Ortopedia e Reumatologia

Il consumo di caffè riduce il rischio di gotta?

Un consumo moderato di caffè può essere utile nella prevenzione primaria dell'iperuricemia o della gotta conclamata in entrambi i sessi. Le quantità da assumere per ottenere effetti apprezzabili, però, sono maggiori nella donna anzichè nell'uomo e, comunque, non possono sostituire la terapia antigotta standard ipouricemizzante. Lo studio su Seminars in Arthritis & Rheumatism

Ogni giorno si accumulano nuove evidenze di un beneficio sulla salute derivante dall'assunzione di caffè: è stato ampiamente dimostrato, infatti, come il consumo di caffè si associ ad una riduzione del rischio di diabete di tipo 2 e di malattia CV negli adulti.

Inoltre, è noto in letteratura come il consumo di questa bevanda in quantità moderate (da 3 a 5 tazze al giorno) non si associ ad un incremento del rischio, in individui sani, di eventi avversi legati alla sua assunzione (1-2).

A queste osservazioni si sono recentemente aggiunti i risultati derivanti dalla pubblicazione di una metanalisi pubblicata sulla rivista Seminars in Arthritis & Rheumatism (3), secondo i quali un consumo regolare di questa bevanda sarebbe associato ad una riduzione del rischio di gotta.

Anche se gli autori dello studio sottolineano come l'entità di questo effetto sia relativamente piccola  (ammesso che di effetto si tratti piuttosto che non frutto di casualità), i risultati della metanalisi sembrano suffragare il consumo di caffè in soggetti con iperuricemia e gotta.

La presenza di risultati contraddittori sugli effetti del consumo di caffè sull'uricemia (UA) ha sollecitato la messa a punto di questa metanalisi.
La ricerca sistematica della letteratura sull''evidenza disponibile sull'argomento, condotta sui principali database biomedici, ha portato all'identificazione di 9 studi (qualitativamente di buona fattura), per un totale di 175.310 individui, sui quali è stata condotta la metanalisi.
Di questi studi, 6 erano studi di coorte mentre i 3 rimanenti erano studi cross-section.

I ricercatori hanno così dimostrato che il rischio di gotta, corretto in base all' analisi multivariata, era ridotto del 15% (OR=0,85; IC95%= 0,72-0,99; eterogeneità tra gli studi= 23%; p=0,04) nei soggetti che assumevano da una a tre tazze di caffè al giorno.
Tra coloro che invece, consumavano 4 o più tazze di caffè al giorno, il rischio relativo si è addirittura dimezzato (OR=50%; IC95%= 0,36-0,70; I2=36%, P<0,0001).

Differenze sugli effetti del caffè sul rischio di gotta sono state documentate in base al sesso: gli uomini reclutati negli studi serviti per la metanalisi, infatti, presentavano livelli di UA nel sangue superiori a quelli osservati nelle donne, indipendentemente dal consumo di caffè.

Per osservare una riduzione statisticamente significativa dell'uricemia, era necessario che gli uomini assumessero da 1 a 3 tazze di caffe al giorno rispetto a meno di una tazza (-0.12 mg/dL, IC95%= -0,17 - -0,08, I2=41%, P<0,00001).

Per le donne, invece, era necessario un consumo di 4-6 tazze di caffè al giorno per ottenere una riduzione accettabile dell'UA (-0,11 mg/dL, IC95%= -0,20 - -0,02, P=0,02).

Nel commentare i risultati, gli autori della metanalisi hanno espresso perplessità sulla possibilità di rimpiazzare il trattamento standard della gotta con un incremento del consumo di caffè, dal momento che questa misura sembra essere efficace solo in una persona su 3.

“L'effetto ipouricemizzante del caffè è ridotto rispetto a quello osservato con l'impiego di alcuni farmaci quali l'allopurinolo – puntualizzano gli autori.
In particolare, è stato osservato come ad ogni incremento del dosaggio di allopurinolo pari a 100 mg corrisponda una riduzione dell'UA pari a 1 mg/dL, mentre la maggior riduzione di UA osservata con l'assunzione di caffè in quantità maggiori è pari solo a 0,36 mg/dL.
“E' improbabile, pertanto – aggiungono – che i pazienti con gotta possano ridurre la posologia del trattamento farmacologico o interromperlo (drug holiday) in concomitanza con l'incremento dell'assunzione di caffè”. Dunque, nella riduzione dell'UA, il caffè aiuta ma il farmaco non si tocca!

Quanto ai possibili meccanismi d'azione attraverso i quali il caffè eserciterebbe il suo effetto ipouricemizzante, è probabile che alcuni polifenoli contenuti nel caffè abbiano effetti inibitori sulla xantina-ossidasi in maniera simile all'acido clorogenico (contenuto soprattutto nella miscela arabica).

A tal riguardo, però, i ricercatori suggeriscono di ampliare lo studio degli effetti del caffè al di là della semplice artrite gottosa, ricordando come l'acido urico rappresenti anche un importante antiossidante del sistema nervoso centrale e che livelli sierici elevati di acido urico siano stati legati non solo alla gotta ma ad un miglioramento delle facoltà cognitive e ad un declino del rischio di demenza, mentre livelli ridotti sono stati associati a disturbi neurologici come il Parkinson.

In conclusione, gli autori della metanalisi auspicano la prossima implementazione di studi prospettici volti a verificare l'impatto del consumo di caffè sull'UA e di identificare i meccanismi d'azione di quanto osservato,  chiarendo anche l'influenza del genere sessuale.

Nicola Casella

Bibliografia
1) https://www.pharmastar.it/index.html?cat=search&id=20531

2) https://www.pharmastar.it/index.html?cat=search&id=20400

3) Park K, et al "Effects of coffee consumption on serum uric acid" Sem Arthritis Rheum 2016; DOI: 10.1016/j.semarthrit.2016.01.003.
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