,3; HR 0,42; IC al 95% 0,38-,070; P < 0,001) rispetto alle pazienti con geni ADAMTS wild type.

Le donne portatrici di mutazioni di questi geni hanno mostrato un miglioramento significativo dell’OS (P = 0,01), della PFS (P < 0,001) e della sopravvivenza libera da platino (P = 0,001) anche dopo aver aggiustato i dati in funzione delle mutazioni di BRCA, dello stadio chirurgico, del tumore residuo e dell'età delle pazienti.

Inoltre, non è stata trovata nessuna correlazione significativa tra le mutazioni dei geni ADAMTS e quelle dei geni BRCA1 o BRCA2.

Nella discussione, gli autori sottolineano che restano ancora da identificare ulteriori fattori predittivi di sensibilità, perché molte pazienti senza mutazioni di ADAMTS o di BRCA1 o BRCA2 sono comunque chemiosensibili.

Y. Liu, et al Association of Somatic Mutations of ADAMTS Genes With Chemotherapy Sensitivity and Survival in High-Grade Serous Ovarian Carcinoma. JAMA Oncol. 2015;1(4):486-494. doi:10.1001/jamaoncol.2015.1432.
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