Combinare adalimumab con una terapia immunosoppressiva riduce la percentuale di fallimenti terapeutici e la necessità di salire col dosaggio o modificare il trattamento nei pazienti con malattia di Crohn. A evidenziarlo è uno studio retrospettivo anglo-belga, presentato qualche giorno fa a Barcellona, durante il 7° congresso della European Crohn's and Colitis Organisation (ECCO-IBD).
Nei pazienti colpiti dalla malattia si è già visto un chiaro beneficio combinando infliximab con gli immunosoppressori, ma non si sa se valga lo stesso per adalimumab. Gli autori del lavoro hanno dunque voluto verificarlo, utilizzando un approccio semestrale.
Per questo, hanno studiato retrospettivamente 181 pazienti con malattia di Crohn trattati continuativamente per almeno 12 mesi con adalimumab in un ospedale di Oxford e uno di Liegi. Per l'analisi, i periodi di trattamento sono stati divisi in semestri e l'impatto della terapia combinata adalimumab più immunosoppressori (mercaptopurina, azatioprina o metotrexate)è stato analizzato separatamente per il primo semestre e per i semestri successivi. I ricercatori hanno definito come fallimento della terapia con adalimumab la necessità di variare la dose durante la terapia, di cambiare farmaco, di ricorrere alla chirurgia o l’insorgere di complicanze perineali.
In totale 181 pazienti sono stati sottoposti a 562 semestri di trattamento con adalimumab; di questi, un sottogruppo di 45 pazienti è stato sottoposto a 147 semestri di trattamento combinato con adalimumab più immunosoppressori.
Complessivamente nel 35% dei semestri si sono avuti dei flare, suddivisi equamente nel gruppo trattato con solo adalimumab (35%) e in quello trattato con adalimumab più immunosoppressori (34%) e la maggioranza dei pazienti, circa l'80%, ha avuto flare settimanali.
Considerando solo i pazienti sottoposti alla terapia combinata durante il primo semestre, i fallimenti sono stati meno frequenti nei semestri in cui è stata fatta la terapia combinata (20%) che non in quelli di monoterapia con adalimumab. Questo effetto protettivo della terapia combinata si è mantenuto nel tempo (P = 0,01).
Considerando tutti i pazienti, l’aver fatto una terapia combinata nel primo semestre si è associato a una minore frequenza di fallimenti terapeutici (34% contro 66%; OR 0,69; P = 0,046) secondo l’analisi univariata, ma non quella multivariata.
"Cercando fattori predittivi di fallimento della terapia con adalimumab” ha detto la prima autrice del lavoro, Catherine Reenaers, dell’Università di Liegi, “è interessante notare che se si dà un trattamento immunosoppressivo più adalimumab durante il primo semestre, si diminuisce notevolmente la percentuale di fallimento, con un odds ratio di 0,5”.
C. Reenaers, et al. Immunosuppressive Co-Treatment With Adalimumab May Be More Effective Than Adalimumab Monotherapy for Maintaining Remission in Crohn's Disease. ECCO-IBD 2012; abstract OP15.
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