L'Italia ha due mesi di tempo per assicurare la piena applicazione della legislazione europea sulle procedure di autorizzazione alla vendita dei farmaci generici. Lo ha deciso oggi la Commissione europea approvando l'invio all'Italia di un 'parere motivato', secondo e ultimo avvertimento formale nell'ambito della procedura d'infrazione Ue. ''Se l'Italia - afferma Bruxelles - non ottemperasse entro quella scadenza, la Commissione Ue può decidere di adire la Corte di giustizia dell'Ue''

Le procedure di autorizzazione alla commercializzazione dei farmaci generici rientrano nella direttiva Ue del 2001 che regolano anche l'applicazione delle procedure di autorizzazione. Per Bruxelles l'espletamento di quelle procedure ''può avvenire senza che su ciò incida la protezione degli interessi in materia di proprietà industriale e commerciale''. D'altro canto - precisa la Commissione europea - chi detiene l'autorizzazione di un medicinale generico non può immettere un prodotto sul mercato prima che sia scaduto il brevetto del prodotto di riferimento''.

In particolare - spiega la Commissione Ue - ''in Italia una legge vieta ai fabbricanti di prodotti generici di presentare la loro richiesta di autorizzazione alla commercializzazione prima del penultimo anno di validità del brevetto di un prodotto di riferimento''. Ad esempio, se il brevetto relativo a un prodotto di riferimento ha una validità di dieci anni i fabbricanti dovranno attendere almeno nove anni prima di poter presentare la loro richiesta di autorizzazione alla commercializzazione. Per Bruxelles quindi, ''a motivo di tale legge e delle lungaggini procedurali per l'ottenimento dell'autorizzazione alla commercializzazione, i fabbricanti di medicinali generici si trovano in posizione di svantaggio sul mercato''.