Il numero di giorni di mancata compliance alla terapia antiretrovirale nel corso di un mese influiscono sul rischio di avere una carica virale rilevabile dopo 14 giorni  e un’interruzione di soli 2 giorni è sufficiente a farla salire. A evidenziarlo sono i risultati di un’analisi dello studio MACH-14, presentata da Becky L. Genberg, della Brown University di Providence, Rhode Island, in occasione della 6a International Conference on HIV Treatment and Prevention Adherence, sotto l’egida dalla International Association of Physicians in AIDS Care (IAPAC). L’analisi ha evidenziato una relazione dose-risposta tra i giorni di mancata terapia e la carica virale successiva.

Lo studio MACH-14 combina i dati di 16 studi condotti in 14 centri negli Stati Uniti. In quest’analisi, gli autori si sono focalizzati su 768 individui con 2.399 misurazioni della carica virale e hanno esaminato i pattern di non aderenza nei 28 giorni precedenti la misurazione.

Il campione era formato al 73% da maschi e i pazienti erano per il 42% afro-americani, per il 34% bianchi e per il 17% ispanici. L’età mediana era di 40 anni e il 31% era naïve al trattamento all’inizio dello studio, mentre la carica virale mediana era di 400 copie/ml.

Dopo aver aggiustato i dati in base alle variabili sociodemografiche, i giorni totali di non aderenza e il tempo trascorso dall’interruzione più lunga, gli autori hanno evidenziato una relazione dose-risposta tra la durata dell’interruzione più lunga e l’aumento della carica virale.

Si è visto, inoltre, che la carica virale inizia ad salire già 48 ore dopo aver interrotto la terapia e dopo altri 4 giorni è aumentata del 25%. Nell’intervallo 14-20 giorni, la viremia ha continuato a salire in modo significativo (P < 0,001) ed è triplicata nei partecipanti che avevano smesso di prendere gli antiretrovirali per 3 settimane o più.
“Il pattern di aderenza sembra contare” ha detto la Genberg in un’intervista, che sottolineato la necessità di trovare modi per prevenire la mancata compliance al fine di massimizzare l’efficacia del trattamento.

Uno dei chairman, Christopher Gordon, del National Institute of Mental Health di Bethesda, Maryland, ha fatto notare che la possibilità di combinare ampi dataset è essenziale per rispondere alla domande sull’impatto dei diversi pattern di non aderenza e ha detto che i risultati di questo studio hanno implicazioni importanti per gli interventi messi in campo su scala sia nazionale sia internazionale.

“Gli operatori sanitari” ha affermato Gordon “potrebbero fare sforzi più concertati per ridurre gli episodi di non aderenza e nei Paesi dove l’esaurimento delle giacenze o altre barriere socioeconomiche rendono più probabili le interruzioni del trattamento, occorrerebbe mettere in campo interventi sistemici o strutturali per prevenirle.

Jose M. Zuniga, presidente della IAPAC ha anche aggiunto che sono necessari strumenti per aiutare i medici a fronteggiare le varie sfide correlate alla questione dell’aderenza. Tra questa, quella delle politerapie posta da una popolazione di pazienti sieropositivi che prendono gli antiretrovirali e stanno invecchiando, per cui assumono in contemporanea una miriade di altri farmaci a causa via di comorbidità quali malattie cardiovascolari ed epatite virale. A tutto svantaggio della compliance.

6th International Conference on HIV Treatment and Prevention Adherence: Abstract 70087