Oncologia ed Ematologia Congresso ESMO 2020

Carcinoma ovarico epiteliale, chemioterapia dose-dense settimanale non superiore a quella standard sulla sopravvivenza. #ESMO20

Secondo i risultati dello studio ICON8, presentati di recente al congresso virtuale della European Society for Medical Oncology (ESMO), la chemioterapia dose-dense, somministrata ogni settimana, non migliora né la sopravvivenza libera da progressione (PFS) né la sopravvivenza globale (OS) delle pazienti con carcinoma ovarico epiteliale rispetto allo schema standard, ripetuto ogni 3 settimane. Tuttavia i risultati dello studio confermano che la chemioterapia dose-dense, come trattamento di prima linea, è un'alternativa sicura ed efficace alla chemioterapia standard.

Secondo i risultati dello studio ICON8, presentati di recente al congresso virtuale della European Society for Medical Oncology (ESMO), la chemioterapia dose-dense, somministrata ogni settimana, non migliora né la sopravvivenza libera da progressione (PFS) né la sopravvivenza globale (OS) delle pazienti con carcinoma ovarico epiteliale rispetto allo schema standard, ripetuto ogni 3 settimane. Tuttavia i risultati dello studio confermano che la chemioterapia dose-dense, come trattamento di prima linea, è un’alternativa sicura ed efficace alla chemioterapia standard.

«L’associazione di platino e paclitaxel somministrata ogni 3 settimane per 6-8 cicli è stata la pietra miliare del trattamento di prima linea del carcinoma epiteliale ovarico per buona parte degli ultimi tre decenni» ha commentato il primo autore dello studio, Andrew Clamp, oncologo medico del Christie NHS Foundation Trust di Manchester.

«C’è un forte razionale per la valutazione della terapia settimanale con paclitaxel in prima linea; studi preclinici condotti in modelli animali hanno evidenziato che la chemioterapia metronomica con taxani può migliorare la drug delivery, aumentare l’apoptosi delle cellule tumorali e ridurre l’angiogenesi» ha aggiunto l’autore.

Lo studio ICON8
ICON8 è uno studio multicentrico internazionale che ha arruolato 1566 pazienti con tumore ovarico in stadio FIGO IcG3-IV, assegnate in parti uguali a tre bracci di trattamento.

Il braccio 1 è stato sottoposto alla chemioterapia standard (carboplatino AUC5 più paclitaxel 175 mg/m2) ogni 3 settimane, al braccio 2 è stato somministrato paclitaxel 80 mg/m2 ogni settimana e carboplatino AUC5 ogni 3 settimane, mentre al braccio 3 è stata somministrata, ogni settimana l’associazione carboplatino AUC2 più paclitaxel 80 mg/m2.

I due endpoint primari dello studio erano la PFS e l’OS, di cui al congresso ESMO sono stati portati rispettivamente i risultati aggiornati e i risultati maturi.

Metà delle pazienti sottoposte a citoriduzione primaria e metà a chemioterapia neaodiuvante
Le caratteristiche di base delle pazienti erano ben bilanciate nei tre gruppi. L’età mediana del campione era di 62 anni, il 72% presentava un’istologia sierosa, e il 19,5% aveva un tumore in stadio Ic-IIa, il 18% in stadio IIa-IIIb e il 71% in stadio IIIc-IV.

Prima dell’ingresso nello studio, il 48% delle pazienti è stato sottoposto alla chirurgia citoriduttiva primaria (upfront) e il 50% alla chemioterapia neoadiuvante, ritardando la chirurgia primaria durante la chemioterapia, mentre il 2% delle pazienti è stato considerato inoperabile.

Nessuna differenza riguardo a tassi di mortalità e OS
Al momento dell’ultima analisi dei dati (3 aprile 2020) non sono state riscontrate differenza nei tassi di mortalità tra le pazienti trattate con la chemioterapia standard (61%) e quelle sottoposte agli altri due regimi, quello con paclitaxel settimanale e carboplatino ogni 3 settimane (57%) e quello trattato con carboplatino e paclitaxel entrambi settimanali (58%).

Nessuna differenza significativa fra i tre gruppi nemmeno per quanto riguarda l’OS mediana: 47,4 mesi per il gruppo trattato con lo schema standard, 54,1 mesi per quello trattato con paclitaxel settimanale e 53,4 mesi per quello trattato con carboplatino e paclitaxel, entrambi una volta alla settimana. I ricercatori non hanno osservato alcun miglioramento significativo dell’OS nel braccio 2 rispetto al braccio 1 (HR 0,89; IC al 97,5% 0,74-1,06; P = 0,14) e nel braccio 3 rispetto al braccio 1 (HR 0,91; IC al 97,5% 0,76-1,09; P = 0,27).

Il tipo di approccio chirurgico, upfront o ritardato dopo la chemioterapia neoadiuvante, non ha influenzato i dati di OS.

La chemioterapia dose-dense non prolunga la PFS
I risultati relativi alla PFS confermano quanto rilevato nell’analisi precedente, di 3 anni prima, e non mostrano differenze significative fra i tre bracci.

Nell'analisi aggiornata presentata ora al congresso ESMO, la PFS mediana è risultata di 17,4 mesi nel braccio 1, 20,1 mesi nel braccio 2 e 20,1 mesi nel braccio 3, e non si è osservata nessuna differenza statisticamente significativa né nel braccio 2 rispetto al braccio 1 (HR 0,94; IC al 97,5% 0,80 -1,10; P = 0,37) né nel braccio 3 rispetto al braccio 1 (HR, 0,95; IC al 97,5% 0,81-1,11; P = 0,48).

L’analisi finale dello studio conferma, quindi, che, sebbene la chemioterapia dose-dense con paclitaxel settimanale e carboplatino ogni 3 settimane o carboplatino/paclitaxel entrambi settimanali sia sicura ed efficace e possa essere somministrata come trattamento di prima linea per il carcinoma ovarico epiteliale, non offre benefici nel migliorare la sopravvivenza rispetto alla schedula standard, che prevede la somministrazione di entrambi i farmaci ogni 3 settimane.

Profilo di tossicità invariato
Il profilo di tossicità della schedula settimanale non ha mostrato differenze rispetto a quanto già presentato nei convegni precedenti.

«I bracci 2 e 3 hanno mostrato un aumento dell’incidenza degli eventi di grado 3 o 4 durante il trattamento, ma ciò è dipeso prevalentemente da un aumento dei casi di neutropenia di grado 3 o 4 non complicata. L’incidenza della neutropenia febbrile è risultata bassa in tutti e tre i bracci di trattamento e non si sono registrati aumenti di incidenza della neuropatia di grado 2 con i due regimi contenenti paclitaxel settimanale» ha precisato Clamp.

Dal momento che i regimi dose-dense non hanno mostrato di poter offrire un miglioramento della sopravvivenza, il regime carboplatino-paclitaxel ogni 3 settimane rimane la chemioterapia standard nel trattamento di prima linea per queste pazienti, ha concluso Clamp. Tuttavia, ha aggiunto, servono ulteriori valutazioni, e attualmente sono in corso analisi atte a verificare se nella coorte di pazienti sottoposte alla chemioterapia neoadiuvante e poi alla chirurgia vi sia un sottogruppo che potrebbe beneficiare dell’approccio dose-dense.

Fonte:
Clamp AR, et. al. ICON8: overall survival results in a GCIC phase III randomized controlled trial of weekly dose-dense chemotherapy in first line epithelial ovarian, fallopian tube, or primary peritoneal carcinoma treatment. Annals of Oncology (2020) 31 (suppl_4): S551-S589. 10.1016/annonc/annonc276. Link