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HIV, soppressione virale prolungata con fostemsavir dove altri trattamenti hanno fallito #IAS2019

Nelle persone affette da HIV che sono diventate resistenti ad altri farmaci antiretrovirali, il trattamento di prima classe fostemsavir ha soppresso il virus fornendo protezione per almeno 96 settimane. I risultati dello studio di fase III BRIGHTE sono stati presentati alla IAS Conference on HIV Science (IAS) 2019 che si è tenuta a Città del Messico dal 21 al 24 luglio.

Nelle persone affette da HIV che sono diventate resistenti ad altri farmaci antiretrovirali, il trattamento di prima classe fostemsavir ha soppresso il virus fornendo protezione per almeno 96 settimane. I risultati dello studio di fase III BRIGHTE sono stati presentati alla IAS Conference on HIV Science (IAS) 2019 che si è tenuta a Città del Messico dal 21 al 24 luglio.

Sviluppato dalla compagnia britannica ViiV Healthcare, una joint venture di GlaxoSmithKline, Pfizer e Shinogi focalizzata sull'HIV, il farmaco è stato valutato in combinazione con un trattamento di base ottimizzato in uno studio di fase III denominato BRIGHTE che ha coinvolto 272 soggetti con infezione da HIV che non avevano risposto ai farmaci antiretrovirali approvati. Somministrato due volte al giorno, fostemsavir è stato in grado di sopprimere il virus HIV nel 60% dei pazienti per almeno 96 settimane.

Molte persone con infezione da HIV possono tenere sotto controllo il virus grazie ai farmaci antiretrovirali, che impediscono l’ingresso del virus nella cellula ospite dopo che si è legato alla membrana cellulare o inibiscono gli enzimi virali che consentono al virus di replicarsi. Queste terapie sono solo in grado di sopprimere il virus HIV, non di curare completamente l'infezione. Non appena il trattamento viene interrotto, il virus può tornare.

Inoltre il virus può diventare resistente a questi farmaci, rendendo più difficile controllarlo nel tempo. Fostemsavir è un profarmaco della forma attiva temsavir, progettato per superare questa resistenza legandosi alla glicoproteina 120 (gp120) sull'involucro virale e impedendo così al virus di attaccarsi ai recettori delle cellule T CD4+ e di fare il suo ingresso nelle cellule dell’ospite. Secondo quanto dichiarato dalla compagnia, il suo meccanismo d'azione esclude la resistenza crociata con altre classi di antiretrovirali e può quindi aiutare i pazienti che sono diventati resistenti alla maggior parte degli altri medicinali.

Soppressione virale prolungata
Lo studio ha raggiunto il suo endpoint primario di raggiungimento della soppressione virale e i principali endpoint secondari, tra cui una lunga durata della risposta.

Alla settimana 96, il 60% dei pazienti che ricevevano fostemsavir più trattamento di base ottimizzato ha raggiunto la soppressione virologica (HIV-1 RNA inferiore a 40 copie/ml), con un aumento del 6% rispetto ai risultati alla settimana 48. I pazienti hanno mostrato un miglioramento immunologico continuo fino alla settimana 96, come dimostrato da un incremento medio della conta delle cellule T CD4+ rispetto al basale di 205 cellule/μl e un aumento medio di 66 cellule/µl, secondo quanto riferito dall’azienda.

Sempre a 96 settimane, il 67% dei pazienti con un CD4 basale inferiore a 200 cellule/μl ha ottenuto una conta di almeno a 200 cellule/μl, come anche il 56% dei pazienti che avevano un CD4 basale inferiore a 50 cellule/μl.

Sulla base di questi risultati, la compagnia prevede di ottenere l’approvazione normativa della Fda entro la fine dell'anno.

«Le persone che vivono con l'HIV che hanno un’importante esperienza terapeutica hanno poche opzioni disponibili a causa delle complessità di resistenza, sicurezza, tollerabilità, controindicazioni e precedente fallimento del trattamento», ha dichiarato Kimberly Smith, responsabile della ricerca globale e della strategia medica presso ViiV Healthcare. «Non vediamo l'ora di completare il processo di approvazione perché questa nuova terapia sia disponibile per i pazienti che ne hanno bisogno».

Eventi avversi
ViiV ha fatto presente che tutti i pazienti sottoposti a fostemsavir hanno avuto almeno un evento avverso. Gli effetti collaterali più comuni sono stati nausea, diarrea e mal di testa. Almeno il 38% dei soggetti trattati ha avuto almeno un evento avverso grave, il più comune dei quali è stato attribuito a infezioni o infestazioni. Nel complesso il 3% degli eventi avversi gravi era correlato al farmaco in studio e nell'1% dei casi ha portato alla sospensione della terapia.

Durante il trial si sono verificati 29 decessi, sette correlati all'AIDS, 11 dovuti a infezioni acute, 6 erano neoplasie non correlate all'AIDS e i restanti 5 erano dovuti ad altre condizioni. Il 79% dei decessi si è verificato in pazienti con conta delle cellule T CD4+ al basale inferiore a 50/μl, mentre la conta mediana basale delle cellule T CD4+ per tutti i pazienti deceduti era di 11/μl.