Sirolimus (Rapamune), un immunosoppressore usato come farmaco anti-rigetto nel trapianto di rene, si è dimostrato in grado di proteggere quest'organo dal rene policistico bilaterale dominante (Adpkd, autosomal dominant polycistic kidney disease), la più frequente tra le malattie genetiche dell'organo emuntore, che porta negli anni all'insufficienza renale e alla dialisi.

Lo rivela uno studio tutto italiano pubblicato da poco sul Journal of The American Society of Nephrology e frutto di una collaborazione tra l'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri (Unità di Nefrologia) e gli Ospedali Riuniti di Bergamo.

Ad oggi non esistono trattamenti approvati per ritardare la progressione della malattia. Studi recenti hanno evidenziato che nella formazione e nella crescita delle cisti caratteristiche della Adpkd è coinvolta la proteina mTOR (mammalian target of rapamycin), e sirolimus (noto in origine come rapamicina) agisce inibendo in modo specifico proprio mTOR.

Il team italiano, coordinato da Giuseppe Remuzzi, ha pertanto voluto verificare se il trattamento con sirolimus potesse essere efficace per rallentare o addirittura arrestare la progressione della patologia attraverso lo studio SIRENA (Sirolimus Treatment in Patients With Autosomal Dominant Polycystic Kidney Disease: Renal Efficacy and Safety), un trial randomizzato di fase II, in aperto, con disegno cross-over, su 21 pazienti con diagnosi clinica ed ecografia di Adpkd e una velocità di filtrazione glomerulare (GFR) superiore a 40 ml/min/1,73 m2.

Gli autori hanno confrontato gli effetti di un trattamento di 6 mesi con sirolimus oppure con la sola terapia convenzionale sul volume totale del rene, e secondariamente, su quello delle cisti e del parenchima renale, confrontando le Tac eseguite all'inizio e al termine della ricerca.
Nei 15 pazienti che hanno completato lo studio, il trattamento con sirolimus si è associato a un minore aumento del volume totale dell'organo rispetto alla terapia convezionale (46 ± 81 ml contro 70 ± 72 ml). Inoltre, la terapia con l'immunosoppressore ha arrestato la crescita delle cisti, il cui volume è invece aumentato con la terapia convezionale (+ 55 ±  75 ml; P = 0,013), e ha portato a un aumento del tessuto parenchimale sano (+ 26 + 30 ml; P = 0,005), che, al contrario, è rimasto stabile nei controlli.

Per spiegare i risultati ottenuti, i ricercatori ipotizzano che sirolimus permetta al tessuto sano di espandersi, liberandolo dall'effetto di compressione delle cisti adiacenti.
Secondo gli autori, questi dati forniscono ora il razionale per condurre in futuro uno studio che permetta valutare se gli effetti osservati si traducono in benefici clinici a lungo termine. Un trial di questo genere, avvertono però i ricercatori, non potrà prescindere da un attento monitoraggio di pazienti, per garantire al sicurezza del farmaco (che in questo studio, peraltro, è risultato in genere ben tollerato, senza effetti collaterali  importanti).

N. Perico et al. Sirolimus Therapy to Halt the Progression of ADPKD. J Am Soc Nephrol 21:000-OO,2 010

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