Individui asintomatici, ma positivi per i marcatori sierologici di celiachia, beneficiano di una dieta priva di glutine. Questo risultato è stato pubblicato sulla rivista Gastroenterology e sostiene lo screening attivo per la malattia nei gruppi a rischio.

E’ noto che la celiachia è una malattia che viene attivata, in individui geneticamente predisposti, in seguito all’ esposizione alimentare al glutine. Gli individui con un alto rischio per la malattia celiaca sono parenti di primo grado, e di secondo grado in misura minore, di pazienti con malattia celiaca.
Non sempre i sintomi gastrointestinali o extraintestinali sono evidenti, quindi, il alcuni casi la malattia può essere presente in maniera asintomatica o quasi e nell’85% dei casi non viene disgnosticata.

Ricercatori finlandesi hanno condotto uno studio prospettico su 3.031 soggetti a rischio (parenti dei pazienti con malattia celiaca) per valutare se gli adulti asintomatici con anticorpi anti-endomisio (EMA) possono trarre beneficio dallo screening sierologico e da una dieta priva di glutine.
Innanzitutto i partecipanti allo studio sono stati sottoposti a screening sierologico che ha rilevato la positività all’EMA in 148 pazienti; di questi individui, 40 sono stati assegnati in modo casuale ricevere una dieta priva di glutine (GFD) o ad una dieta contenente glutine (gruppo di controllo).

Sono stati, quindi, prelevati campioni bioptici della mucosa intestinale per valutare parametri sierologici e di laboratorio,  sintomi clinici, punteggi della qualità della vita, BMD (bone mineral density), BMI (body mass index) e composizione corporea che sono stati analizzati al basale, a 1 anno e 2 anni.
I risultati hanno mostrato che dopo 1 anno, i pazienti GFD mostravano un aumento dei valori relativi alla profondità delle cripte e all’altezza dei villi (P <0.001) e mostravano una diminuzione dei livelli di anticorpi associati alla celiachia (EMA e anticorpi anti-transglutaminasi 2; entrambi p=0.003).  I sintomi gastrointestinali complessivi risultavano migliorati nel gruppo GFD rispetto ai controlli (differenza assoluta, -0.4, IC 95%, da -0.7 a -0.1). I miglioramenti più significativi riguardavano l’indigestione (-0,7, 95% CI, da -1.1 a -0.2) e il reflusso (-0,5, 95% CI, da -0.9 a -0.1).

Il gruppo GFD, inoltre, mostrava miglioramenti nell'ansia (1.6, IC 95%, 0.4-2.8) e una migliore percezione della salute secondo la scala analogica visiva (P=0.017) rispetto ai pazienti del gruppo di controllo.
Solo i punteggi della funzione sociale erano migliorati di più nel gruppo di controllo rispetto al gruppo GFD (-8,3, 95% CI, da -15.8 a -0.8).
Quando i soggetti del gruppo di controllo sono passati dopo 1 anno alla dieta GFD, è stato osservato il miglioramento di diverse variabili.

Nel complesso nessun partecipante ha riferito un'esperienza negativa, il 92% ha riferito aderenza alla dieta priva di glutine e l'85% ha dichiarato, dopo lo studio, di voler continuare una dieta priva di glutine.

I ricercatori hanno quindi concluso: "Il nostro studio randomizzato ha dimostrato che i soggetti EMA-positivi asintomatici apparentemente beneficiano dello screening sierologico e di una successiva dieta priva di glutine. I risultati supportano lo screening attivo della malattia celiaca nei gruppi a rischio."
Il Dr. Daniel A. Leffler e la Dott.ssa Ciarán P. Kelly, della Harvard Medical School e del Centro Celiachia al Beth Israel Deaconess Medical Center, hanno scritto in un editoriale di accompagnamento: "Questo studio fornisce dati forti di supporto allo screening della malattia celiaca di familiari di pazienti con malattia celiaca. Tuttavia, devono essere affrontate importanti questioni prima che lo screening venga ampiamente adottato."

Emilia Vaccaro

Kurppa K. et al. Benefits of a Gluten-Free Diet for Asymptomatic Patients With Serologic Markers of Celiac Disease. Gastroenterology Vol. 147, Issue 3, Pages 610–617.e1, September 2014

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