Secondo i risultati di uno studio della Stanford University pubblicato su Nature medicine, si potrebbero identificare i pazienti con sclerosi multipla che non rispondono al trattamento con interferone beta - più del 25% - con un test ematico.
Per arrivare al risultato, i ricercatori hanno analizzato topi con un disturbo indotto simile alla sclerosi multipla e campioni di sangue ottenuti da pazienti affetti dalla malattia, scoprendo che esistono due vie distinte tramite le quali il sistema immunitario scatena la sclerosi multipla, e quindi due diversi sottotipi della patologia, uno dei quali risponde al trattamento con l'interferone beta - uno dei caposaldi della terapia - e l'altro no.

"Molti malati assumono l'interferone-beta che non solo non gli serve, ma può addirittura farli peggiorare. La nostra equipe ha trovato un semplice test ematico che permette di predire chi risponderà al trattamento e chi no" ha dichiarato Lawrence Steinman, professore di neurologia alla Stanford University e coordinatore del lavoro.
Il test misura i livelli plasmatici di IL-10 e IL-17, le due citochine i cui livelli, secondo l'equipe di Stanford, sono correlati alle due diverse forme della sclerosi multipla. I pazienti la cui malattia è indotta dai linfociti T-helper di tipo 1 e porta a un aumento della produzione di IL10 da parte degli splenociti, rispondono all'interferone, mentre quelli in cui la patologia è indotta dai linfociti T-helper di tipo 17 e si associa a una diminuzione dell'IL-17, senza variazioni dell'IL-10, no.
"Questa scoperta potrebbe consentirci di selezionare meglio i pazienti in grado di rispondere al farmaco in prima battuta e di ottimizzarne l'uso" ha dichiarato Dean Wingerchuk, professore di neurologia alla Mayo Clinic di Scottsdale, in Arizona. "È il primo passo verso l'identificazione di biomarker oggettivi che potrebbero portare all'obiettivo della terapia personalizzata".

Le aziende leader di mercato produttrici di interferoni sono Biogen, che commercializza Avonex (2,3 miliardi di dollari di vendita nel 2009), seguita da Merck KGaA, che produce Rebif (2,1 miliardi di dollari), e Bayer AG, che vende Betaferon (1,7 miliardi di dollari di vendite nel 2008, ultimo dato disponbile). Biogen commercializza anche altri farmaci per la sclerosi multipla come l'anticorpo natalizumab (Tysabri) e la fampridina-SR, un'aminopiridina a lento rilascio approvata da un paio di mesi negli Stati Uniti, ma non ancora in Europa.

La disponibilità di un test in grado di identificare i probabili non responder all'interferone beta, potrebbe dare impulso alle vendite di glatiramer acetato (Copaxone, prodotto da Teva), altro farmaco di punta nel trattamento della malattia, che l'anno scorso ha fatto registrare vendite per 2,4 miliardi di dollari. L'azienda israeliana sta lavorando per mettere a punto anche dei test in grado di identificare i pazienti responder al loro farmaco.

Tutti questi test potrebbero rivelarsi di grande utilità per guidare le prescrizioni, ma - ha dichiarato Steinman a proposito della loro scoperta sulla riposta all'interferone - sono necessari ulteriori studi per validare questi risultati prima di poterli applicare nella pratica clinica quotidiana e per far sì che le autorità regolatorie includano la raccomandazione di effettuare i test nelle schede di prodotto. L'autore si è detto comunque fiducioso che il test sull'interferone abbia buone probabilità di diventare uno standard.

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