Pasireotide migliora gli outcome nei pazienti con acromegalia non adeguatamente controllati con gli analoghi della somatostatina di prima generazione octreotide e lanreotide. Lo si evince dai risultati dello studio randomizzato di fase III PAOLA, realizzato dal Pasireotide C2402 Study Group e pubblicato di recente su The Lancet Endocrinology.

Anche se octreotide e lanreotide sono trattamenti standard per l'acromegalia, una quota di pazienti compresa tra il 20 e il 70% non riesce a raggiungere un adeguato controllo biochimico con questi analoghi, spiegano i ricercatori nell’introduzione.

In questo studio, i ricercatori (coordinati da  Monica R. Gadelha, della Universidade Federal di Rio de Janeiro in Brasile) hanno valutato l'efficacia e la sicurezza di pasireotide rispetto alla continuazione della terapia con octreotide o lanreotide, coinvolgendo in totale 198 pazienti con acromegalia non adeguatamente controllati nonostante il trattamento con questi farmaci.

Dieci pazienti (il 15%) nel gruppo trattato con pasireotide 40 mg e 13 (il 20%) nel gruppo trattato con 60 mg hanno raggiunto il controllo biochimico; obiettivo mancato, invece, per tutti i pazienti trattati con uno dei due analoghi della somatostatina di prima generazione.

Allo stesso modo, i livelli di IGF-1 si sono normalizzati nel 25% dei pazienti del gruppo trattato con 40 mg e nel 26% di quelli del gruppo trattato con 60 mg, mentre ciò non è successo in nessuno dei pazienti del gruppo di controllo.

Inoltre, i pazienti che hanno raggiunto concentrazioni medie di ormone della crescita al di sotto di 2,4 mcg/l alla settimana 24 sono stati, rispettivamente, il 35% con pasireotide 40 mg e 43% con pasireotide 60 mg contro 13% nel gruppo di controllo.

E ancora, i volumi tumorali sono diminuiti di oltre il 25% in più pazienti trattati con pasireotide (il 18,5% nel gruppo 40 mg e il 10,8% nel gruppo 60 mg) che non nei controlli (l’1,5%, un solo paziente).

Gli eventi avversi si sono verificati nel 92% dei pazienti trattati con pasireotide 40 mg, nell’85% di quelli trattati con pasireotide 60 mg, e nel 74% dei controlli, mentre gli eventi avversi gravi hanno avuto una  frequenza, rispettivamente, del 10% e 3% contro 5%.

Da segnalare che gli eventi correlati all'iperglicemia sono stati più di due volte più comuni nei gruppi trattati con pasireotide (67% con 40 mg e 61% con 60 mg) rispetto al gruppo di controllo (30%).

I ricercatori concludono, quindi, che pasireotide "potrebbe diventare il nuovo trattamento standard diretto sull’ipofisi nei pazienti con acromegalia non adeguatamente controllati con analoghi della somatostatina di prima generazione".

Pasiereotide, prodotta da Novartis, è già approvata sia dall’Ema sia dall’Fda per il trattamento della malattia di Cushing e ha già avuto anche l’ok preliminare all’approvazione dal Chmp dell’agenzia europea per il trattamento dell’acromegalia.

"Pasireotide sembra essere un passo avanti entusiasmante per la gestione dei pazienti con acromegalia", scrive Nicholas Tritos dal Massachusetts General Hospital e della Harvard Medical School di Boston, nel commento che correda lo studio. "Tuttavia, il bilanciamento tra la maggiore efficacia e l’aumento del rischio di iperglicemia potrebbe non essere sempre semplice nei singoli pazienti” avverte l’esperto.

"Il miglioramento della comprensione dei fattori di rischio associati allo sviluppo di iperglicemia in risposta a questa terapia dovrebbe essere uno degli obiettivi degli studi futuri" aggiunge Tritos. " L’approccio più ragionevole sembrerebbe quello di utilizzare questo nuovo agente nei pazienti che hanno maggiori probabilità di trarne beneficio e meno probabilità di sperimentare un’iperglicemia clinicamente significativa".

Interpellato da Reuters, Andrea Giustina, dell’Università di Brescia, ha detto che preferirebbe pasireotide a pegvisomant, un antagonista del recettore dell'ormone della crescita, in "pazienti con acromegalia non normalizzati biochimicamente con analoghi della somatostatina convenzionali e nei quali ci sia il timore di una crescita (o ricrescita) del tumore, ma probabilmente non nei soggetti acromegalici con diabete mellito o intolleranza al glucosio”.

Anche Robert D. Murray, del St James's University Hospital di Leeds si è detto d'accordo col collega italiano e ha aggiunto che pasireotide sarebbe preferibile in situazioni in cui vi è un tumore o un residuo tumorale significativo vicino al chiasma, perché questo farmaco in genere previene la crescita del residuo, mentre pegvisomant non ha alcun effetto tumorale diretto e permette al tumore di espandersi e interferire con la visione.

M.R Gadelha, et al. Pasireotide versus continued treatment with octreotide or lanreotide in patients with inadequately controlled acromegaly (PAOLA): a randomised, phase 3 trial. The Lancet Diabetes & Endocrinology 2014; doi:10.1016/S2213-8587(14)70169-X.
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