Non c'è associazione tra l'uso di sitagliptin o exenatide e la pancreatite acuta, anche se l'incidenza della malattia nei soggetti diabetici è più elevata rispetto ai non diabetici. Lo riferisce uno studio retrospettivo di coorte pubblicato di recente online su Diabetes Care e basato sull'analisi di un database di ricette mediche.
Il lavoro ha preso le mosse dal fatto che sono stati riportati casi di pancreatite acuta in associazione con l'utilizzo degli antidiabetici sitagliptin ed exenatide, ma non era chiaro se l'uso di questi farmaci aumentasse il rischio di andare incontro alla malattia.

Per scoprirlo, gli autori hanno analizzato le informazioni relative a più di 786mila pazienti, su un arco temporale di 12 mesi, confrontando il rischio di pancreatite nella popolazione diabetica e in quella non diabetica e nei soggetti in terapia con exenatide o sitagliptin e in quelli trattati con altri antidiabetici di controllo.

Nei soggetti non diabetici l'incidenza della pancreatite è risultata dell'1,9 per 1000 pazienti/anno contro 5,63 per 1000 nell'intera popolazione diabetica ( hazard ratio aggiustato 2,1) e il rischio è risultato significativamente più alto nei diabetici rispetto ai soggetti sani di controllo (hazard ratio aggiustato 2,1). Tuttavia, non sono emerse differenze significative di incidenza tra i diabetici in terapia con exenatide (5,7 per 1000), quelli trattati con sitagliptin e (5,6 per 1000) e i diabetici di controllo (5,6 per 1000). Anche il rischio di pancreatite è sia con exenatide (hazard ratio aggiustato 0,9) sia con sitagliptin rispetto ai controlli (hazard ratio aggiustato 1,0).

Dati rassicuranti, dunque anche se, considerati gli intrinseci limiti di uno studio osservazionale come questo, sarebbero necessari studi randomizzati e controllati per trarre conclusioni definitive.

R. Garg. Acute Pancreatitis in Type 2 Diabetes Treated with Exenatide or Sitagliptin: A Retrospective Observational Pharmacy Claims Analysis. Diabetes Care 2010. doi: 10.2337/dc10-0482
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Elisa Spelta
Medical Writer