La somministrazione di inibitori della colinesterasi ai pazienti con Alzheimer lieve risulta in un miglioramento superiore delle funzioni cognitive rispetto ai soggetti che presentano la malattia in una fase più avanzata. E’ quanto emerso da uno studio presentato in occasione dell’Alzheimer’s Association International Conference (AAIC).

I ricercatori dell’Università di Sheffield, nel Regno Unito, hanno arruolato 56 pazienti, 17 con Alzheimer lieve e 39 con la malattia in uno stadio più avanzato. Tutti i partecipanti sono stati trattati con inibitori della colinesterasi. La misurazione del punteggio Mini-Mental State è stata effettuata al basale, dopo 4 mesi e dopo 11 mesi.

Nello studio, i pazienti con Alzheimer lieve, definito con un punteggio Mini-Mental State Examination ≥ 24 punti, trattati con inibitori della colinesterasi hanno ottenuto un miglioramento del 55% delle funzioni cognitive, rispetto a un miglioramento del 25% osservato nei pazienti in terapia con gli stessi medicinali ma che presentavano la malattia in uno stadio più avanzato.
In generale, il miglioramento delle funzioni cognitive era del 6,93% al primo follow-up e di circa l’1% alla seconda visita, rispetto al basale.

Quando il punteggio è stato stratificato per la risposta al trattamento, i ricercatori hanno osservato un miglioramento del 32% tra i pazienti che avevano risposto alla terapia, rispetto a un peggioramento dell’8% osservato tra i pazienti che non avevano risposto al trattamento. Al secondo follow-up i pazienti che avevano risposto alla terapia presentavano un miglioramento del 25%, rispetto a un peggioramento del 12% osservato tra i non-responder.

Questi risultati mostrano che il trattamento con inibitori della colinesterasi offre più benefici se iniziato nelle fasi precoci della malattia, piuttosto che nelle fasi più avanzate.

Cholinesterase Inhibitor Treatment Benefits in Mild Compared to Moderate Alzheimer's Disease. Abstract P3-350

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