La vaccinazione contro il papillomavirus umano ( HPV) ha ridotto le probabilità di sviluppare lesioni del collo dell'utero del 35-45%, stando ai risultati aggiornati del primo programma di vaccinazione contro l'HPV su scala nazionale del mondo, implementato in Australia sulle adolescenti e le ragazze di età compresa tra i 12 e i 26 anni. I dati sono appena stati pubblicati online sul Bristis Medical Journal.

Nelle adolescenti e le ragazze trattate con le tre dosi del vaccino (nel programma australiano si è utilizzato quello quadrivalente) si è osservata una riduzione del 46% del rischio di lesioni cervicali di alto grado e una riduzione del 34% del rischio di tutti gli altri tipi di lesioni del collo dell'utero.

La protezione complessiva contro le lesioni cervicali è scesa a circa il 20% in caso di somministrazione di sole due dosi di vaccino.

"Allo stato attuale, nelle popolazioni vaccinate continuerà ad essere necessario uno screening cervicale, a causa della relativa specificità per il tipo di ceppo dei vaccini attualmente utilizzati” scrivono gli autori, coordinati da Elizabeth Crowe, della University of Queensland di Brisbane.

"Il calo della prevalenza delle anomalie cervicali ridurrà la sensibilità e il valore predittivo positivo del test citologico, per cui i programmi di screening si dovranno adeguare per mantenere la loro efficacia” proseguono i ricercatori. "I nostri dati suggeriscono che ciò sta diventando sempre più urgente, dato l’impatto relativamente rapido del vaccino sulla malattia nel mondo reale”.

L’Australia ha implementato il primo programma nazionale di vaccinazione contro l'HPV nell’aprile del 2007, rivolto alle adolescenti di 12 e 13 anni. Fino al dicembre 2009, il Paese aveva anche un programma basato sull’arruolamento nelle scuole per ragazze dai 12 ai 17 anni e un altro rivolto alle ragazze tra i 18 e i 26 anni.

Il programma scolastico ha raggiunto una copertura dell’84% per la prima dose, del 79% per due dosi e del 70% per tutte e tre le dosi raccomandate. Nel programma rivolto alle ragazze più grandi, la copertura è risultata rispettivamente del 64%, 53% e 33%, riferiscono i ricercatori.

Utilizzando i dati sulla copertura vaccinale, la Crowe e i suoi colleghi hanno stimato l'efficacia della vaccinazione contro le anomalie cervicali di alto grado e le anomalie citologiche o istologiche di qualunque tipo nei primi 4 anni dopo l’implementazione dei programmi vaccinali.

La popolazione dello studio era formata da tutte le adolescenti e le ragazze candidabili alla vaccinazione e residenti nel Queensland sottoposte a un primissimo Pap test tra l’1 aprile 2007 e il 31 marzo 2011. Tutti i dati erano conservati nel Queensland Health Pap Smear Register, un registro centralizzato in cui sono archiviate le cartelle relative a tutti i Pap test eseguiti nello Stato australiano a partire dal 1999.

Per la loro analisi, i ricercatori hanno usato due definizioni di caso, in base all’esito del primo Pap test anomalo eseguito nel periodo considerato nello studio: sono stati definiti ‘casi di alto grado’ le donne che avevano un’anomalia cervicale di grado elevato (CIN 2 o adenocarcinoma in situ o peggio) confermata dall’esame istologico e ‘altri casi’ le donne i cui risultati dei test non soddisfacevano la definizione di ‘alto grado’, ma erano comunque anormali.

Per l'analisi dei dati , i ricercatori hanno separato le pazienti in quattro fasce d’età : da 11 a 14 anni, da 15 a 18 anni, da 19 a 22 anni e da 23 a 27 anni. L'analisi finale ha riguardato 108.353 donne . Di queste, 1062 avevano lesioni cervicali di grado elevato, 10.887 avevano altre anomalie del collo dell'utero e 96.404 non avevano alcuna anomalia e sono servite come gruppo di controllo.

Il follow-up mediano dal momento della vaccinazione all’esecuzione del primo Pap test è stato di 808 giorni nel gruppo di controllo, 766 giorni per le donne con lesioni cervicali di alto grado e 654 giorni per gli altri casi. Rispetto a quelle del gruppo di controllo, le donne con lesioni del collo dell'utero tendevano ad essere più vecchie e più svantaggiate, e avere meno probabilità di risiedere in grandi città.

L'analisi ha mostrato che l’11,2% delle donne con lesioni ad alto grado aveva ricevuto tutte le tre dosi di vaccino, contro il 18,5% degli altri casi e il 23,8% del gruppo di controllo.

Rispetto alle donne che non erano state vaccinate, quelle che avevano fatto tutte e tre le dosi del vaccino hanno mostrato un odds ratio di 0,54 di lesioni di alto grado e un odds ratio di 0,66 per tutte le altre lesioni del collo dell'utero (equivalenti a un’efficacia del vaccino rispettivamente del 46% e 34%).

Quelle trattate con due sole dosi del vaccino hanno mostrato, invece, un odds ratio di 0,79 sia per le lesioni di alto grado sia per tutte le altre anomalie cervicali.

"I dati sull’efficacia della vaccinazione parziale contro le anomalie del collo dell'utero sono limitati, in quanto tale efficacia non è stata valutata negli studi clinici" osservano gli autori nella discussione . "Anche se quest’analisi indica che tre dosi di vaccino sono necessarie per ottenere una protezione ottimale, i dati suggeriscono che anche con minor numero di dosi l'efficacia è ragionevole".

Sebbene lo studio si riferisca alla popolazione australiana, i suoi risultati hanno implicazioni più ampie, che travalicano i confini nazionali.

“Gli Stati Uniti, tuttavia, sono in ritardo rispetto al resto del mondo nella vaccinazione contro l’HPV ", ha commentato Reid Blackwelder , medico di medicina generale a Kingsport e membro del consiglio direttivo dell’American Academy of Family Physicians (AAFP).

"Si sa che quando un medico consiglia vivamente la vaccinazione contro l’HPV alle sue pazienti, ci sono molte più probabilità che queste facciano effettivamente il vaccino e si proteggano. Ecco perché l’AAFP è tra le società scientifiche che chiedono ai loro membri di essere proattivi nel raccomandare fortemente la vaccinazione, che è sicura e previene l'infezione da HPV” ha detto Blackwelder.

L’AAFP è una delle quattro società scientifiche (le altre sono l’American Academy of Pediatrics, l’American College of Physicians e l’American College of Obstetricians and Gynecologists) che all'inizio di questo mese, assieme all’Immunization Action Coalition e ai Centers for Disease Control and Prevention, hanno diffuso una dichiarazione congiunta, in cui invitano i medici degli Stati Uniti a educare i loro pazienti sul vaccino HPV e a raccomandare fortemente la vaccinazione, soprattutto per le ragazze e i ragazzi adolescenti.

Le organizzazioni hanno anche inviato una lettera i medici in tutto il Paese, invitandoli a unirsi nello sforzo di raggiungere percentuali più alte di copertura vaccinale, che attualmente si attesta solo intorno al 30% nelle ragazze e nelle giovani donne idonee alla vaccinazione.

E. Crowe. et al. Effectiveness of quadrivalent human papillomavirus vaccine for the prevention of cervical abnormalities: Case-control study nested within a population-based screening program in Australia. BMJ 2014 DOI: 10.1136/bmj.g1458.
leggi