Pneumologia

Polmoniti virali, impiego inappropriato antibiotici aumenta incidenza sovrainfezioni da batteri "multidrug resistant"

Pazienti affetti da polmonite virale ed esposti per lungo termine a trattamento antibiotico sono maggiormente soggetti ad andare incontro, successivamente, a reinfezioni o a colonizzazione da parte di batteri MDR. Non vi sono, invece, differenze relative ad alcuni outcome clinici, quali la mortalità intra-ospedaliera e il tasso di ri-ospedalizzazione a seconda che il trattamento antibiotico sia a breve o a lungo termine. Tali risultati sottolineano i benefici potenziali derivanti dall'affinamento delle capacità di diagnosi dei virus respiratori: in primis, la riduzione dell'esposizione inappropriata agli antibiotici e la conseguente riduzione della pressione selettiva per la sopravvivenza di organismi antibiotico-resistenti come obiettivo da perseguire. Lo studio su Critical Care.

I risultati di uno studio pubblicato su Critical Care hanno dimostrato come pazienti affetti da polmonite virale ed esposti per lungo termine a trattamento antibiotico siano maggiormente soggetti ad andare incontro, successivamente, a reinfezioni o a colonizzazione da parte di batteri MDR.
Lo studio, invece, non ha documentato l'esistenza di differenze relative ad alcuni outcome clinici, quali la mortalità intra-ospedaliera e il tasso di ri-ospedalizzazione a seconda che il trattamento antibiotico sia a breve o a lungo termine.

Tali risultati sottolineano i benefici potenziali derivanti dall'affinamento delle capacità di diagnosi dei virus respiratori: in primis, la riduzione dell'esposizione inappropriata agli antibiotici e la conseguente riduzione della pressione selettiva per la sopravvivenza di organismi antibiotico-resistenti come obiettivo da perseguire.

Razionale dello studio
L'esistenza di interazioni tra agenti patogeni batterici e virali è nota sin dalla pandemia influenzale del 1918.
Così, se, da un lato, le polmoniti batteriche sono note essere delle complicanze di entità seria in presenza di infezioni da virus influenzali, dall'altro è stata ampiamente documentata in letteratura la presenza di infezioni sostenute da virus respiratorio sinciziale, virus parainfluenzali e adenovirus, associate a co-infezioni batteriche.

Ne consegue che la relazione esistente tra infezioni virali e batteriche crea una situazione difficile per i clinici in relazione all'impiego appropriato dell'arsenale di antibiotici disponibili, in quanto spetta a loro il difficile compito di trattare i pazienti ospedalizzati per polmonite cercando, al contempo, di ridurre al minimo lo sviluppo e la selezione di organismi antibiotico-resistenti.

Un numero sempre maggiore di evidenze pubblicate in letteratura sottolinea come i virus respiratori rappresentino una delle cause eziologiche di polmonite più importanti nei pazienti ospedalizzati. Inoltre, la disponibilità attuale di tecnologie diagnostiche avanzate ha aumentato la capacità di individuazione di agenti patogeni virali e, pertanto, potrebbe avere un impatto positivo in termini di riduzione dell'impiego inappropriato di antibiotici.

Obiettivo del nuovo studio è stato quello di descrivere l'impiego della terapia antibiotica empirica in pazienti con polmonite di origine virale e di determinare l'impatto di tali terapie sullo sviluppo successivo di re-infezioni batteriche e su alcuni outcome clinici.

Cenni sullo studio e sui risultati principali
Lo studio, monocentrico, retrospettivo e di coorte, ha preso in considerazione pazienti con diagnosi confermata mediante tecnologie avanzate e documentazione radiografica di polmonite.

Questi sono stati classificati sulla base del tempo di esposizione ad antibiotici sistemici in soggetti sottoposti a trattamento antibiotico di breve durata (
Su un totale di 174 pazienti (67 sottoposti a trattamento antibiotico di breve durata, 28 sottoposti a trattamento antibiotico di lunga durata, 79 con coinfezione virale-batterica), il 56,3% del totale era affetto da problemi di compromissione del sistema immunitario e il 69,4% da neoplasia.

I virus maggiormente identificati in questi pazienti sono stati Rhinovirus/Enterovirus nel 23% dei casi, Influenza nel 19% e parainfluenza nel 15,5% dei casi.

Tredici differenti antibiotici sistemici sono stati utilizzati per la terapia empirica di 95 con sola infezione virale per 466 giorni.
Nello specifico, quelli più utilizzati sono stati vancomicina (50,7%), cefepime (40,3%), azitromicina (40,3%), meropenem (23,9%) e linezolid (20,9%).

I risultati dell'analisi hanno mostrato che la mortalità intra-ospedaliera non differiva tra i due gruppi trattati con antibiotici nei pazienti con polmonite virale.

La colonizzazione/reinfezione con un batterio MDR, invece, è risultata più frequente nel gruppo sottoposto a terapia antibiotica di lunga durata rispetto all'altro gruppo (53,2% vs. 21,1%; p=0,027).

Implicazioni dello studio
Alla luce di questo studio, in presenza di polmonite virale e assenza di agenti patogeni batterici co-infettanti, è ragionevole sospendere il trattamento antibiotico in molti, se non nella maggior parte dei casi.
Le nuove tecnologie diagnostiche avanzate potrebbero, pertanto, essere incorporate nelle pratiche di gestione del trattamento antibiotico, riducendone l'uso inappropriato, causa dello sviluppo di resistenza farmacologica.

Sono ora necessari nuovi studi che siano in grado di determinare, in modo questa volta prospettico e non osservazionale, l'applicabilità di una strategia di riduzione dell'impiego di antibiotici in presenza di polmoniti virali.

Nicola Casella

Bibliografia
Crotty MP et al. Impact of Antibacterials on Subsequent Resistance and Clinical Outcomes in Adult Patients With Viral Pneumonia. Crit Care. 2015;19(404) 
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