Cardiologia

Cannabis e rischio cardiovascolare, non ancora chiari i legami a lungo termine

Una revisione sistematica pubblicata su Annals of Internal Medicine dimsotra che i dati di letteratura attualmente disponibili non sono sufficienti per stabilire gli effetti a lungo termine della marijana su fattori di rischio cardiovascolare e su outcome, come stroke e infarto del miocardio.

Il dibattito tra chi considera la cannabis un utile ausilio medico e chi ritiene i benefici sopravvalutati e i rischi per la salute non trascurabili è acceso.

Un gruppo di ricercatori dell’Università della California, ha di recente affermato che “alcuni articoli della stampa laica hanno suggerito al pubblico che l'uso di marijuana ha benefici cardiovascolari, riduce la pressione sanguigna, stabilizza i livelli di zucchero nel sangue o migliora i profili di colesterolo, ma i risultati di un loro studio dimostrano che le evidenze scientifiche a supporto di queste affermazioni sono, ad oggi, insufficienti”.

Gli esperti hanno pubblicato su Annals of Internal Medicine i risultati di una revisione sistematica, secondo cui, i dati di letteratura attualmente disponibili non sono sufficienti per stabilire gli effetti a lungo termine della marijana su fattori di rischio cardiovascolare e su outcome, come stroke e infarto del miocardio.

“Studiare i danni della marijnana sulla salute attraverso studi sperimentali non è etico, spiegano i ricercatori. Tuttavia, è possibile progettare studi osservazionali su larga scala per migliorare la comprensione degli effetti di questa sostanza sulla salute. Questo oggi è diventato ancora più importante dato che diverse giurisdizioni in tutto il mondo hanno legalizzato l’uso della cannabis”.

“Considerando l’aumento delle persone che fanno uso di marijuana nel corso dei decenni, è necessario eseguire studi longitudinali solidi, che caratterizzino adeguatamente l’esposizione alla cannabis, specialmente nella popolazione in età più avanzata, per migliorare la comprensione degli effetti sulla salute derivati dall’uso cronico della sostanza”.

Per valutare i benefici e i rischi della marijuana in relazione a fattori cardiovascolari e outcome clinici, gli esperti hanno condotto una revisione sistematica della letteratura, analizzando tutti gli studi sull’argomento pubblicati tra il 1 gennaio 1975 e il 30 settembre 2017. Gli studi osservazionali analizzati avevano arruolato persone adulte che facevano uso di qualsiasi forma di marijana e per le quali erano disponibili dati riguardanti fattori di rischio vascolare come iperglicemia, diabete, dislipidemia e obesità o riguardanti outcome come stroke, infarto del miocardio e morte per tutte le cause.

Rispettivamente, 13 e 11 studi avevano esaminato l’associazione tra il consumo di marijuana e i fattori di rischio cardiovascolare e gli outcome clinici. Anche se 6 studi suggerivano un beneficio metabolico derivato dall’uso della sostanza, il disegno di queste ricerche era di tipo traversale e il risultato non era supportato da studi prospettici. Le evidenze che avevano esaminato gli effetti della cannabis su diabete, dislipidemie, infarto, stroke e morte per cause cardiovascolari o per tutte le cause erano insufficienti. 

“Sebbene la letteratura attuale comprenda diversi studi prospettici a lungo termine, essi presentano alcune limitazioni, come una inadeguata valutazione dell'esposizione, un’esposizione minima alla marijuana e una predominanza di coorti a basso rischio".

In conclusione, lo studio dimostra che le evidenze sugli effetti della marijana sui fattori di rischio cardiovascolare e su outcome clinici, come stroke e infarto del miocardio, sono ad oggi insufficienti.

Come spiegano gli esperti, “Il consumo di marijuana ha sicuramente un effetto acuto sul sistema cardiovascolare che comporta l'aumento sia della pressione arteriosa che del battito cardiaco, in seguito all'attivazione del sistema nervoso simpatico. Chi è già affetto da malattie cardiovascolari, può pertanto essere soggetto a un maggior rischio di infarto. Più difficile, invece, è stabilire gli effetti cronici, a medio e lungo termine, scaturiti da tale consumo dato che molto spesso si inseriscono altre variabili sociali e comportamentali come disagio sociale, stili di vita meno sani, abuso di alcool e altre sostanze che rendono più complicata la definizione del ruolo specifico dell'assunzione di cannabinoidi rispetto ad altri fattori di rischio sul quadro clinico".

Divya Ravi et al., Associations Between Marijuana Use and Cardiovascular Risk Factors and Outcomes: A Systematic Review, Ann Intern Med. 2018. DOI: 10.7326/M17-1548
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