Cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva, nuove conferme su efficacia e sicurezza per aficamten
Nuovi dati provenienti dallo studio MAPLE-HCM - presentati a Belgrado durante il Congresso 2025 della Heart Failure Association (HFA 2025), parte dell’ESC (European Society of Cardiology) - confermano che aficamten migliora significativamente il consumo di ossigeno di picco nei pazienti con cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva rispetto a metoprololo, con un profilo di sicurezza favorevole.
Parallelamente, i dati di due analisi del trial SEQUOIA-HCM rafforzano la validità dell’inibizione della miosina cardiaca per migliorare la capacità funzionale e la qualità della vita nei pazienti con questa patologia.
MAPLE-HCM: superiorità rispetto al beta-bloccante
Lo studio MAPLE-HCM, di fase 3, multicentrico, randomizzato e controllato in doppio cieco, ha confrontato aficamten e metoprololo in 175 pazienti con cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva sintomatica.
L’inibitore della miosina cardiaca è stato somministrato in quattro dosaggi scalari, adattati sulla base di valutazioni ecocardiografiche.
La popolazione inclusa presentava un gradiente del tratto di efflusso ventricolare sinistro a riposo ≥30 mmHg e/o post-Valsalva ≥50 mmHg, frazione di eiezione ventricolare sinistra ≥60%, rapporto di scambio respiratorio ≥1,05 e consumo di ossigeno di picco inferiore al 100% del valore previsto.
Inoltre, i pazienti rientravano nella classe funzionale NYHA II o III e avevano un punteggio KCCQ-CSS compreso tra 35 e 90.
L'endpoint primario dello studio era la variazione del consumo di ossigeno di picco (VO2) misurata con test cardiopolmonare dopo 24 settimane di trattamento. Sono stati inoltre analizzati altri parametri tra cui classe funzionale, sintomi, gradiente del tratto di efflusso e biomarcatori cardiaci, oltre agli eventi avversi emergenti dal trattamento.
Aficamten ha dimostrato un miglioramento significativo del VO2 rispetto al beta-bloccante, confermando l’efficacia della modulazione diretta dell’attività della miosina nel ridurre l’ipercinesia cardiaca caratteristica della cardiomiopatia ipertrofica.
A differenza dei beta-bloccanti, che riducono la frequenza cardiaca e la forza di contrazione senza agire direttamente sulla causa fisiopatologica della malattia, l’inibizione selettiva della miosina sembra garantire un miglior controllo emodinamico e sintomatico.
Il profilo di sicurezza e tollerabilità di aficamten è risultato favorevole, con un’incidenza di eventi avversi paragonabile o inferiore rispetto a metoprololo.
SEQUOIA-HCM: benefici indipendenti dalla severità dei sintomi
Parallelamente, il trial SEQUOIA-HCM, condotto su 282 pazienti con cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva già in terapia standard, ha confrontato aficamten con placebo.
In una nuova analisi di questo studio, anch’essa presentata all’HFA 2025 e pubblicata contemporaneamente sull’”European Heart Journal”, l’inibitore della miosina ha mostrato miglioramenti significativi nella capacità di esercizio e nella qualità della vita, con benefici costanti indipendentemente dalla gravità iniziale dei sintomi.
Un’analisi esplorativa ha confrontato l’effetto del farmaco in pazienti con sintomatologia lieve (NYHA II, KCCQ-CSS ≥80) e moderata-severa (NYHA II-III-IV, KCCQ-CSS <80), evidenziando un miglioramento più marcato nei soggetti con sintomi più gravi, senza differenze significative per quanto riguarda il VO2.
Contesto clinico e implicazioni terapeutiche
Questi risultati consolidano l’inibizione della miosina cardiaca come un possibile approccio terapeutico mirato per il trattamento della cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva, ampliando le prospettive oltre l’uso tradizionale dei beta-bloccanti e dei calcio-antagonisti.
La maggiore selettività di aficamten rispetto agli effetti sistemici dei beta-bloccanti può tradursi in un migliore controllo emodinamico con minori effetti collaterali legati alla bradicardia e alla riduzione della pressione arteriosa.
Inoltre, la coerenza tra i dati di MAPLE-HCM e SEQUOIA-HCM suggerisce che aficamten possa essere efficace in una gamma più ampia di fenotipi della malattia.
Sebbene i risultati siano promettenti, l’integrazione di aficamten nelle linee guida terapeutiche richiede un’analisi più approfondita dei suoi effetti a lungo termine e una definizione chiara dei criteri di selezione per l’uso clinico.
La presentazione completa dei dati secondari attesa nei prossimi congressi scientifici potrebbe fornire ulteriori elementi per comprendere il ruolo di questo farmaco nel trattamento della cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva.
Bibliografia:
Maron MS, Gimeno JR, Veselka J, et al. Efficacy of Aficamten in Patients with Obstructive Hypertrophic Cardiomyopathy and Mild Symptoms: Results from the SEQUIOA-HCM Trial. Eur Heart J. 2025 May 17:ehaf364. doi: 10.1093/eurheartj/ehaf364. Epub ahead of print. leggi
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