Uno studio recentemente pubblicato ahead-of-print sulla rivista JAMA Neurology ha dimostrato come il trattamento off-label con natalizumab in ragazzi affetti da sclerosi multipla (SM) severa sia stato in grado di ridurre il numero di recidive della malattia e le lesioni cerebrali documentate mediante scansione con risonanza magnetica (MRI scan).
La SM pediatrica rende conto, in ragione del 2-5%, di tutti i casi di SM osservati. Sebbene i farmaci che modificano l’andamento della malattia (DMDs), tra i quali si annoverano gli interferoni e io glatiramer acetato, sembrano essere ben tollerati in questa popolazione, studi recenti hanno suggerito come un numero crescente di piccoli pazienti soffra della malattia, che diventa resistente al trattamento con le opzioni terapeutiche sopra citate.
Natalizumab, un anticorpo monoclonale ricombinante umanizzato, rappresenta un’opzione terapeutica alternativa nella SM ben tollerata in soggetti adulti, che riduce il reclutamento delle cellule immunitarie all’interno dei siti di infiammazione localizzati a livello del SNC.
Le aziende coinvolte nella produzione del farmaco, Biogen Idec e la biotech irlandese Elan hanno inviato all’Fda e all’Ema la richiesta di approvazione di natalizumab come prima linea di trattamento per una parte dei pazienti con sclerosi multipla.
Il farmaco è già approvato negli Stati Uniti per il trattamento delle persone che soffrono delle forme recidivanti di sclerosi multipla, che non rispondono o non tollerano le altre terapie disponibili contro la malattia. In Europa il farmaco è approvato per i pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente nella forma attiva e che non rispondono all’interferone beta o che hanno presentato un rapido peggioramento dei sintomi della malattia.
La nuova indicazione per la quale è stata appena richiesta l’approvazione di natalizumab include il trattamento di prima linea dei pazienti con sclerosi multipla recidivante, con test negativo degli anticorpi anti virus di John Cunningham (JC virus), un particolare tipo di poliomavirus umano presente nell'86% della popolazione, di norma latente nei soggetti sani ma in grado di riattivarsi quando il sistema immunitario è fortemente compromesso, causando la leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML), una malattia rara e potenzialmente fatale, caratterizzata da un danno progressivo o da un processo di infiammazione della sostanza bianca cerebrale in sedi diverse.
La limitata disponibilità di dati nella popolazione pediatrica consente invece solo l’utilizzo off label del farmaco, ristretto ai pazienti pediatrici con malattia molto severa o che non rispondono ai trattamenti con DMDs più convenzionali.
Nel nuovo studio pubblicato, uno studio retrospettico condotto in 11 centri di neurologia e di neurologia pediatrica dislocati in Germania e in Austria, 20 pazienti pediatrici con SM sono stati sottoposti a trattamento con natalizumab 300 mg ogni 4 settimane.
I pazienti in questione erano teenagers, prevalentemente di sesso maschile (solo 4 ragazze), con un’età media di esordio della malattia pari a 15,2 anni (SD 1,3) e un’età media all’inizio del trattamento con natalizumab di 16,7 anni (SD 1,1) che provenivano da un periodo di pretrattamento medio con farmaci diversi da natalizumab della durata di 18 mesi (SD 10).
Passando in disamina gli outcomes principali dello studio, è stato osservato come il tasso annuale di recidive nei pazienti trattati con natalizumab sia sensibilmente migliorato, essendo pari a 0,4 rispetto a 3,77 prima della somministrazione del farmaco (P<0,001).
Inoltre, il numero di nuove lesioni evidenziate mediante FLAIR (Fluid Attenuated Inversion Recovery), un tipo di sequenza utilizzata nell’imaging a risonanza magnetica, si è ridotto con il trattamento con natalizumab a 0,5 da una media di 7,8 osservata prima del trattamento (P=0,001).
Passando agli eventi avversi, due pazienti hanno sviluppato un elevato titolo di anticorpi neutralizzanti contro natalizumab e hanno dovuto sospendere il trattamento. Cefalea, astenia, infezioni ed episodi di ipersensitività sono stati alcuni degli eventi avversi osservati a seguito del trattamento. Cinque pazienti su 13 presentavano anticorpi contro il JC virus, un fattore di rischio per lo sviluppo di PML potenzialmente fatale.
E’ stato peraltro osservato come, entro 6 mesi dalla sospensione del trattamento con natalizumab, sei pazienti su otto siano andati incontro a recidiva di malattia.
In conclusione, i risultati dello studio, nel complesso, depongono a favore dell’impiego di natalizumab in pazienti pediatrici con SM.
Gli autori dello studio, tuttavia, invitano a considerare i dati mostrati con cautela, sollecitando la messa a punto di trial controllati di dimensioni più appropriate per confermare l’indicazione di un favorevole profilo di rischio-beneficio derivante dall’impiego di questo farmaco in questo setting di pazienti.
Kornek B, et al "Natalizumab therapy for highly active pediatric multiple sclerosis" JAMA Neurol 2013; DOI: 10.1001/jamaneurol.2013.923.
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