Gli ACE inibitori e i bloccanti del recettore dell'angiotensina come prevenzione primaria e secondaria della fibrillazione atriale hanno superato la verifica di una meta-analisi. Infatti l'articolo recentemente pubblicato sulla rivista European Journal of Clinical Investigation ha mostrato la loro efficacia nel ridurre l'incidenza degli episodi di fibrillazione atriale (FA), soprattutto nei pazienti ipertesi e con scompenso cardiaco.

Questa meta-analisi ha compreso 21 trial, tutti randomizzati, per un totale di 91381 pazienti. L'utilizzo di ACE inibitori o bloccanti del recettore dell'angiotensina (ARB) ha mostrato un beneficio nella prevenzione della fibrillazione atriale con una riduzione del rischio relativo totale del 25%; questo corrispondeva a una riduzione del rischio relativo del 24% e 27% rispettivamente in prevenzione primaria e secondaria. I pazienti ipertesi (RR: 0,71, IC 95% 0,54-0,92), quelli con scompenso cardiaco (RR: 0,58, IC 95% 0,39-0,87) e quelli con pregressa storia di FA (RR: 0,71, IC 95% 0,52-0,96) erano quelli che ricevevano il beneficio maggiore con l'utilizzo di questi farmaci.
Questa metaanalisi è importante in quanto studia una patologia molto diffusa e dei farmaci maneggevoli e con ampie indicazioni. La fibrillazione atriale come noto causa e al tempo stesso dipende da un rimodellamento elettro-meccanico atriale. Gli ACE-inibitori e gli ARB per le loro proprietà antifibrotiche sono stati ritenuti poter avere un effetto benefico in termini di prevenzione della FA. Peraltro in modelli animali questi farmaci si sono già dimostrati efficaci nella prevenzione della FA.

Tuttavia gli studi sull'uomo, nonostante numerose indicazioni sulla loro efficacia, non erano univoci in questo senso. Altre metaanalisi avevano già avvalorato il ruolo degli ACE-inibitori e degli ARB nella prevenzione della FA. Quello che aggiunge questo studio è la categorizzazione dell'efficacia di questi farmaci in determinati sottogruppi di pazienti, ossia quelli ipertesi, scompensati o con storia di FA.

Questa metaanalisi quindi dimostra che l'utilizzo di ARB o ACE inibitori possono ridurre l'incidenza di FA. Tra l'altro potrebbe suggerire che l'utilizzo di questi farmaci in pazienti ipertesi, magari con pregressi episodi di FA, in alternativa ad altre terapie ipertensive per il doppio ruolo che potrebbero giocare.
Trial specifici, che abbiano l'incidenza di FA come end point primario, dovranno confermare questo dato e sarà inoltre interessante studiare se ci siano differenze tra le due classi di farmaci in termini di protezione aritmica.
Huang G, Xu JB, Liu JX, He Y, Nie XL, Li Q, Hu YM, Zhao SQ, Wang M, Zhang WY, Liu XR, Wu T, Arkin A, Zhang TJ. Angiotensin-converting enzyme inhibitors and angiotensin receptor blockers decrease the incidence of atrial fibrillation: a meta-analysis. Eur J Clin Invest. 2011 Jan 20. doi: 10.1111/j.1365-2362.2010.02460.x.
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Dott. Alessandro Durante
IRCCS Ospedale San Raffaele
Università Vita-Salute San Raffaele, Milano
durante.alessandro@gmail.com