Prime avvisaglie della sfida che contrapporrà Merck and Co. a Vertex (quest’ultima alleata con Janssen) per affermare i nuovi inibitori delle proteasi, boceprevir e telaprevir. Questi farmaci promettono di rivoluzionare la terapia dell’epatite C in quanto sono in grado di portare il tasso di guarigione dei pazienti naive dall’attuale 40% al 70-80% e di recuperare una quota significativa di pazienti che non hanno risposto alla terapia standard.

La multinazionale americana Merck & Co. ha reso noto di aver siglato un accordo con Roche per migliorare la conoscenza dell’epatite C e del suo impatto clinico. L’accordo prevede anche che negli Usa Roche supporti Merck nella promozione alla classe medica di boceprevir in combinazione con peginterferon alfa e ribavirina, gli attuali capisaldi della terapia di questa patologia.

Da notare che sia Merck che Roche hanno nel proprio listino l’interferone: quello di  Merck  (ottenuto con l’acquisizione di Schering-Plough) prende il nome di PEG-Intron  (peginterferone alfa-2b ), mentre quello di Roche è venduto con il marchio Pegasys (PegInterferone alfa-2a). Boceprevir è stato approvato per l’utilizzo con entrambi questi interferoni (più ribavirina).

Parallelamente, i ricercatori delle due aziende cercheranno di mettere a punto dei cockailt di questi farmaci, in grado di aggredire il virus in maniera ancora più efficace di quanto ottenuto nelle sperimentazioni registrative. I termini economici dell’accordo non sono stati resi noti.

Attualmente solo boceprevir ha ottenuto l’approvazione dell’Fda, concessa pochi giorni fa. L’ok per telaprevir è però atteso a giorni. In Europa, per ora, nessuno dei due farmaci ha ottenuto il via libera dell’Ema.

La società di analisi strategica Jefferies International stima che entro il 2019 il mercato totale di tutti i farmaci impiegati per la cura dell’epatite possa valere circa 15 miliardi di dollari.