Pneumologia

Fibrosi polmonare idiopatica: appello dei pazienti alle Istituzioni contro disparità regionali

Riconoscere la Fibrosi Polmonare Idiopatica (IPF) come malattia rara in tutte le regioni di Italia per garantire l'accesso indiscriminato agli esami clinici e alle cure a tutti i pazienti, implementare protocolli standardizzati e modelli diagnostici che facilitino la diagnosi precoce e accurata della patologia, promuovere una conoscenza più diffusa dell'IPF tra medici, professionisti del settore e grande pubblico. Queste in sintesi le richieste avanzate ai decisori politici in occasione del primo momento di confronto italiano sul tema della Fibrosi Polmonare Idiopatica, promosso da AMA Fuori dal Buio con il supporto incondizionato di Roche, nell'ambito delle iniziative per la Giornata Mondiale delle Malattie Rare.

Riconoscere la Fibrosi Polmonare Idiopatica (IPF) come malattia rara in tutte le regioni di Italia per garantire l’accesso indiscriminato agli esami clinici e alle cure a tutti i pazienti, implementare protocolli standardizzati e modelli diagnostici che facilitino la diagnosi precoce e accurata della patologia, promuovere una conoscenza più diffusa dell’IPF tra medici, professionisti del settore e grande pubblico.

Queste in sintesi le richieste avanzate ai decisori politici in occasione del primo momento di confronto italiano sul tema della Fibrosi Polmonare Idiopatica, promosso da AMA Fuori dal Buio con il supporto incondizionato di Roche, nell’ambito delle iniziative per la Giornata Mondiale delle Malattie Rare. 

Al centro dell’incontro, svoltosi oggi a Roma, le problematiche con cui quotidianamente i pazienti colpiti da IPF devono misurarsi e le proposte concrete per superarle, a partire dal riconoscimento a livello nazionale dell’IPF come malattia rara, che garantirebbe l’esenzione dal pagamento dei ticket a ogni paziente, indipendentemente dalla regione di residenza.

Proprio per superare le disuguaglianze con cui si scontrano i pazienti a livello nazionale e internazionale è stata creata la Carta Europea del Paziente, già presentata al Parlamento europeo nel 2014 e oggi portata all’attenzione delle istituzioni italiane per promuovere i diritti dei pazienti con IPF.

“La Carta Europea del Paziente, di cui AMA fuori dal buio è membro fondatore insieme ad altre 10 organizzazioni europee di pazienti con IPF, rappresenta uno strumento partecipato, condiviso ed esportabile, estremamente  importante nella diffusione di buone pratiche a favore delle persone con IPF – commenta Rosalba Mele, Presidente dell’Associazione AMA fuori dal buio -. Attraverso la Carta ci appelliamo ai decisori politici e alle istituzioni sanitarie affinché i malati e le loro famiglie abbiano diritto a una diagnosi precoce e accurata, accesso alle cure, approccio olistico alla cura, informazioni esaustive e di alta qualità su questa patologia, accesso alle cure palliative e di fine vita. In particolare, ai decisori italiani, a livello nazionale e regionale, chiediamo oggi il riconoscimento urgente dell’IPF come malattia rara e l’esenzione dal pagamento dei ticket in tutte le regioni, per garantire a ogni paziente un diritto indiscriminato ai trattamenti”.

La conoscenza di questa patologia è ancora limitata, in Italia colpisce ogni anno circa 16 persone ogni 100.000 abitanti, prevalentemente uomini tra i 55 e i 70 anni, sebbene si registrino anche alcuni casi in età precoce e con familiarità. A livello europeo le stime parlano di circa  80.000 - 111.000 persone che attualmente soffrono di IPF e circa 35.000 nuovi casi diagnosticati ogni anno. Si tratta di una malattia cronica, le cui cause sono ancora sconosciute, che colpisce i polmoni determinando progressivamente, e talvolta in maniera imprevedibile, importanti problemi di respirazione, fino al punto di togliere letteralmente il fiato.

“L’IPF è un tipo specifico di fibrosi polmonare in cui gli alveoli, i piccoli sacchetti polmonari che assorbono l’ossigeno necessario alla nostra sopravvivenza, vengono gradualmente sostituiti da tessuto cicatriziale fibrotico fino a causare una grave e letale insufficienza respiratoria – spiega Carlo Vancheri, Professore Ordinario di Malattie Respiratorie Università degli Studi di Catania -. Il decorso della malattia è diverso da persona a persona e difficile da prevedere. Di certo i pazienti con IPF hanno un’aspettativa di vita peggiore rispetto alla maggior parte dei pazienti affetti da cancro sebbene al momento della diagnosi molti non ne percepiscano la gravità. Proprio a causa della sua scarsa conoscenza, sia a livello di opinione pubblica che di classe medica, e complice il fatto che la malattia presenti una sintomatologia aspecifica, l’IPF viene spesso confusa con altre malattie respiratorie causando un ritardo nella diagnosi in media di due anni dalla comparsa dei primi sintomi. Questo si ripercuote inevitabilmente sulle possibilità di successo dell’intervento terapeutico, che oggi grazie alla disponibilità di alcuni farmaci, è in grado di rallentare il decorso della malattia e di migliorare la qualità di vita dei pazienti”.

Il riconoscimento precoce e corretto della malattia, fondamentale per i successivi approcci terapeutici e l’eventuale valutazione del trapianto polmonare, richiede l’intervento di un team multidisciplinare che può coinvolgere oltre allo specialista pneumologo diverse figure professionali quali radiologo, anatomopatologo, reumatologo, immunologo clinico, chirurgo toracico e cardiologo.

“L’importanza di essere seguiti da un team multidisciplinare, che lavori armonicamente all’interno di uno stesso ospedale, implica la necessità di far afferire i pazienti in Centri Specialistici dedicati, idealmente distribuiti in maniera omogenea sul territorio nazionale, dove venga assicurato tale approccio multidisciplinare alla gestione della patologia – spiega Fabrizio Luppi, Direttore del “Centro per le Malattie Rare del Polmone” dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena –. Poter contare su una rete nazionale ed europea di Centri consentirebbe inoltre la condivisione di programmi di ricerca sia clinica che volta a chiarire i meccanismi patogenici responsabili dell’insorgenza di questa patologia”.

Le reti sono uno strumento essenziale, nell’ambito delle malattie rare, per creare sinergie in grado di fronteggiare le sfide che queste patologie pongono sia in termini di ricerca che di organizzazione dei sistemi sanitari ed è proprio grazie alla collaborazione di tutte le maggiori società scientifiche respiratore internazionali, che dal 2011 è disponibile un documento di linee guida interamente basato sull’evidenza per la diagnosi e la terapia dell’IPF. “La disponibilità di linee guida condivise è fondamentale per assicurare a tutti i pazienti il diritto ad un percorso diagnostico e terapeutico accurato e standardizzato indipendentemente dalla loro localizzazione geografica o dalle caratteristiche del sistema sanitario in cui vivono” - commenta Luca Richeldi, Professore di Medicina Respiratoria, Cattedra di Patologie Interstiziali Polmonari, Università di Southampton.

Le malattie rare rappresentano una sfida ancora aperta per i sistemi sanitari di tutti i paesi impegnati da un lato a rispondere ai bisogni di ricerca e innovazione e dall’altro a confrontarsi con i problemi legati alla sostenibilità.
“Oggi portare nuove soluzioni terapeutiche per il trattamento di gravi patologie è fondamentale, ma non più sufficiente se non affiancato alla ricerca di soluzioni per la sostenibilità. Soluzioni che possono scaturire solo dal confronto e dialogo trasparente e costruttivo tra i diversi interlocutori del Sistema stesso -  commenta Dario Scapola, Market Access Director di Roche S.p.A. -. Siamo orgogliosi di essere a fianco delle associazioni e delle Istituzioni, perché questa giornata sia l’avvio di una solida collaborazione tra i diversi attori dell’area, affinché i bisogni e l’urgenza dei pazienti possano trovare risposte rapide.”