Soddisfazioni dai primi studi clinici nel trattamento della psoriasi condotti con il nuovo JAK-inibitore sperimentale tasocitinib. Il farmaco, attivo per via orale e sviluppato da Pfizer, ha infatti centrato il bersaglio in un trial di fase II, chiamato 1047, i cui risultati sono stati presentati da poco al congresso annuale della European Academy of Dermatology and Venereology (EADV), a Goteborg, in Svezia.

In particolare, dopo 12 settimane di terapia, la percentuale di pazienti che ha raggiunto il PASI75 (una riduzione di almeno il 75% rispetto al basale dell'indice PASI) è stata significativamente superiore nel gruppo trattato con tasocitinib rispetto al gruppo di controllo, trattato con placebo.
Ma non solo. I benefici si sono visti rapidamente e già dopo 4 settimane i pazienti trattati col farmaco hanno riferito miglioramenti significativi della qualità di vita correlata alla salute, un parametro molto importante nella valutazione degli outcome della terapia.

Lo studio, randomizzato e in doppio cieco, ha coinvolto 197 pazienti adulti affetti da psoriasi a placche di grado moderato-severo e ha testato efficacia e sicurezza di tre diverse dosi di farmaco - 2, 5 e 15 mg, da assumere due volte al giorno - per 12 settimane.
Alla fine del trattamento, le risposte PASI 75 sono state rispettivamente del 25%, 40,8% e 66,7% nei gruppi 2, 5 e 15 mg contro 2% nel gruppo placebo (P < 0,001 per tutti i confronti).

Tra gli endpoint secondari di efficacia sono stati valutati anche il PASI50, il PASI90 e la percentuale di pazienti con scomparsa o presenza minima della psoriasi secondo la valutazione globale del medico (Physician Global Assessment, PGA). In tutti i casi, tasocitinib è risultato significativamente superiore al placebo, mostrando una chiara relazione dose-risposta.

Dopo 3 mesi di terapia, nei gruppi 2, 5 e 15 mg si è ottenuto un PASI50 pari rispettivamente al 39,6%, 65,3% 3 87,5% contro il 20% nei controlli (P ≤ 0,05 per tutti i confronti) e un PASI90 uguale al 14,6%, 18,4% e 33,3% contro lo 0% con il placebo (P < 0,01 per tutti i confronti).
La percentuale di pazienti con un PGA di psoriasi scomparsa o minima (pelle integra o quasi integra) nei tre gruppi in trattamento attivo è stata invece del 24,5%, 40,8% e 72,9% contro il 10% nel gruppo di controllo(P ≤ 0,05 per tutti i confronti).

Un altro outcome indagato è stato l'effetto del farmaco sulla qualità di vita legata alla salute, aspetto su cui è noto che la malattia ha un impatto fortemente negativo e che è stato valutato con diversi indici. In tutti i casi, tasocitinib ha migliorato in modo significativo la qualità di vita riferita dai pazienti al termine dello studio, con tutti e tre i dosaggi (tranne la componente fisica del questionario SF-36 con 2 mg bid).
Per esempio, nei tre gruppi in trattamento attivo, dopo 12 settimane, si è osservata una riduzione media rispetto al valore basale del punteggio del Dermatology Life Quality Index (DLQI) pari rispettivamente a 7,74, 7,26 e 9,40 contro 2,01 nel gruppo di controllo (P ≤ 0,0001 per tutti i confronti).
Con i due dosaggi più elevati, inoltre, si è osservato un vantaggio significativo rispetto al placebo del DLQI e del PtGA (una valutazione fornita dal paziente dell'attività della malattia) già dopo 4 settimane di terapia.

"Se manterrà le promesse, tasocitinib ha le carte in regola per rappresentare un'aggiunta importante all'armamentario terapeutico a disposizione dei clinici per combattere la psoriasi, con buone prospettive di affermazione" ha detto il dermatologo canadese Kim Papp, tra gli investigator dello studio 1047, durante la presentazione dei risultati. Tra i punti di forza del farmaco, la somministrazione orale e, verosimilmente, la possibilità di migliorare l'accesso dei pazienti alla terapia rispetto ai biologici già approvati per questa indicazione. Infatti, ha spiegato Papp, "tasocitinib non è un anticorpo monoclonale, bensì una piccola molecola, ed è dunque probabile che avrà un costo inferiore".

Questo agente appartiene alla classe degli inibitori della via di traduzione del segnale della Janus chinasi (JAK), coinvolta nella risposta a molte citochine e ritenuta importante nell'eziopatogenesi della psoriasi. Gli studi in corso stanno testando l'ipotesi che l'inibizione di questa via permetta di modulare le risposte immunitarie e infiammatorie alla base della malattia, in modo tale da portare a miglioramenti clinicamente significativi per i pazienti.
Sulla scorta del successo della fase II, Pfizer ha già dato il via anche all'ultima fase dello sviluppo clinico, con un ampio programma di fase III chiamato OPT (Oral Psoriasis Treatment), che prevede tre studi in doppio cieco e uno in aperto, a lungo termine, per caratterizzare ulteriormente efficacia e sicurezza di due diverse dosi del farmaco: 5 e 15 mg bid. Il programma coinvolgerà circa 3400 pazienti colpiti da psoriasi a placche di grado moderato-severo, che saranno arruolati in oltre 450 centri di 33 Paesi.

Ma l'azienda scommette su tasocitinib anche per altre patologie e condizioni, tra cui l'artrite reumatoide, le malattie infiammatorie croniche intestinali (malattia di Crohn e colite ulcerosa), il trapianto d'organo e la secchezza oculare. Ai vari studi che lo vedono protagonista hanno partecipato finora più di 4.000 pazienti. Nel caso dell'artrite reumatoide, il farmaco è già parecchio avanti nello sviluppo ed è attualmente al vaglio degli sperimentatori in un programma di fase III, chiamato ORAL.